"DukicDayDream contro Italia": la parola alla Commissione Europea
L’azienda vicentina, da oltre due anni in attesa dell’omologazione per il suo dispositivo antiparticolato "Tre-D-Car-Van", denuncia lo Stato italiano alla Commissione europea. Con l'appoggio dello "sportello veneto della Union Camere" spera in un appoggio da Bruxelles
03 February, 2011
Paolo Procaccini
Parte la denuncia alla Commissione europea targata Dukic Day Dream. La missiva dell’11 gennaio scorso accusa lo Stato italiano per “una possibile violazione delle disposizioni europee”. A certificare la validità dell’esposto è lo sportello europeo del Veneto di Union camere, diretto da Francesco Pareti, che spiega: «C’erano le basi per segnalare la vicenda alla Commissione, perché c’è un’interpretazione della normativa che limita le nuove tecnologie. Sarà la Commissione a decidere se aprire una procedura di infrazione contro l’Italia oppure no». Posto che qualsiasi azienda può denunciare anomalie o irregolarità nei rispettivi mercati attraverso il sito istituzionale dell’organo europeo, l'azione dell’azienda vicentina è sostenuta da una lettera di accompagnamento sottoscritta dallo sportello europeo con sede a Venezia. «Il nostro documento non significa che la Dukic avrà diritto a preferenze o precedenze rispetto ad altri casi, ma dimostra che l’azienda per il suo essposto si è mossa seguendo i canali locali corretti». Entro quanto deciderà la Commissione? «Due o tre mesi. Il tempo tecnico di tradurre la pratica presentata in italiano», conclude Pareti.
I risultati che offrirebbe il dispositivo dall’azienda veneta Dukic Day Dream Srl, inventato nell’agosto del 2005, vengono così presentati dall'azienda : ridurre i consumi di gasolio, abbattere l’inquinamento fino al 90% e far acquisire alle auto due “classi”, trasformando un “euro zero” in “euro due” o un “euro tre” in “euro cinque”. La domanda di omologazione dell’invenzione era stata presentata il 10 maggio 2008, data a cui sono seguiti i test del centro prove autoveicoli di Bari (una delle 12 “braccia” sparse per tutta Italia riconosciute dal Ministero dei Trasporti) il 15 settembre successivo. Il verbale di conformità numero “08805/BA” emesso dal capoluogo pugliese ha attestato il superamento di tutte le prove previste dai decreti ministeriali 39 e 42, che regolamentano i “sistemi di riduzione della massa di particolato”. Da lì, il Ministero dei Trasporti avrebbe dovuto, secondo gli inventori del dispositivo,certificare l’omologazione, ma nulla. È su queste basi che Anna Dukic ha denunciato il 25 marzo scorso il ministero dei Trasporti, con due precise e distinte ipotesi di reato. “La prima, riguardante la condotta volutamente omissiva del Ministero” e “la seconda, concernente la pericolosità dei filtri anti-particolato”,(che invece vengono promossi) come si legge nella memoria di integrazione alla denuncia presentata alla procura della Repubblica di Roma. Dopo questo primo passo, l’azienda ha trovato appoggi nella politica. Prima di Antonio Di Pietro, il 30 settembre scorso, poi del parlamentare in quota Pdl, Fracesco Aracri, il 26 ottobre seguente, che hanno presentato due interrogazioni parlamentari al Ministero dei Trasporti. Il sospetto è che pressioni politiche e industriali avrebbero messo lo zampino, soffocando uno strumento che, con 1300 euro incluso il montaggio, permetterebbe di non doversi indebitare per una nuova auto.
Dal 29 luglio 2010 è inoltre entrata in vigore la legge 120 in materia di sicurezza stradale. Chi non rispetta i provvedimenti di blocco della circolazione nei centri abitati circolando con mezzi appartenenti, relativamente alle emissioni inquinanti, a categorie inferiori a quelle prescritte dal divieto, inciampa in una doppia sanzione amministrativa: una multa (variabile dai 155 ai 624 euro) e la sospensione della patente per al massimo un mese, se reitera l’infrazione. Nei fatti, non esiste però uno strumento che consenta alle auto di acquisire la categoria superiore, meno inquinante. Sui filtri Fap per le auto c'è confusione. Ad oggi sono in commercio i filtri per furgoni dai 35 quintali in su. Dei filtri anti-particolato ci sono quelli installati sulle auto direttamente dalle case automobilistiche. Il dispositivo della Dukic è in commercio però non è omologato. Il dispositivo di casa Dukic, che: «Agisce “a monte”, prima del processo di combustione», come spiega Michele Campostrini, inventore del dispositivo, non potrebbe dunque offrire i suoi servigi perché, non ricevendo omologazione, non può far registrare il passaggio di categoria, restando al palo. Dopo le parole di Di Pietro: «Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha omesso di rilasciare la scheda ed il numero di omologazione del dispositivo, senza fornire alcuna giustificazione in merito», e il commento di Aracri: «Ci troviamo davanti a una commistione di poteri forti e pezzi di burocrazia bacata», la parola alla Commissione Ue.