L'attenzione sulla Dukic dopo la puntata di Report
Boom di ascolti e di contatti per il dispositivo a monte del motore diesel che raggiungerebbe risultati migliori dei filtri antiparticolato. Prudente invece il giudizio di Andrea Poggio di Legambiente
14 May, 2011
Paolo Procaccini
La vicenda “DukicDayDream” torna agli onori della cronaca con dopo la puntata di “Report”. Il programma in onda su Rai Tre condotto da Milena Gabbanelli ha trasmesso un servizio sull’azienda vicentina e il suo “Tre-D-Car-Van”. Andato in onda domenica scorsa, dopo le 23, sono stati sufficienti dieci minuti di “piccolo schermo” per far esplodere i contatti della pagina web della società veneta: «Abbiamo avuto oltre 6mila accessi nei soli due giorni successivi al servizio, con oltre 90mila pagine visitate e una permanenza media di cinque minuti a pagina», commenta Anna Dukic, presidente del gruppo. Soddisfazione alle stelle, anche per le proposte di joint-ventures, ancora in trattativa, che hanno raggiunto la sede di Dueville. «Ci sono arrivate richieste di collaborazione da aziende italiane, ma anche da paesi esteri, come Austria, Malta e Portogallo. Altri hanno chiesto di avere l’esclusiva per commercializzare il prodotto», continua l’inventore del dispositivo, Michele Campostrini. I telefoni sono roventi in via Marosticana, dove ancora il duo targato Dukic-Campostrini racconta di aver ricevuto oltre 400 telefonate in meno di 30 ore, senza considerare la pagina Facebook titolata alla presidente o al gruppo “AntiFap” mitragliati da richieste di amicizia. «Alla gente interessa l’ambiente – sentenzia Anna Dukic –, perché la puntata di Report ha suscitato grande interesse, tanto che dalla Rai ci hanno comunicato che lo share è passato dal 13 al 15 per cento, per un totale di quasi 500mila persone: abbiamo superato anche Bonolis, che era in prima serata su Canale5». Numeri importanti, che portano l’azienda a sperare in un ritorno sulla vicenda da parte del programma televisivo, affinché sempre più telespettatori possano conoscere la questione. Il “TreD-CarVan” inventato dalla società veneta è stato ideato per ridurre i consumi di gasolio, riducendo fino fino al 90 per cento le emissioni di particolato. Per il dispositivo, brevettato a livello europeo nell’agosto del 2005 dall’azienda veneta, è stata richiesta l’omologazione il 10 maggio 2008, a cui sono seguiti i test del Centro Prove autoveicoli di Bari (una delle 12 “braccia” sparse per tutta Italia riconosciute dal Ministero dei Trasporti) il 15 settembre successivo. Il verbale di conformità numero “08805/BA” emesso nel capoluogo pugliese ha attestato il superamento di tutte le prove previste dai decreti ministeriali 39 e 42, che regolamentano i “sistemi di riduzione della massa di particolato”. Da questo passaggio, il Ministero dei Trasporti avrebbe dovuto certificare l’omologazione, ma nulla. Per i titolari dell’azienda, pressioni politiche e industriali avrebbero messo lo zampino, soffocando uno strumento che, dal costo di 1300 euro montaggio incluso, permette di acquisire due categorie di “Euro”, trasformando un veicolo Euro zero diesel in Euro due o un Euro tre in Euro cinque. Nel servizio di Report interviene anche Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente e responsabile della direzione nazionale di Milano. «Nel servizio – commenta Andrea Poggio - non si capisce se il dispositivo funzioni oppure no ed io non lo posso sapere, perché non ho visto nessuna prova concreta: d’altra parte, l’onere della prova non spetta allo Stato, ma all’inventore». Come San Tommaso, prima di mettere la mani sul fuoco, il vicedirettore vuole vedere le carte. Che l’azienda non dovrebbe avere alcuna difficoltà a produrre.