ILVA di Taranto, rilascio dell’AIA: Altamarea e Legambiente denunciano le mancate restrizioni sulle emissioni
Il Parere della Commissione IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) del Ministero dell’Ambiente ai fini del rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’ILVA di Taranto, è favorevole all’aumento della produzione di acciaio e, quindi, delle emissioni delle sostanze inquinanti. Le associazioni Legambiente e Altamarea (Peacelink) denunciano: “Il parere è peggiorativo rispetto a quelli precedenti”
22 February, 2011
La strategia di riduzione delle emissioni per tutta l’area industriale di Taranto, richiesta nel 2008, durante un’audizione di associazioni, comitati e cittadini di Taranto, presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, è stata disattesa dal Parere della Commissione IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) che ha aumentato le emissioni dello stabilimento Ilva di Taranto, invece di ridurle. In disaccordo la Regione Puglia, l’Arpa Puglia, e le associazioni Legambiente e Altamarea (Peacelink).
“Il Parere del ministero dell’Ambiente è frutto del lavoro della Commissione IPPC o della Commissione Ilva?”. Così ha commentato sarcastica Legambiente a Roma, martedì 22 febbraio 2011, alla Conferenza dei Servizi per il rilascio dell’AIA all’ILVA di Taranto, presentando le proprie “Osservazioni sul Parere Istruttorio Conclusivo della domanda di AIA presentata da ILVA Spa – Stabilimento di Taranto”.
“Il Parere della Commissione IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) - hanno dichiarato Francesco Tarantini e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Puglia e del circolo di Taranto - è nettamente peggiorativo rispetto a quello precedente dell’ottobre 2009, presentato e poi ritirato in seguito alle osservazioni dell’ILVA, degli Enti Locali, dell’ARPA e delle associazioni ambientaliste”. Di maniche larghe, dunque, il parere della commissione dell’IPPC (su cui anche la Regione e l’Arpa Puglia avevano manifestato la loro contrarietà), che favorisce l’ILVA in maniera evidente, permettendo limiti di emissioni più elevati rispetto alle dichiarazioni dello stabilimento di Taranto. In questo modo si potranno emettere più sostanze inquinanti senza incorrere in nessun tipo di sanzioni. Altamarea e Peacelink hanno presentato in due rapporti diversi le considerazioni negative sul parere della commissione.
Legambiente ha messo in evidenza il nuovo limite di emissioni di polveri dai “vecchi” camini degli altoforni, stabilito nel Parere della commissione, di 40 mg/m3, mentre l’ILVA ne ha dichiarati variabili da un minimo di 17,7 mg/m3 a 30,3 mg/m3. Lo stesso vale per le emissioni di polveri dai "nuovi" camini degli altoforni per i quali l’ILVA dichiara un valore atteso di 10 mg/m3, mentre nel Parere il limite consentito è di 20 mg/m3 (15 mg il limite previsto nel precedente Parere, peraltro già superiore al valore atteso di ILVA).
Dissensi si sono avuti, inoltre, sulla condotta della commissione IPPC, che ha accettato le promesse di riduzioni delle emissioni IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) senza esigere delle prove documentali riguardo alla tecnologia che verrà utilizzata. L’ILVA dichiara che ridurrà a meno di 1 tonnellata per anno l’emissioni di IPA, eppure nel 2005 ne aveva dichiarate 22 al registro europeo INES. Come sarà possibile raggiungere questo brillante risultato senza l’utilizzo di migliori tecnologie? Un risultato che lascia scientificamente perplessi i tecnici delle associazioni ambientaliste.
Il rapporto di Altamarea (Peacelink)
Il rapporto di Altamarea (vedi diapositive in ppt) presentato di fronte alla commissione IPPC, ha evidenziato che la nuova Autorizzazione Integrata Ambientale permetterà un aumento di produzione di acciaio da 9 milioni di tonnellate a 15 milioni. Di conseguenza anche le sostanze inquinanti aumenteranno. Nelle cokerie sono previsti l’aumento delle polveri (da 822 a 1267 tonnellate/anno), del benzene (da 13 a 15 milioni di tonnellate/anno), dell’anidride solforosa (da 2160 a 6343 tonnellate/anno), del biossido d’azoto (da 2200 a quasi 5000 tonnellate/anno).
Anche per l’impianto di agglomerazione, dal cui camino E312 fuoriesce il 90% circa della diossina nazionale, sono previsti aumenti di emissione quasi del doppio rispetto al 2005 per polveri, anidride solforosa e ossidi di azoto.
Ma il punto essenziale delle richieste, di fissare un tetto massimo alle emissioni annue, fino a raggiungere livelli decrescenti nel tempo, è stato completamente disatteso. Altamarea fa notare come per moltissime sostanze inquinanti [PCB (policlorobifenili) , IPA (idrocarburi policiclici aromatici), Al (Alluminio), As (Arsenico), Be (Berillio), Cd (Cadmio), Co (Cobalto), Cr (Cromo), CrVI (Cromo esavalente), Cu (Rame), Fe (Ferro), Hg (Mercurio), Ni (Nichel), Pb (Piombo), Se (Selenio), Te (Tellurio), Tl (Tallio), Zn (Zinco) e relativi composti], siano stati introdotti solamente dei “parametri conoscitivi” al posto di introdurre dei valori limite di emissione di “flusso di massa”, così come prevede il Testo Unico Ambientale (152/2006).
Ancora, tra le gravi lacune riscontrate, la mancanze della caratterizzazione degli inquinanti per impianto e per camino. Inoltre mancano i dati annui in flusso di massa, un cronoprogramma delle riduzioni previste, i ”benefici ambientali” attesi e una loro quantificazione, nonché una misurazione analitica degli abbattimenti annui ottenuti con l'apporto delle migliori tecnologie, per impianto.