Andrea Segrè: “40% di rifiuti in meno lavorando su prevenzione e imballaggi”
Andrea Segrè, fondatore e presidente di Last Minute Market ha presentato al Blah Blah di Torino “Il libro nero dello spreco in Italia: il cibo”, scritto assieme a Luca Falasconi. Eco dalle Città ne ha approfittato per chiedere come e quanto si potrebbe incidere sulla prevenzione dei rifiuti adottando le pratiche di LMM a livello nazionale
03 June, 2011
Professor Segrè, il recepimento delle direttive europee obbligherà il governo italiano ad inserire concretamente la prevenzione e la riduzione al primo posto dei programmi di gestione dei rifiuti. Lei crede che sarà possibile coinvolgere attivamente la grande distribuzione?
Certamente. Bisognerà senz’altro lavorare assieme alla grande distribuzione, che dovrà essere un alleato, non un oppositore. Noi di Last Minute Market abbiamo visto che, dopo un po’ di tempo gli stessi supermercati hanno compreso che recuperare ciò che prima si gettava via fa bene all’ambiente, all’economia – perché loro sprecano di meno – fa bene alla società, ma soprattutto si generano dei risparmi. Ed ecco perché alla fine molti distributori si avvicinano a LMM: perché il loro spreco diminuisce, e loro sono lì per vendere. Bisogna agire su queste leve per fare qualcosa di concreto.
Come la doppia scadenza sull'etichetta di cui ha parlato spesso, per esempio?
Noi abbiamo fatto due proposte alla grande distribuzione, che per ora sono rimaste “un po’ lì”. La prima è proprio quella di imporre un’etichetta con due scadenze, come capita in Inghilterra e altri Paesi europei: una prima scadenza commerciale ed una di consumo. Oltre all’origine del prodotto, alla tracciabilità e tutto il resto, è giusto che il consumatore sappia quanto tempo ha ancora a disposizione per consumare un prodotto dopo averlo acquistato. Se leggiamo che un prodotto “scade” fra due giorni (e cioè non è più vendibile dopo una certa data) non lo compriamo più. Se però ci raccontassero la verità, e cioè che dopo averlo comprato abbiamo comunque ancora altro tempo per consumarlo senza che questo si alteri, sì che lo portiamo via. E poi, quando un prodotto si sta avvicinando davvero alla sua scadenza, dovrebbe essere obbligatorio venderlo al 50 o al 70%, aiutando così prima di tutto chi ha bisogno, e cioè chi magari non è ancora completamente alla frutta ma ci sta arrivando, e in secondo luogo hai dei rifiuti in meno da smaltire. Le cose si possono fare, basta volerlo.
Last Minute Market non si occupa solo di cibo, ma tratta anche prodotti farmaceutici, libri e altri prodotti non alimentari destinati al macero e alla discarica. E’ possibile quantificare quanto il recupero di cibo e il riuso delle merci potranno influire davvero sulla riduzione dei rifiuti, che dovrà essere al primo posto nei piani di gestione delle amministrazioni?
Purtroppo si spreca di tutto, dunque si recupera anche di tutto. L’importante è non pensare di incentivare lo spreco con la giustificazione che questo materiale può essere utilizzato da categorie sociali in aumento, poveri ed indigenti. Il nostro mondo non deve essere costituito da due binari che corrono parallelamente, e cioè l’aumento degli sprechi da una parte e l’aumento degli affamati dall’altro, magari con Last Minute Market che fa da traversina tra un binario e l’altro. Non deve essere così. Bisogna prevenire la formazione di rifiuti da una parte, e usare tutti gli strumenti politici ed economici a disposizione (e ci sono!) per mitigare fame, povertà ed esclusione sociale.
Se il Ministero dell’Ambiente obbligasse la distribuzione organizzata ad adottare, a livello nazionale, le pratiche messe in campo da LMM, di quanto potremmo ridurre la produzione dei rifiuti?
Difficile fare una stima. Non basta il solo Ministero dell’Ambiente, dovrebbe essere un’operazione coordinata a livello governativo. Io credo comunque che si potrebbe ridurre la produzione dei rifiuti del 40-50% in poco tempo lavorando sulla prevenzione e sugli imballaggi dalla culla alla tomba.