Polveri sottili sotto inchiesta, tocca alla Sicilia: indagati Lombardo, Cuffaro e sette ex assessori regionali
Un avviso di conclusione indagine per omissioni in atti d'ufficio è stato notificato dai Pm di Palermo al presidente della Regione Raffaele Lombardo, all'ex governatore Salvatore Cuffaro e ai sette assessori all'Ambiente succedutisi tra il 2003 e il 2010. Non avrebbero adottato misure imposte dalla legge per il contrasto dell'inquinamento atmosferico. Il caso ricalca le recenti vicende di Padova
19 June, 2011
Il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo e il suo predecessore, Salvatore Cuffaro, con 7 assessori regionali al territorio, in carica dal 2003 al 2010, sono stati iscritti dalla Procura di Palermo nel registro degli indagati con l'accusa di non avere adottato i piani anti inquinamento per la tutela dell'ambiente, come previsto dalla norma. I politici sono accusati di omissione di atti di ufficio e getto pericoloso di cose. A darne conferma è il procuratore aggiunto Antonino Gatto che ha spiegato: "sono state svolte delle indagini secondo le regole con la collaborazione dei carabinieri del Noe e adesso siamo arrivati alla conclusione delle indagini. Abbiamo già notificato l'avviso di conclusione agli indagati".
A Lombardo, Cuffaro e agli assessori si contesta il non avere adottato le misure imposte dalla legge per il contrasto dell’inquinamento atmosferico nonostante fossero a conoscenza «dei risultati delle centraline di rilevamento poste sul territorio regionale, dell’andamento della qualità dell’aria, del persistere dei fenomeni di inquinamento con superamento dei limiti di legge». In particolare gli indagati non hanno mai adottato i programmi per il raggiungimento dei valori limite ai fini della protezione della salute della popolazione, da predisporre entro 18 mesi, e i piani di risanamento della qualità dell’aria. Gli assessori coinvolti sono Mario Parlavecchio, Francesco Cascio, Rossana Interlandi, Giuseppe Sorbello, Mario Milone, Giovanni Di Mauro e Calogero Sparma.
Secondo i magistrati inquirenti i due presidenti della Regione e gli assessori, tenuti in forza di una direttiva comunitaria recepita da una legge nazionale, a predisporre tutti gli strumenti adeguati a «rimuovere o attenuare le cause dell’inquinamento», sarebbero venuti meno al loro ruolo di garanti della salute e dell’incolumità dei cittadini siciliani. Cuffaro, Lombardo e gli assessori, per i pm, avrebbero consentito che le emissioni inquinanti «determinassero un superamento dei limiti stabiliti dalla legge per la qualità dell’aria con conseguente causazione di emissioni atte ad offendere e molestare una pluralità di persone».
Nell’avviso di conclusione dell’indagine i pm hanno indicato le città in cui, secondo la rilevazione delle centraline, si sono superati, negli anni, i limiti previsti dalla legge per il biossido di azoto e per le cosiddette polveri sottili: Palermo tra il 2002 e il 2009, Caltanissetta e Gela tra il 2007 e il 2009,Catania tra il 2003 e il 2009, Messina nel 2008 e nel 2009 e Siracusa negli anni 2007 e 2009. Negli stessi anni i valori massimi delle polveri sottili sarebbero stati oltrepassati a Palermo, Agrigento, Gela, Caltanissetta, Catania, Messina e Siracusa.
La Procura di Palermo, per gli stessi reati, ha chiesto e ottenuto il processo del sindaco del capoluogo Diego Cammarata e di due assessori comunali imputati di omissione di atti d’ufficio e getto pericoloso di cose. Identiche le condotte: non avere adottato provvedimenti idonei a contrastare l’inquinamento in città. Il dibattimento è in corso e il 20 giugno, dopo una lunga battaglia di perizie, comincerà la requisitoria. I pm ora stanno valutando l’ipotesi di inviare gli atti dell’inchiesta alle procure delle città in cui si sarebbero superati i valori massimi di inquinamento perché valutino se procedere contro gli amministratori comunali.