Lecce: dal 1 marzo stop ai sacchetti di plastica non biodegradabili
Un’ordinanza del Comune di Lecce ha posto il divieto di utilizzare buste di plastica non biodegradabili. E’ il primo comune pugliese ad adeguarsi alle disposizioni di legge. Entro il 1° marzo 2011 tutti i commercianti e gli esercenti dovranno adeguarsi alla normativa
03 February, 2011
A partire dall’inizio di quest’anno tutti gli esercenti di attività commerciali che operano nel territorio comunale, sia a posto fisso che itinerante, non potranno più fornire buste di plastica non biodegradabili. In alternativa, gli operatori commerciali e gli esercenti potranno utilizzare sacchetti certificati biodegradabili e compostabili conformi agli standard indicati dalle norme UNI EN 13432 e UNI EN 14995, come i materiali bioplastici di origine vegetale, cellulosa, carta, tela o fibre naturali.
Il provvedimento fa parte di un’ordinanza firmata dal dirigente del settore Ambiente del Comune di Lecce, Fernando Bonocuore nella quale si aggiunge, tuttavia, che “è consentito agli stessi operatori, di utilizzare i sacchetti giacenti nei rispettivi depositi fino all’esaurimento delle scorte e comunque entro e non oltre il 1° marzo di quest’anno”. Ai trasgressori verranno comminate multe che vano da 25 a 500 euro.
Grazie a questo provvedimento il comune di Lecce punta ad un duplice obiettivo: incrementare la raccolta differenziata dei rifiuti e ridurre, al contempo, l'impatto ambientale. I sacchetti di plastica utilizzati quotidianamente per la spesa, infatti, determinano impatti ambientali negativi sia in ordine alla produzione che allo smaltimento degli stessi poiché, una volta dispersi nell’ambiente, provocano notevoli danni all’ecosistema.
L’uso di sacchetti per la spesa biodegradabili permette di ridurre notevolmente l’impatto ambientale di sacchetti monouso, di ridurre le emissioni di CO2 e di eliminare i relativi problemi di smaltimento. Inoltre, l’uso dei sacchetti in tela o di altro materiale comunque riutilizzabile più volte, contribuirebbe in modo notevole alla riduzione del quantitativo totale di rifiuti prodotti. Di qui la necessità di adeguarsi alla normative nazionale ed europea.