Tpl, il futuro viaggia sulle rotaie
Isfort e Federmobilità indicano la strada per lo sviluppo dei sistemi di trasporto urbano: potenziare tram e metro, come fanno le grandi capitali europee. Per i finanziamenti, servono partnership pubblico-privato
26 January, 2011
Non tutti i mali vengono per nuocere. La crisi economica, oltre ad aver portato tante conseguenze negative, ha avuto anche l’effetto di ampliare di molto la platea degli utilizzatori dei mezzi pubblici. Davanti a questa situazione, ha sottolineato il direttore di Federmoblità Annita Serio, «bisogna dare delle risposte a chi decide di abbandonare la macchina per gli spostamenti quotidiani». Tenendo conto che molti di questi, 70 su 100 secondo il presidente di Asstra (Associazione delle aziende di trasporti, ndr) Marcello Panettoni, avvengono ogni giorno in ambito locale o al massimo regionale. Vanno dunque realizzate, ha spiegato il presidente della Commissione Trasporti della Camera Mario Valducci, quelle «opere calde, in grado di incontrare la domanda e avere un ritorno economico». La questione dello sviluppo del trasporto pubblico è stata al centro del convegno Finanziare la realizzazione dei sistemi urbani di trasporto, organizzato da Federmobilità (Forum per il governo regionale, locale e urbano della mobilità sostenibile) e Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti).
La situazione italiana
Le città italiane sono in grave ritardo rispetto ai centri urbani europei dove, come ha sottolineato Carlo Carminucci di Isfort, il trasporto pubblico locale vale dal 50% al 60%, con punte del 64% a Helsinki e del 67,4% a Barcellona. La quota si abbassa terribilmente per Roma (28,2%) e Torino (37,1%), mentre va un po’ meglio a Milano (47%) e Napoli (42,9%). Nelle nostre città, anche i trasporti su ferro (tram, metro, ferrovie suburbane) sono poco sviluppati. Un dato su tutti: a Vienna, i viaggiatori su questi mezzi sono l’84,7%, mentre a Roma scendono al 28,3%. Negli ultimi anni, a Torino, Milano, Napoli e Bari si è investito nei trasporti su rotaia; le città di medie dimensioni hanno dimostrato un certo dinamismo (si pensi alla Tramvia di Firenze). Ma la strada da fare, ha sottolineato Carminucci, è ancora molta.
Le criticità
Diversi fattori pesano sul ritardo italiano: «l’assenza di una visione complessiva del sistema urbano dei trasporti, i tempi lunghi per realizzare un’opera, i finanziamenti erogati dopo anni, quando ormai hanno perso parte del loro valore», spiega Annita Serio. «I diversi livelli di finanziamento non giovano alla buona riuscita dei progetti in tempi utili», sottolinea Aldo Carosi, consigliere della Corte dei Conti. C’è poi il fatto, continua Carosi, che «ci sono riserve per iniziative integrate, ma i vari ministeri raramente dialogano. Finisce così che se i finanziamenti sono virtuali, lo sono anche i progetti».
Esperienze italiane
A Napoli e poi in Campania, negli ultimi dieci anni, è stato costruito un sistema integrato dei trasporti. «Sono stati investiti 8 miliardi di euro, la Regione è al primo posto in Italia per gli investimenti nella rete ferroviaria. Nel 2012, con l’estensione della linea metropolitana fino a piazza Garibaldi a Napoli, la quota del trasporto su ferro arriverà nel capoluogo al 50% del Tpl», ha spiegato Antonietta Sannino di Metronapoli. A Bologna partiranno tra poco i lavori per un treno veloce che collegherà la stazione centrale con l’aeroporto. Il progetto, ha detto Giorgio Boldreghini di Tecnopolis, società consulente del Comune, sarà ultimato nel 2013, per un costo totale di 90 milioni di euro. A Milano si sta intervenendo sulle diverse linee della metropolitana, con prolungamenti e realizzazioni ex novo. La città, ha spiegato Andrea Bruschi di Metropolitana milanese Spa, «è già tra le prime dieci città europee per chilometri di rete metropolitana e dopo questi interventi diventerà più competitiva». Anche Roma è interessata da un grande progetto di potenziamento della rete ferroviaria. La riqualificazione della stazione Tiburtina, destinata a ospitare l’alta velocità, sarà realizzata con un mix di finanziamenti pubblici (55 milioni) e privati (110 milioni). Questi ultimi, ha spiegato Carlo De Vito di Fs Sistemi urbani, «saranno reperiti vendendo le aree edificabili vicine alla stazione, che fanno da cerniera tra il grande snodo ferroviario e i quartieri residenziali già esistenti».
Esperienze di città europee
Sono molte le città europee che hanno realizzato progetti innovativi e a basso impatto, unendo finanziamenti pubblici e privati. Esempio di creatività e flessibilità nel trasporto pubblico cittadino è il tram su gomma realizzato a Eidhoven, città olandese di 200.000 abitanti. Ruud Bouwman di Apts, l’azienda a partecipazione pubblica (il 30% appartiene al governo locale) che ha realizzato il tram, ha raccontato com’è nato il progetto: «Volevamo un tram che fosse più comodo di quelli esistenti, e che consentisse una grande flessibilità: questo si può smontare come dei mattoncini Lego». Negli anni Novanta sono partiti i contatti con Pescara a Rimini, ma per far vedere il tram su gomma anche in Italia bisognerà ancora aspettare. Le tramvie di Reims e Dijon, in Francia, sono altri due esempi di opere realizzate con il concorso plurimo, pubblico e privato, al finanziamento. «In certi Paesi – ha sottolineato l’ingegnere francese Didier Traube – sono in corso processi che porteranno nuovi attori finanziari ad investire in infrastrutture. In futuro, gli sponsor industriali delle opere urbane si affideranno sempre più a fondi di investimento specifici».