Certificatori energetici: in Italia situazione confusa mentre Trento abilita i primi "specialisti in edilizia sostenibile"
Il punto sui certificatori energetici in Italia: solo 7 Regioni hanno istituito l'elenco dei tecnici abilitati, e i requisiti per ottenere l'iscrizione cambiano da un luogo all'altro. A Trento, intanto, avviato da parte dell'ente certificatore Odatech l'iter per abilitare 27 tecnici esperti in bioedilizia: è la prima iniziativa di questo genere in Italia
23 June, 2011
Certificatori energetici in Italia
Confusa e disomogenea. Così appare la situazione della figura professionale di certificatore energetico abilitato in Italia. Infatti, nonostante i criteri e le norme per l'accreditamento siano stati stabiliti già nel 2009 (con il Dpr attuativo della lettera c dell’articolo 4 comma 1, del Dlgs 192/2005), soltanto sette tra Regioni e Province autonome hanno ad oggi istituito l'elenco dei tecnici abilitati come certificatori energetici. Le amministrazioni virtuose sono quelle di Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Trento e Valle d’Aosta, ma anche all'interno di queste “isole felici” non mancano i problemi.
In particolare, preoccupa la difformità dei requisiti necessari per diventare certificatori nelle diverse regioni, che si riflette naturalmente nella composizione molto diversificata degli elenchi territoriali. In Liguria, ad esempio, gli architetti rappresentano il 42,4% dei tecnici abilitati, mentre in Puglia sono soltanto l’11,8% del totale (fonte: Rapporto 2011 “Attuazione della certificazione energetica degli edifici in Italia”). Allo stesso modo, ha una laurea in ingegneria il 36% dei certificatori della Lombardia, mentre in Puglia gli ingegneri monopolizzano l'elenco, di cui costituiscono addirittura il 75,6%. Anche sui numeri, la situazione è piuttosto anomala. Degli oltre 30.000 certificatori italiani, ben 13.400 sono lombardi.
Il problema principale, come si diceva, sta nella diversa modalità di selezione dei tecnici adottata da ciascuna amministrazione locale. In sei Regioni, ad esempio, per poter essere inseriti in elenco è indispensabile, oltre alla laurea o al diploma, la frequenza di un corso specifico, mentre in tre le lezioni sono obbligatorie solo per le figure professionali che non rientrano in modo specifico tra i tecnici competenti individuati dalla normativa di settore (architetti, ingegneri, geometri e periti). Anche la durata dei corsi varia notevolmente da Regione a Regione. Così, ad esempio, in Valle d'Aosta sono sufficienti 54 ore di lezione, mentre in provincia di Bolzano ne occorrono addirittura 116. In Liguria, al contrario, basta un corso di sole 16 ore senza esame finale. Insufficienti anche le misure di prevenzione delle possibili irregolarità. Solo Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, infatti, affrontano il tema delle sanzioni per i certificatori, mentre tutte le altre Regioni ne rimandano la definizione alle norme nazionali.
A Trento i primi 27 esperti di bioedilizia
Intanto, è partito ufficialmente, in provincia di Trento, l'iter di certificazione dei primi specialisti esperti in edilizia sostenibile d'Italia. L'ente certificatore Odatech, infatti, ha completato la prima sessione d'esami per 27 tecnici che puntano a ottenere proprio la qualifica di la qualifica di “Specialista in edilizia sostenibile”. A giudicare gli aspiranti “abilitati” è stata una commissione di esperti, che si occuperà anche delle successive verifiche.
Quella di Trento, dunque, è la prima iniziativa finalizzata ad accreditare dei tecnici specializzati in edilizia sostenibile. Promossa dall’Associazione artigiani e piccole imprese della Provincia autonoma di Trento, la procedura di certificazione coinvolge diverse categorie di addetti: serramentisti, costruttori edili, carpentieri in legno, termoidraulici ed elettricisti. Grande soddisfazione è stata espressa dal direttore di Odatech, Claudio Cont. «Siamo il primo organismo in Italia che certifica le competenze nell’edilizia sostenibile – ha dichiarato - Finalmente una certificazione che attesta la qualità di quei professionisti che lavorano nel processo edilizio, ma che fino ad oggi non hanno avuto un riconoscimento ufficiale in materia di sostenibilità».