Incentivi alle rinnovabili, il peso del provvedimento Cip 6
L'Autorità elettrica ha espresso preoccupazione per l'aumento degli oneri in bolletta dovuti al sistema di incentivi alle fonti rinnovabili. Il timore è che la spesa complessiva a carico dei consumatori superi i 5,5 miliardi di euro nel 2011. Una quota significativa, però, finanzia ancora il controverso provvedimento Cip 6/92 per le fonti rinnovabili e “assimilate”, che concede il bonus, tra gli altri impianti, anche ai termovalorizzatori
08 February, 2011
di Silvana Santo
Le stime del Gse (Gestore dei servizi energetici) relative al numero di impianti fotovoltaici e alla potenza installata in Italia, diffuse nelle scorse settimane, hanno dato il la a un dibattito sempre più acceso sulla crescita del peso economico degli incentivi concessi alle fonti energetiche rinnovabili (si vedano anche le polemiche in Puglia per il presunto eccesso di autorizzazioni concesse). La stessa Autorità per l'energia elettrica e il gas (Aeeg) ha più volte espresso la sua preoccupazione per il crescente peso degli incentivi sulla bolletta energetica dei consumatori.
In realtà, la spesa pubblica sostenuta per favorire lo sviluppo delle rinnovabili comprende anche una quota riconosciuta agli impianti inclusi nel controverso provvedimento Cip 6/92 alimentati dalle cosiddette fonti “assimilate” (cogenerazione, calore recuperabile dai fumi di scarico e da impianti termici, elettrici o da processi industriali, impianti che usano gli scarti di lavorazione o di processi e che utilizzano fonti fossili prodotte solo da giacimenti minori isolati) e in particolare ai termovalorizzatori. Proprio quello degli inceneritori di rifiuti rappresenta l'aspetto più controverso della “questione Cip 6”, per i quali l'Italia è incappata anche in un paio di procedure di infrazione da parte della Comunità europea. Attualmente, la legge 210/2008 prevede che gli incentivi vengano concessi solo ai termovalorizzatori entrati in esercizio entro il dicembre 2009 (è proprio questo provvedimento che ha consentito al governo di risolvere almeno formalmente le procedure d'infrazione), ma pone una deroga completa per tutti gli impianti di incenerimento previsti per far fronte a “situazioni di emergenza”, come quella campana o quella siciliana.
In ogni caso, nel decennio 2000/2009, gli incentivi concessi a tutte queste categorie di impianti hanno raggiunto complessivamente la cifra di circa 33 miliardi di euro (Fonte: Gse, Rapporto delle attività svolte nel corso del 2009, pubblicato a luglio 2010, vedi allegato), pari a più del doppio dell'ammontare destinato nello stesso periodo alle “vere” rinnovabili, ovvero 13,5 miliardi. Nel 2009, in particolare, l'ultimo anno per cui sono disponibili i dati del Gestore, sono stati quasi 2,9 i miliardi spesi per incentivare tutta l’energia da fonti Cip 6 assimilate (per quanto riguarda in particolare biomasse, biogas e rifiuti, solo per l'acquisto di energia il Gse ha speso oltre oltre 950 milioni, a cui vanno sommate le cifre ), dei quali 1,8 hanno gravato sulla componente della bolletta elettrica A3, ovvero quella a carico dei consumatori finali. Nel 2010, secondo i dati diffusi dall'Aeeg , il costo netto per i consumatori relativo al sistema Cip 6 si è attestato a circa 1,7 miliardi di euro (pari alla metà dell'onere annuo totale per l'incentivazione delle fonti energetiche “verdi”), di cui 780 milioni attribuibili alle fonti rinnovabili vere e proprie e 940 alle fonti assimilate.
C'è da dire che gli oneri annuali del sistema Cip 6/92, intesi come costi netti a carico dei clienti del settore elettrico, dovrebbero diminuire progressivamente negli anni a venire, perché l'incentivo non viene concesso ai nuovi termovalorizzatori (salvo, come già detto, quelli costruiti per far fronte a vecchie e nuove “emergenze”). La legge 99/09, inoltre, assegna un “bonus” ai titolari di impianti alimentati da fonti assimilate che decidano di risolvere anticipatamente la convenzione col Gse per la concessione degli incentivi, ma finora solo nove centrali hanno optato per la fuoriuscita anticipata dal provvedimento. In ogni caso, dei 5,7 miliardi che l'Authority teme vengano addebitati agli italiani nel 2011 per incentivare le rinnovabili (di cui 4,8 nella componente A3 della bolletta), una quota non trascurabile sarà ancora appannaggio degli impianti del sistema Cip 6.