In Andalusia si studia la capacità di stoccaggio della CO2 delle aiuole cittadine
Il progetto “Foreste per la città”, promosso dalla giunta andalusa e dall'Università di Siviglia, sta valutando il potenziale di stoccaggio dell'anidride carbonica da parte delle piante più usate negli spazi verdi urbani. Tra le specie più “assorbenti” risultano aranci, limoni e oleandri. Saranno messi a dimora 200 nuovi alberi, ciascuno dei quali potrebbe assorbire fino a 160 tonnellate annue di CO2
24 February, 2011
Non solo aree di ristoro, zone d'ombra e habitat per le specie animali. Le aiuole cittadine potrebbero avere un ruolo significativo anche nell'assorbimento della CO2 atmosferica. Lo sostiene il dipartimento Ambiente della giunta dell'Andalusia, che promuove un progetto pilota per valutare il contributo dei giardinetti urbani nello stoccaggio dell'anidride carbonica. Nell'ambito del programma di Sostenibilità ambientale urbana città 21 (vedi allegato), infatti, il dipartimento, in collaborazione con l’Università di Siviglia, ha lanciato il progetto “Foreste per la città”, per studiare appunto il potenziale di stoccaggio delle piante - prevalentemente alberi da frutto - usate di solito nelle aiuole cittadine.
Lo studio è necessario perché ogni specie vegetale ha un proprio peculiare potenziale di assorbimento di anidride carbonica, che varia poi anche in base alle condizioni ambientali. Le ricerche andaluse hanno già rivelato che tra gli alberi con la più alta capacità di stoccaggio ci sono l’arancio, il limone e l’alloro, mentre per quanto riguarda gli arbusti la classifica è guidata da lavanda e oleandro. Tutte specie utilizzabili anche negli spazi verdi urbani, e che tra l'altro richiedono una quantità moderata di acqua per sopravvivere.
Il programma per ora coinvolge otto città dell'Andalusia, per un totale di circa 105mila abitanti. L'idea è quella di mettere a dimora 200 nuovi alberi, ognuno dei quali, secondo le stime, potrebbe assorbire fino a 160 tonnellate di anidride carbonica l’anno, pari alle emissioni prodotte dalla circolazione di 48mila veicoli a motore. “Foreste per le città”, infine, prevede che i risultati degli esperimenti vengano resi pubblici, in modo da confermare o meno la validità del progetto.