Smog, allerta salute nelle città italiane: le più colpite Torino, Brescia e Milano
Continua l’allerta salute nelle maggiori città italiane colpite da smog: secondo dati recenti, nel 2010, 48 capoluoghi di provincia hanno superato il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo (mg/m3) di polveri sottili oltre i 35 giorni consentiti dalla legge, come confermato dall'Agenzia Europea per l’Ambiente, che riporta 17 città italiane tra le prime 30 città europee più inquinate, con Torino, Brescia e Milano ai primi posti della classifica
24 February, 2011
Federico Vozza
La situazione ambientale relativa alle emissioni di polveri sottili da trasporto urbano rimane critica nelle maggiori città italiane. Secondo dati recenti[1], nel 2010, 48 capoluoghi di provincia hanno superato il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo (mg/m3) di polveri sottili oltre i 35 giorni consentiti dalla legge. Una situazione confermata dalle stime dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, che riporta 17 città italiane tra le prime 30 città europee più inquinate, con Torino, Brescia e Milano ai primi posti della classifica. A Roma la concentrazione media annua di polveri sottili rilevata da centraline di fondo urbano situate nei parchi, corrisponde a oltre 30 mg/m3 ed è più elevata della media europea EU15 che è pari a 24,6 mg/m3.
“Il PM emesso dal trasporto su strada rappresenta la principale fonte di emissione di particolato nelle aree metropolitane italiane ed il suo impatto continua a rappresentare un problema di sanità pubblica considerevole. In Italia ogni cittadino perde in media 9 mesi di vita per esposizione al particolato[2]”, afferma Marco Martuzzi, responsabile impatto ambientale sulla salute del Centro Europeo Ambiente e Salute OMS. “Morti premature e malattie croniche ed acute seguitano a colpire individui e famiglie; la diminuzione dell’attesa di vita e della capacità produttiva pesa sulla nostra società; ed infine il costo di migliaia di ricoveri ospedalieri indebolisce il nostro sistema sanitario”.
Impatto sanitario del PM10 e dell’ozono in 13 città italiane
L’ultimo studio sulla situazione in Italia pubblicato nel 2006 dal Centro Europeo Ambiente e Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) Ufficio di Roma per conto dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT) con il titolo Impatto sanitario del PM10 e dell’ozono in 13 città italiane stimava oltre 8000 decessi l’anno in 13 città italiane[3] per gli effetti a lungo termine dell’inquinamento atmosferico da particolato fine (PM).
I risultati si riferiscono in particolare alla mortalità per effetti a lungo termine attribuibile alle concentrazioni di PM10 superiori ai 20 mg/m3, limite raccomandato dalle linee guida sulla qualità dell’aria dell’OMS. Le principali cause di morte dovute all’esposizione al particolato sono patologie cardiocircolatorie e respiratorie e cancro al polmone, che interessano in particolare le persone che ne sono già sofferenti e gli anziani. L’impatto è importante anche sul fronte delle malattie, con bronchiti, asma, sintomi respiratori in bambini e adulti, ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie e perdita di giornate lavorative e di scuola.
Rispetto ai dati analizzati nello studio del 2006, la misurazione delle concentrazioni di inquinanti è cambiata in Italia. In molte delle città esaminate allora (Milano, Torino, Roma, Bologna, Firenze, Napoli, Venezia-Mestre), da anni ormai il PM2.5 è misurato in maniera routinaria e altre città hanno iniziato i rilevamenti (Genova, Verona, Padova, Trieste). Il monitoraggio del PM2.5 ha maggiore rilevanza per la salute in quanto le particelle più piccole penetrano più a fondo nei polmoni e possono raggiungere la regione alveolare.
I progressi nei monitoraggi e le crescenti evidenze sugli effetti sanitari delle polveri fini consentirebbero di aggiornare le stime in maniera da documentare più accuratamente gli impatti, e di valutare i risultati delle politiche poste in atto negli ultimi cinque anni. Il problema non può essere trascurato nelle città più piccole, che possono essere altamente inquinate. Considerando i soli 30 capoluoghi di provincia della Pianura Padana, il numero di morti dovuti alle polveri potrebbe superare i 7 000 l’anno, in base a calcoli elaborati applicando la metodologia dello studio 2006.
Una soluzione davvero sostenibile
Un’azione politica che affronti il problema del trasporto in maniera sistematica e strutturale è necessaria e urgente. Un guadagno in salute sostenibile può essere ottenuto solo grazie a politiche che mirino al contenimento delle emissioni dei mezzi privati a motore integrando migliorie tecnologiche di veicoli e carburanti, ispezioni obbligatorie ai veicoli, e incentivi fiscali, con una pianificazione urbana che promuova la pratica di camminare ed andare in bicicletta in condizione di sicurezza e il trasporto pubblico pulito ed efficiente. Ciò riguarda anche il trasporto pubblico extraurbano, in quanto gli spostamenti pendolari, che vedono milioni di persone dirigersi ogni giorno verso i maggiori centri, contribuiscono in maniera significativa alla produzione di emissioni.
Nelle città della Pianura Padana in particolare, il traffico urbano locale e regionale e le intense attività industriali, combinate con condizioni climatiche che limitano la dispersione degli inquinanti sono all’origine delle alte concentrazioni di PM. In queste circostanze le azioni intraprese da un comune per ridurre le emissioni dei veicoli a motore, probabilmente porteranno a modesti risultati. Sono necessarie, quindi, iniziative politiche armonizzate intraprese a livello regionale e interregionale per diminuire la concentrazione degli inquinanti e per il susseguente miglioramento della salute.
Un approccio integrato e sinergico nel campo del trasporto produrrebbe benefici a catena. La razionalizzazione e riduzione del traffico motorizzato privato ridurrebbero a sua volta il danno alla salute provocato dagli incidenti stradali, dall’esposizione al rumore, dall’inattività fisica, dagli effetti psicosociali e dalle emissioni di inquinanti dell’aria compresi gas serra, contribuendo così anche a mitigare l’avanzare del cambiamento climatico. A livello economico, la riduzione del PM fino all’anno 2020 condurrebbe ad un risparmio fino a 28 miliardi di euro l’anno in Italia, calcolando insieme il risparmio sul costo della mortalità, delle malattie e degli anni di vita persi[4].
[1] Da fonte Agenzie per la Protezione dell’Ambiente regionali
[2] Progetto collaborativo Commissione Europea/OMS Ufficio Regionale per l’Europa, Clean Air for Europe (CAFE)
[3] 13 città italiane di oltre 200 000 abitanti: Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia-Mestre, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania, Palermo, sono sotto osservazione, il che equivale a circa 9 milioni di persone pari al 16% del totale della popolazione nazionale.
[4] Progetto collaborativo Commissione Europea/OMS Ufficio Regionale per l’Europa, Clean Air for Europe (CAFE)