Una legge regionale ripubblicizza l’Acquedotto Pugliese
A poche ore dall’esito referendario il voto del Consiglio regionale ha stabilito che l’Acquedotto Pugliese è di nuovo un ente di erogazione di servizi pubblici e non più una società per azioni. Acquisite le quote della Regione Basilicata. Quanto al bilancio, sarà obbligo reinvestire l’80% degli utili nel servizio idrico
16 June, 2011
L’Acquedotto più grande d’Europa, quello pugliese (Aqp), è di nuovo un soggetto pubblico, regolato dal Diritto pubblico. Una società di erogazione di servizi, dunque, e non più una società per azioni (sinora detenuta all’87% dalla Puglia e al 13% dalla Basilicata) finalizzata al lucro. Grazie alla forte spinta del referendum il disegno di legge regionale è stato approvato dal Consiglio con anticipo sui tempi previsti. 37 i voti a favore (Centrosinistra, Moderati e Popolari) e 24 contrari (Centrodestra e Udc). Al termine di una lunga stagione di privatizzazioni, inauguratasi agli inizi degli anni ’90 e protrattasi in Italia per oltre vent’anni, questo voto rappresenta il primo atto legislativo in significativa controtendenza.
A cambiare è innanzitutto la forma societaria. Il decreto dell’11 maggio 1999 n° 141 aveva trasformato l’Ente pubblico Aqp in una società per azioni (spa) “formale”, a scopo di lucro e assoggettata al diritto privato. Le quote della Spa erano state assegnate, sempre mediante decreto, per 87% alla Regione Puglia e per il 13% alla Regione Basilicata. Per dare senso al cambiamento e recuperare risorse monetarie dal mercato (fatta salva, però, la remunerazione degli investitori), alla privatizzazione “formale” avrebbe dovuto seguire, come naturale evoluzione, una privatizzazione di tipo “sostanziale”, cioè le quote Aqp sarebbero state messe sul mercato, offerte al piccolo azionariato come ai grandi gruppi privati nella forma di partecipazioni azionarie.
Ora, con la legge della regione si è avviata l’acquisizione del 13% delle quote lucane (per le quali la Regione Basilicata riceverà 12 milioni di euro), e si stabilisce formalmente il passaggio giuridico da soggetto privato ad ente pubblico.
Molte le modifiche apportate alla bozza del Ddl nel corso dell’ultimo anno dall’assessore alle Opere Pubbliche Fabiano Amati. A fronte delle rimostranze del comitato Acqua Bene Comune, la cui strenua lotta è confluita nella vittoria schiacciante del SI nel referendum nazionale sull’acqua bene pubblico, sono stati eliminati alcuni passaggi del testo normativo, come quelli relativi alla possibilità per l’Aqp di creare, con i privati, società miste destinate ad attività connesse con il servizio idrico. Rimane la possibilità di affidare alle società miste solo le attività “non connesse” alla principale, ad esempio lo sviluppo delle fonti rinnovabili o la trasformazione industriale dei fanghi da depurazione.
Per quanto riguarda il bilancio, l’Aqp avrà l’obbligo di reinvestire l’80% degli utili nel servizio, un 2% sarà destinato ad un fondo di garanzia per il diritto di accesso all’acqua per tutti, mentre il 18% degli avanzi netti della gestione (ovvero solo se Aqp avrà utili da destinare allo scopo) garantirà il minimo vitale di acqua gratuita alle fasce indigenti (50 litri d’acqua al giorno). Il comitato Acqua Bene Comune avrebbe voluto che questo canale di spesa fosse stato ancorato direttamente al Bilancio Regionale ma, come ha dichiarato Amati, “la garanzia del quantitativo minimo vitale inciderebbe sul bilancio regionale per una cifra non inferiore ai 70 milioni di euro all’anno, somma che assolutamente la Regione non ha nella propria disponibilità”.
Fissati, infine, i criteri di nomina del Consiglio di amministrazione. L’amministratore unico sarà designato dal governatore entro un mese dall’approvazione dello Statuto, che passerà al vaglio del Consiglio regionale.
"Siamo i primi in Italia – ha commentato Fabiano Amati - a legiferare sulla gestione pubblica del servizio idrico, dopo la consultazione referendaria”.
Così invece il presidente della Regione Nichi Vendola: «A distanza di poco più di un anno da quando l’abbiamo formulata la nostra proposta è diventata legge: festeggiamo l'esito dei referendum e questa approvazione. L’acqua pubblica è una battaglia planetaria».