Rifiuti nel Lazio, si affaccia l'ipotesi del commissariamento
Il presidente della Regione avrebbe in quel caso pieni poteri e potrebbe risolvere da sola la questione Malagrotta. Parlati (Legambiente Lazio): «Sarebbe una vera iattura. Riduzione, riuso e riciclaggio sono l'unica via per risolvere il problema»
15 June, 2011
Dopo l’ipotesi commissariamento, si moltiplicano i dubbi e le polemiche sulla gestione dei rifiuti nel Lazio. A parlare di questa possibilità è stato, secondo quanto riportato dal Corriere.it, l’assessore Pietro Di Paolantonio, durante l’audizione in Commissione Ambiente il 14 giugno scorso. «Di Paolo è stato chiarissimo nel ribadire, testualmente, che “se dalla politica non arriveranno le risposte attese, è possibile il commissariamento della gestione dei rifiuti”», ha raccontato il consigliere regionale dei Verdi Angelo Bonelli. Immediata la replica di Legambiente Lazio: «Basta, la procedura d'infrazione su Malagrotta è l'ennesimo schiaffo alla gestione dei rifiuti nel Lazio, d'altronde i continui ricorsi di chi gestisce la discarica e le continue proroghe da parte della Regione non possono produrre che questo. E mai e poi mai si pensi a un nuovo commissariamento sui rifiuti, sarebbe una vera iattura, decida chi amministra», dichiara il presidente dell’associazione Lorenzo Parlati. «Per dieci anni la Regione Lazio è già stata inutilmente commissariata, portando solo ad allargamenti di tutte le discariche, poi appena è finita la deresponsabilizzazione delle amministrazioni locali sono iniziati i primi frutti, gli importanti investimenti sulla differenziata, i primi impianti di compostaggio, i Comuni Ricicloni in costante aumento. Questa è l'unica strada, in audizione alla Commissione Ambiente della Regione Lazio lo diremo con chiarezza», continua Parlati, il cui intervento a via della Pisana è previsto per domani.
L'analisi di Legambiente Lazio è basata «sui pezzi di carta, in particolare sull'ultima ordinanza firmata dalla Presidente Polverini, n. Z0012 del 31/12/2010, e su quella precedente n. Z0007 del 5 luglio 2010». Ecco come l’associazione sintetizza i passaggi dell’Odissea rifiuti: «In sostanza, tra il 1999 e il 2002, la Società Giovi s.r.l. è stata autorizzata alla realizzazione e messa in esercizio di due impianti di preselezione e riduzione volumetrica dei RSU (TMB), denominati “Malagrotta 1” e “Malagrotta 2”, e la società A.M.A. S.p.a. alla realizzazione e messa in esercizio di altri due impianti di selezione e trattamento RSU (TMB), siti a Roma, in via Salaria n. 981 ed in via Rocca Cencia n. 301. I suddetti impianti, seppur realizzati, al dicembre 2010 non risultavano funzionare al pieno delle loro potenzialità».
Scarsi i risultati anche negli ultimi anni: «Nel 2009 il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha disposto che la trito vagliatura dei rifiuti possa essere considerata “forma di pretrattamento del rifiuto indifferenziato ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di cui all’art. 7, comma 1 del D.lgs. 36/2003”, quale trattamento fisico, “finalizzato a ridurre il volume dei rifiuti e a separare alcune frazioni merceologiche, quali i metalli, può rispondere ai requisiti della norma comunitaria.” Per questo nel luglio 2010 è stato imposto al gestore di “installare delle unità di trito-vagliatura, presso la discarica sita in località Malagrotta e, nelle more, di proseguire nello smaltimento”.La società E.Giovi s.r.l. ha presentato ricorso al TAR, impugnando parzialmente l’Ordinanza n. Z0007 del 5 luglio 2010 di cui sopra, e con una successiva nota alla Regione Lazio il CO.LA.RI. (Consorzio Laziale Rifiuti, consorziata con la Società E. Giovi s.r.l.) ha rappresentato “che l’intervento imposto con l’Ordinanza suddetta risulta imponente per organizzazione tecnico-operativa ed economica e che lo stesso richiede tempi di realizzazione e investimenti notevoli”, e con una nota successiva ha trasmesso “una relazione tecnica per la lavorazione “accelerata” dei rifiuti urbani differenziati negli impianti TMB di Malagrotta”».
E a dicembre 2010, in attesa che i nuovi impianti entrino in funzione, replica watches la Regione decide di prorogare Malagrotta, imponendo degli obblighi alla società che gestisce la discarica. «Con l'ordinanza n. Z0012 del 31/12/2010 la Presidente Polverini, prende atto del percorso svolto in una lunga e articolata premessa affermando che la Regione ha “tenuto conto delle risultanze assunte (…) in merito all’individuazione di una soluzione che, medio tempore, possa scongiurare criticità ambientali che deriverebbero dall’interruzione delle attività di smaltimento dei rifiuti urbani indifferenziati provenienti dai Comuni di Roma, di Ciampino e di Fiumicino e dalla Città del Vaticano”, ha “considerato che l’installazione delle unità di trito-vagliatura, anche mobili, (…) consentirebbe di trattare le quantità di rifiuti urbani raccolti in modo indifferenziato non avviati agli impianti di T.M.B. tale da ottemperare pienamente a quanto previsto dall’art. 7, comma 1, del D.Lgs 36/2003 e s.m.i. in attesa che il complesso degli interventi previsti dalla programmazione regionale venga attuato”, “considerato che comunque è necessario assicurare quanto prima la piena messa in funzione degli impianti di TMB presenti nel comune di Roma”, e ancora “considerato che, allo stato attuale, non è possibile provvedere altrimenti e che la prosecuzione delle operazioni di smaltimento presso la discarica in oggetto, secondo modalità che comunque garantiscano un elevato livello di tutela della salute e dell’ambiente, rappresenta una soluzione necessaria ed urgente a tutela della salute pubblica e dell’ambiente”, ha “ritenuto di dover consentire il proseguimento del servizio pubblico di smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dal bacino di riferimento presso la citata discarica, in attesa dell’avvio a regime degli impianti di trattamento meccanico biologico e di quelli di termovalorizzazione, esistenti ed in fase di realizzazione”. Dopo la lunga premessa, la Regione Lazio ha ordinato “per le motivazioni di cui in premessa”: alla Società E. Giovi S.r.l. di installare tempestivamente e quindi nel minor tempo possibile e, comunque, entro e non oltre sei mesi (...) delle unità di trito-vagliatura, con recupero della frazione merceologica dei metalli ferrosi, presso l’impianto di discarica sito in località Malagrotta, nel Comune di Roma, in numero tale da consentire il trattamento di tutti i rifiuti urbani indifferenziati (...) in ingresso alla medesima discarica non sottoposti al preventivo idoneo trattamento; (…) assicurare entro sessanta giorni (...), la piena operatività degli impianti di preselezione e riduzione volumetrica dei RSU (TMB), denominati Malagrotta 1 e Malagrotta 2; all’A.M.A. S.p.a. di assicurare, entro sessanta giorni (...), la piena operatività degli impianti di selezione e trattamento RSU (TMB), siti a Roma in via Salaria n. 981 ed in via Rocca Cencia n. 301».
Ma su come vengono trattati i rifiuti a Malagrotta, non i sono informazioni certe: «Sono attive le unità di trito vagliatura che dal luglio 2010 dovevano essere messe in funzione a Malagrotta? E gli impianti di trattamento meccanico biologico autorizzati tra il 1999 e il 2002 alle due società stanno finalmente funzionando?», si domanda ancora Lorenzo Parlati. «Non c'è da stupirsi se la Commissione Europea interviene, anzi. Il Comitato Malagrotta da molti anni sta chiedendo verifiche su tutte le procedure. Il Comune di Roma e la Regione Lazio dovrebbero finalmente convincersi che riduzione, riuso e riciclaggio sono l'unica via per risolvere il problema rifiuti, smettendola con assurde raccolte differenziate miste o con bizzarri piani rifiuti che prevedono tutto e il contrario di tutto. Servono specifiche strategie e azioni attuabili e risorse finanziarie per l'attuazione, non si può compilare un libro dei sogni e prevedere pure un “piano B” fatto di discariche e inceneritori, se non si raggiungessero gli obiettivi fissati», sottolinea Parlati.