Referendum eco-milanesi: l'intervista al comitato promotore
Come è nata l'idea dei quesiti sulla sostenibilità che il 12 e 13 giugno i milanesi troveranno nelle seggi elettorali? L'abbiamo chiesto ai tre promotori e fondatori del comitato referendario MialanoSìMuove.
03 June, 2011
I prossimi 12 e 13 giugno i milanesi, oltre ai quattro referendum nazionali (nucleare, privatizzazione dell’acqua, legittimo impedimento) voteranno anche su specifiche questioni ambientali legate alla propria città. Traffico, smog, Ecopass, aree verdi, consumo del suolo, parco dell’area Expo, risparmio energetico, riduzione dei gas serra, ripristino della Darsena e riapertura del sistema dei Navigli: sono gli argomenti toccati dai cinque quesiti referendari promossi da un comitato, MilanoSìMuove, nato nel marzo del 2010, guidato da tre figure provenienti da esperienze diverse. Edoardo Croci, professore universitario ed ex-assessore all’ambiente della giunta Moratti, è il presidente del comitato, Enrico Fedrighini, consigliere comunali dei Verdi, ne è il portavoce. Il segretario è Marco Cappato, dei Radicali.
Per ottenere il referendum, MilanoSìmuove ha raccolto nel 2010 le firme dei cittadini: ne occorrevano almeno 15mila. Ne hanno ottenute un terzo di più, arrivando a quota 24mila.
Ma come è nato e perché è nato il referendum? E qual è stato il contributo specifico di ogni promotore? L’abbiamo chiesto direttamente a loro.
Croci: “Il referendum è nato essenzialmente da un incontro fra me e Marco Cappato. Io ero uscito dalla giunta Moratti e avevo avviato una serie di politiche innovative in materia ambientale, politiche che avevano dato dei risultati importanti ma si erano interrotte o rallentate.”
Cappato: “Quando incontrai Croci volevo candidarmi alla presidenza della regione, cosa che poi non fu possibile, e stavo preparando il programma”.
Croci: “Avevamo la consapevolezza di ciò che c’era e c’è tuttora da fare per Milano per far sì che anche dal punto di vista della qualità della vita e da quello ambientale sia una città in grado di raggiungere livelli di eccellenza”.
Fedrighini: “La politica ci pareva troppo indietro rispetto alla città e ai suoi problemi. Era importante che si iniziasse ad affrontare i problemi della salute, del traffico, dello smog, partendo da un approccio trasversale, che si sostanzia nella diversa provenienza culturale e politica dei tre promotori”.
Cappato: “A quel punto ho studiato i regolamenti comunali venendo a conoscenza che c'era la possibilità di fare un refererendum cittadino. Così ho proposto a Croci di trasformare le cose di cui avevamo parlato in proposte referendarie, aggiungendone altre che avevo in mente io, come la questione dei Navigli”.
Questa la genesi del referendum.
“L’aspetto innovativo è che i quesiti non riguardano singoli aspetti ma una politica complessiva” spiega Edoardo Croci. E invita tutti i milanesi al voto: “É importante che i cittadini vadano a votare, perché in gioco c’è una vera e propria politica per l’ambiente e quindi, votando ‘Sì’ ai quesiti, c’è modo di imprimere un cambiamento e uno sviluppo forti alle politiche per la vivibilità di Milano”.
Perché il referendum sia valido, il quorum da raggiungere è del 30%.
Immaginando i risultati, questi gli scenari possibili: 1) raggiungimento del quorum e, per ogni quesito, vittoria del Sì (seguendo così le iniziative dei promotori; in ogni caso le proposte non sono vincolanti per l’amministrazione comunale) o prevalenza dei No; 2) non raggiungimento del quorum: in tal caso tutto si concluderà con un nulla di fatto.
Come proseguirà il lavoro del comitato dopo il 13 giugno?
Cappato: “Dipenderà molto dal risultato: se otterremo il quorum e vinceremo il referendum oppure no. Nel primo caso il comitato si impegnerà perché venga rispettato il voto degli elettori, al contrario il comitato in quanto tale non avrà più una funzione specifica. Ciò non toglie che poi ci si potrà sempre organizzare su iniziative comuni”.
Fedrighini: “Se il referendum passerà, il comitato promotore dovrà fare da sentinella perché le cose indicate nei quesiti vengano progressivamente realizzate”.
Croci: “Giuliano Pisapia ha già dichiarato che terrà conto del risultato del referendum per sviluppare le sue politiche. E’ importante per portare avanti questa linea per completare una trasformazione urbana sostenibile, che è stata avviata ma che non è stata portata a compimento. Dopodiché il comitato proseguirà in un ruolo di monitoraggio, verificando che le misure previste dal referendum siano implementate. Finora, come comitato referendario abbiamo fatto un grossissimo lavoro di raccolta di firme: c'era il bisogno di superare le logiche del palazzo, dei partiti, degli accordi di coalizione, per sviluppare invece un cambiamento per la città sui temi dell'ambiente e della qualità della vita. C'è stata questa risposta forte dei cittadini arrivando a 24mila firme. Ora, nei giorni che mancano al voto, si tratta di riuscire a creare attenzione sul tema: abbiamo un grosso lavoro da fare, ma confido nel fatto che se i cittadini saranno informati di questa opportunità referendaria, allora daranno la loro risposta venendo a votare, e votando sì”.