La Darsena ad agosto: un’oasi sempre a rischio. Ma basterebbe così poco…
Dopo l’allarme “allagamento” di fine luglio siamo andati a controllare cosa succede nella Darsena di Milano: il livello dell’acqua è sceso ma molte piante sono marcite e ci vorrebbe un monitoraggio serio dell’area, che potrebbe diventare una splendida oasi se qualcuno si accorgesse di quanto è bella
11 August, 2011
“Ma le papere sono papere, se ne andranno da un’altra parte…Che cos’è questa roba? E’ disordinata, incontrollata” dice un vecchietto appollaiato su una panchina, a due metri dall’acqua della Darsena.
Mah. Sarà il riflesso del sole nell’acqua, saranno i germani spaparanzati al sole, o i paperotti che si tuffano, ma “questa roba” spuntata da sola nel centro della città sarà anche disordinata, ma è veramente bella.
Le “papere” sono in realtà una moltitudine di specie diverse, che infatti incuriosiscono chiunque, compreso il vecchietto brontolone che mentre invoca l’ordine pubblico intanto si gode lo spettacolo dalla riva.
Ed è davvero uno spettacolo: anatre con i cuccioli, pesci, gallinelle, libellule blu, un airone bianco, persino un falco. “Ma davvero i falchi sono arrivati per la Darsena?” chiediamo a Enrico Murtula, giovane avvocato che collabora con il WWF. “E certo, che ci venivano a fare prima, un giro in centro?”.
Il fulcro di tutto questo è l’acqua: l’acqua che una volta faceva della Darsena un porto commerciale, l’acqua trasformata in cemento per diventare un mercato, poi un parcheggio, l’acqua che piano piano da sola ha ricominciato a tornare, quando l’area è rimasta abbandonata, un cantiere fermo.
E da lì è nato un ecosistema selvatico e spontaneo, che ha riportato nel centro della città animali che normalmente i milanesi andrebbero a cercare nelle oasi.
“Il problema oggi è che nessuno sa come gestire quest’area, e purtroppo non è ancora chiaro che cosa dovrebbe diventare” continua Enrico. L’acqua ha creato l’oasi, ma se il livello si alza troppo rischia di distruggerla, come è già successo, sommergendo i nidi. “Il Comune dovrebbe incaricare qualcuno, qualcuno di esperto, per monitorare l’area una volta alla settimana, controllare che il livello dell’acqua sia quello giusto, e soprattutto tenerlo costante durante il periodo della nidificazione. La verità è che questo lavoro devono farlo dei tecnici, ci vuole competenza: alzando o abbassando il livello a caso, come capita ora, si fanno solo danni”.
Insomma, non è solo un problema di allagamenti incidentali, come quello causato a fine luglio dalla saracinesca sotterranea. La situazione è tornata sotto controllo, e il livello dell’acqua è sicuramente sceso rispetto a un paio di settimane fa – si vede anche guardando i segni lasciati sulle canne che spuntano dalla superficie - ma finché l’amministrazione comunale non si farà carico della salvaguardia dell’area il problema si ripresenterà sempre.
“A parte il periodo della nidificazione, il problema dell’acqua non riguarda tanto gli animali – ci spiega Enrico – quanto piuttosto le piante. Io non sono un esperto, ma ad eccezione dei salici e dei pioppi le piante che sono cresciute spontaneamente in quest’area non sono acquatiche. Se l’acqua sale troppo marciscono”.
E infatti guardandosi intorno si vedono parecchie piante cadute, con le radici che galleggiano, senza più appoggio nel terreno. Una scena un po’ triste, che certamente non fa che alimentare la polemica sul “disordine” che tanto sembra infastidire i milanesi. Non solo rami. nello specchio d'acqua ci sono anche bottiglie e sacchetti di plastica. (Forse perché è agosto, ma per ora dei turni di pulizia volontaria, addirittura tre volte alla settimana, organizzati dai comitati della zona 6 non sembra esserci traccia. Ne approfittiamo per lanciare un appello e invitarvi a segnalarci eventuali interventi a redazione@ecodallecitta.it).
Non sono solo i vecchietti a lamentarsi per il disordine. Anche i più giovani, come scopriamo con sorpresa, vorrebbero una vegetazione più pettinata. “La Darsena non l’ha mai saputa gestire nessuno – commenta un ragazzo sui 18 anni – Pisapia ha voluto rimettere l’acqua ma non ha fatto i conti con l’ecosistema che nel frattempo si era creato, e ora c’è solo disordine. Dai, che cos’è questa roba? Va sistemato, bisogna dargli una forma. Non è che per due papere in più possiamo tenerci questo casino, che le portino a Parco Sud, che ce ne sono un sacco”.
Il fatto è che i milanesi – non tutti, per fortuna – non sono abituati a vedere la natura, quella vera, in città. La Darsena ha una sua bellezza innegabile (e infatti il ragazzo si era avvicinato all’acqua proprio per mostrare a un amico questo strano ciuffo di verde che sembra non c’entrare nulla tra i Navigli) ma è una bellezza imperfetta, selvatica, che non ha nulla della geometria a cui ci ha abituati l’urbanistica nelle grandi città.
“A Milano siamo abituati a pensare che il verde sia un tappeto di erbetta alta quattro centimetri. Ma le persone cambiano idea, bisogna essere capaci di mostrare le cose sotto un’altra luce. Basta poco: dei pannelli con le foto e le schede degli animali, così la gente comincia a riconoscerli, impara a vedere il “disordine” come qualcosa di vivo e di bello. Un’oasi, appunto. Quanto potrà costare? Duemila euro?”.
In effetti basterebbe davvero poco: il più del lavoro l’ha già fatto la natura. Ora ci vuole qualcuno che se ne accorga e non butti via tutto. E’ vero quello che diceva il ragazzo: gli animali possono sempre andarsene da un’altra parte.
Però, che peccato.