Expo 2015: dopo il referendum riparte la questione delle aree di Rho-Pero
La Regione Lombardia, insieme all’amministratore delegato di Expo, puntano ad acquistare le aree private di Rho-Pero per costruire i capannoni dell’Esposizione. Costo: 120 milioni di euro. Ma per il nuovo assessore all’Expo, Stefano Boeri, il prezzo è eccessivo e teme una cementificazione all’indomani dell’Expo. Meglio tornare all’orto planetario del progetto iniziale
15 June, 2011
All’indomani della performance ottenuta dai sì nei 5 referendum eco-milanesi, riparte in quarta il dibattito sull’Expo 2015, lasciato un pò abbandonato a se stesso dalla precedente amministrazione comunale durante il lungo periodo elettorale.
Al centro della questione c’è sempre la insoluta vicenda delle aree di Rho-Pero sulle quali dovranno sorgere i capannoni della Grande Esposizione Universale.
Da una parte c’è la Regione che propone di comprare i terreni privati della famiglia Cabassi e della Fondazione Fiera. Costo dell’acquisto 120 milioni di euro stabiliti dall’Agenzia del Territorio. L’operazione ha avuto il beneplacito dell’amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala. Dall’altra, invece, c’è la posizione di Stefano Boeri, neo assessore della giunta Pisapia con delega proprio all’Expo. Secondo Boeri il prezzo è troppo alto per dei terreni agricoli e, aggiunge, quando si spegneranno le luci dell’Esposizione Universale ci sarà il rischio di una colossale cementificazione. Qundi, meglio tornare all’orto planetario, previsto nel masterplan originario dell’Expo realizzato dallo stesso Stefano Boeri.
Le divergenze sono arrivate velatamente fino a Parigi, dove era in corso l’assemblea generale del Bie (Bureau des Espositions Universelle). Il Presidente lombardo Roberto Formigoni a Parigi ha rassicurato l’Assemblea dicendo che c’è stato l’ok dei proprietari: le aree saranno vendute alla società creata apposta dalla Regione per acquistare i terreni. Per dare maggiori rassciurazioni è intervenuto anche l’amministratore delegato della Società Giuseppe Sala, che ha detto chiaramente che non devono esserci “tentennamenti”. Un messaggio che sembrava rivolto chiaramente all’assessore Boeri: niente ripensamenti sul prezzo delle aree e sul rilancio dell’orto planetario. Pisapia invece ha dichiarato che la strada da seguire al momento è quella indicata da Sala.
Intanto, dal Bie arriva la tirata d’orecchi a Mlano. I ritardi ci sono e sono davanti agli occhi di tutti. Il presidente del Comitato esecutivo Christensen è stato estremamente chiaro e inflessibile sulla questione dei tempi: «Consideriamo indispensabile - ha spiegato - lanciare le gare a luglio e iniziare i lavori al più tardi a ottobre o non sarà possibile arrivare all'Expo in tempo». Anzi, ha aggiunto ancora più chiaramente, se non si farà in tempo per l'apertura del 1 maggio 2015 «dovremo prendere conseguenze». Quali possano essere non lo ha detto.
In questa situazione, è quasi passato sotto tono l’annuncio di Letizia Moratti di dimettersi da commissario straordinario dell’Expo, una carica che aveva ricevuto direttamente dal governo. L’ex-sindaco ha motivato la sua scelta con il fatto di lassciare “mano libera” alla nuova amministrazione. La decisione della Moratti lascia però vuoto il posto di commissario straordinario, una figura che dovrà essere una garanzie nelle gare e negli appalti, cercando soprattutto di evitare ricorsi e ritardi che prolungherebbero i tempi di realizzazione.
La Moratti lascia l'Expo 2015-da La Repubblica del 15.06.2015
La Moratti lascia l'Expo- da Il Corriere della Sera del 15.06.2011
L'interesse pubblico- da Repubblica del 15.06.2011