La crisi spinge il mercato dell'usato
Elettrodomestici, mobili e oggetti di seconda mano. La crisi ha messo le ali alle vendite in conto terzi: + 10 per cento all'anno. E' questo il settore che sta diventando la spina dorsale del mercato dell'usato. Che non e' piu' una tendenza anche un po' radical chic, bensi' una conseguenza della grande recessione globale. Mercati, mercatini, mercatoni del riciclo che stanno diventando anche una risposta all'invasione aggressiva del made in China a bassa qualita' e basso costo
06 April, 2011
Elettrodomestici, mobili e oggetti di seconda mano. La crisi ha messo le ali alle vendite in conto terzi: + 10 per cento all'anno. E' questo il settore che sta diventando la spina dorsale del mercato dell'usato. Che non e' piu' una tendenza anche un po' radical chic, bensi' una conseguenza della grande recessione globale. Mercati, mercatini, mercatoni del riciclo che stanno diventando anche una risposta all'invasione aggressiva del made in China a bassa qualita' e basso costo.
''Negli anni Novanta c'e' stato il boom del vintage. Che ha avuto, invece, una forte contrazione negli anni Duemila con l'avvio di una grande espansione del cosiddetto 'indifferenziato' (tutta la merce d'antiquariato e nuova che poi spettera' all'operatore specializzato scremare), a basso costo ma a qualita' maggiore rispetto al cinese'', spiega Pietro Luppi direttore del centro ricerche dell' ''Occhio del Riciclone'', una delle organizzazioni che fanno parte della Rete nazionale degli operatori dell'usato. E anche i numeri dei nuovi commercianti dei mercati dà il segno del fenomeno: sono quattromila nei mercati storici e delle pulci, nelle strade e nelle fiere. Operatori italiani, ma pure slavi, rom, africani. Sono mercati multiculturali. Paralleli, ma alternativi, alla grande e tradizionale distribuzione; mercati competitivi in un paese che soffre soprattutto per la debolezza della sua domanda interna. In piu' riciclare vuol dire anche ridurre l'inquinamento ambientale, aumentare l'occupazione, rilanciare un po' l'economia. Cosi', ora, questi negozianti dell'usato, vogliono un riconoscimento giuridico.
La scorsa settimana si e' svolta a Torino la prima convention nazionale della Rete: uno sorta di Stati generali dell'usato per fare il punto della situazione e per rilanciare alcune precise richieste: riconoscimento dello status giuridico, incentivi fiscali, facilitazioni per svolgere l'attivita' e spazi pubblici permanenti dove poter operare. Un mercato dove c'e' molto abusivismo. ''Gli abusivi - osserva Luppi - non riescono a trovare regole di riferimento. Solo per fare un esempio, a Roma su 2.700 micro-imprese, 1.800 sono irregolari, con un fatturato globale che supera ampiamente i 50 milioni di euro. Senza politiche adeguate - lamenta - si rischia di mandare a casa, perche' senza più lavoro, 2.700 famiglie, l'equivalente di una grande impresa''.
La grande cavalcata del 'conto terzi', dunque. Cosi' lo spiega il primo Rapporto nazionale del riutilizzo: ''Con la crisi generale dei negozi dell'usato italiani e la proliferazione degli ambulanti, tutte le merci di dimensioni troppo grosse per essere esposte nei banchi mobili rischiavano di essere espulse dal mercato. A fronte di una domanda sempre presente, il commercio di mobili ed elettrodomestici e' stato rilanciato con la formula conto terzi: non richiede nessun investimento del negoziante che anziche' acquistare e rivendere le merci, si limita ad intermediarle''. Incassando, quindi, una percentuale dalla vendita.
La clientela? Soprattutto famiglie popolari. ''Nel Veneto - dice ancora Luppi - ormai i negozi conto terzi hanno le insegne anche in arabo''. C'e', infine, un problema che riguarda gli approvvigionamenti delle merci. Per l'indifferenziata avviene attraverso lo sgombero dei locali e dei cassonetti dei rifiuti. A Roma sono almeno 16 mila i cassonetti che vengono frugati dai Rom che poi rivendono quello che riescono a racimolare. E' per 572 famiglie Rom la fonte di sopravvivenza. E solo nei cassonetti indifferenziati della Capitale sono presenti oggetti usati per un valore di almeno 33 milioni di euro ogni anno. ''Tutti i player del settore - spiega Luppi - sostengono che piu' merce c'e' e piu' merce si vende. Per questo si chiede di creare un'offerta all'ingrosso per i centri di raccolta dei rifiuti: oggi puo' essere riutilizzato tra il 4 e il 10 per cento di quelli solidi urbani. Sono armadi, tavoli, poltrone e giocattoli''. Il consumismo rischia di avere i giorni contati.