"Esiste un futuro sostenibile per il Palazzo del Lavoro ed il Parco Italia ’61?"
Italia Nostra Piemonte e Valle d’Aosta, Legambiente Ecopolis e Pro Natura Torino firmano una lettera aperta indirizzata a al Comune di Torino per chiedere che "l'apertura di una discussione con cittadini e comitati per un uso ragionevole e sostenibile del Palazzo del Lavoro e del Parco di Italia '61"
23 August, 2011
Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Coordinamento di associazioni ambientaliste Italia Nostra Piemonte e Valle d’Aosta, Legambiente Ecopolis e Pro Natura Torino:
Al sindaco del Comune di Torino
Agli Assessori del Comune di Torino
Ai Consiglieri del Comune di Torino
Ai Presidenti della II e VI Commissione Consiliare del Comune di Torino
Al Presidente e ai Consiglieri della Circoscrizione 9 del Comune
di Torino
Al Presidente della Circoscrizione 10 del Comune di Torino
Il precedente Consiglio Comunale, malgrado la volontà della Giunta di pervenire a tempi rapidi all’approvazione del Permesso di Costruire Convenzionato per l’Ambito del Palazzo del Lavoro (Ambito 16.10) proprio alla vigilia delle nuove elezioni, non è pervenuto a condividere la proposta di PCC presentata, per i molti dubbi sull’impatto di questo intervento e sul suo stesso impianto ispiratore. Riteniamo giusto che questa pausa di riflessione contribuisca ad un riesame del progetto da parte della nuova Giunta e del nuovo Consiglio Comunale, accogliendo diverse istanze nate dal territorio, dai Comitati di cittadini in esso presenti, e in gran parte condivise dalla IX Circoscrizione.
Ci pare opportuno sintetizzare i molti dubbi emersi nel lungo iter, scaturito dalla Variante 190 al Piano Regolatore:
1) In primo luogo sottolineiamo il dubbio su una trasformazione, in sé quasi emblematica, sintetizzabile nella cifra “da Palazzo del Lavoro a Palazzo del Commercio”. C’è davvero bisogno di un altro centro commerciale in questa parte di città, sia pure battezzato “centro commerciale naturale”? Rientra in un disegno complessivo di Torino Sud o è una scelta casuale promossa dai privati operatori a seguito della “cartolarizzazione” di un bene demaniale, quindi pubblico? Il fatto che la proprietà abbia “incassato” la variante urbanistica n. 190 nel 2009 non autorizza in sé la realizzazione di un centro commerciale.
2) A tal proposito appare ancora più incongruo prospettare, come è stato fatto, anche la trasformazione di piazza Bengasi in un’altra area commerciale, “vendendo” il sedime stesso della piazza ai privati, per farvi un parcheggio da 1.200 posti auto, mentre anche sull’area del futuro grattacielo della Regione si prevede di realizzare un altro centro commerciale, che farà poi concorrenza alla stessa 8Gallery al Lingotto. Uno storico rione operaio, com’era il quartiere Lingotto, non può trovare in queste scelte il suo nuovo destino. Queste scelte inoltre dovrebbero vedere il coinvolgimento anche della contigua Circoscrizione 10, sull’asse di via Vigliani.
3) Se la Variante 190 ammette le collocazione nell’edificio di attività commerciali (100% ASPI, ovvero attività di servizio alle persone e alle imprese), questa non può essere la sua vocazione “esclusiva”, per gli impatti sulla viabilità, sul tessuto commerciale tradizionale, sugli abitanti, sul parco, e sulla stessa funzione pubblica per cui il Palazzo del Lavoro era stato concepito. Occorre prevedere anche funzioni differenziate, in una giusta ripartizione.
4) Se i privati operatori intendono procedere nel loro progetto non possono camuffare da “spazi pubblici” quelli che sono gli spazi e i percorsi di un centro commerciale qualsiasi, monetizzando tali superfici e detraendole dagli oneri di urbanizzazione, a detrimento degli stessi interessi dell’amministrazione comunale, in un periodo di gravi carenze di risorse di bilancio. Perché gli “spazi di relazione e di esposizione” all’interno di un centro commerciale devono essere calcolati come oneri a scomputo?
5) Ci pare pertanto indispensabile che si individuino, oltre alle attività commerciali, anche funzioni di interesse pubblico. Sappiamo che il BIT ha carenza di spazi, e che esso è richiesto anche per altre funzioni promosse dall’ONU; il ministro Frattini ha di recente proposto al Sindaco Fassino di collocare a Torino l’Agenzia dell’UNESCO per l’acqua, mentre la SMAT già sostiene il progetto HydroAid, con altre attività di ricerca e formazione nel campo dell’uso delle risorse idriche. La Regione Piemonte infine vuole potenziare il polo universitario e ospedaliero delle Molinette. Ebbene, ha senso andare magari ad occupare altre aree libere, altri pezzi di un parco già abbondantemente smembrato e costruito, mentre il Palazzo del Lavoro viene totalmente destinato ad attività commerciali? Non è forse il caso che la Città e la proprietà si facciano carico di sondare l’interesse di altri soggetti pubblici, come quelli citati, per verificare il loro interesse ad un utilizzo degli spazi?
6) Se si deve trovare una mediazione ragionevole, occorre anche che i privati operatori cedano, all’interno del Palazzo del Lavoro, aree significative, omogenee ed effettivamente fruibili per la città, e non semplicemente “spazi di relazione” finalizzati allo “shopping”. Facciamo qualche esempio e qualche proposta: perché non creare un Museo di Italia ’61, ove confluiscano tutti i materiali recuperati in questi mesi dai volontari che allora si attivarono, compresi i progetti architettonici dei vari edifici e soprattutto i progetti dello stesso Nervi? Potrebbe ad esempio essere realizzata una sala espositiva polifunzionale da dedicarsi anche a mostre sull’architettura moderna, convegni e proiezioni, attività promozionali della Città e della Circoscrizione, che in quell’area manca totalmente di luoghi di incontro. Questi sarebbero veri “spazi di relazione”!
7) Per quanto riguarda l’area verde circostante, invitiamo tutti, prima della fine dell’estate, a verificare l’importanza e la consistenza dell’impianto arboreo esistente, con alberi di alto fusto e chiome ombrose, definito impropriamente nella documentazione della Variante “un verde casuale”. Fu un verde progettato e pensato, che ora si vuole trasformare in verde su soletta, che prima si vende agli operatori e poi si asservisce ad un ipotetico “uso pubblico”. Se è necessario realizzare parcheggi interrati gli operatori devono impegnarsi a garantire, come previsto dalle norme del Piano regolatore per aree a verde e a parco, almeno 1 metro e ½ in piena terra, in modo da garantire il reimpianto di specie arboree, e non avere soltanto rampe per i parcheggi, griglie e “totem” pubblicitari. Nel 2009, in II Commissione Consiliare a Palazzo Civico, tali impegni erano stati formalmente richiesti, e la proprietà si era impegnata al reimpianto di un cospicuo numero di alberi (non arbusti!) nel sito stesso. Per compensare infine il valore ambientale e ornamentale degli alberi che si abbatteranno, occorre la garanzia che le piantumazioni compensative siano destinate esclusivamente al miglioramento degli impianti arborei del parco di Italia ’61, e non ad altre aree urbane. Il progetto del verde intorno al Palazzo deve legarsi con il complesso del parco di Italia ’61, e deve essere sottoposto alla valutazione della Regione Piemonte per l’autorizzazione dal punto di vista paesaggistico, che nulla ha a che fare col parere della Soprintendenza in merito agli interventi sull’edificio propriamente detto, e deve essere esaminato anche dalla Commissione Locale per il Paesaggio recentemente istituita dalla Città. Ci domandiamo infine perché la Città abbia già assunto impegno per l’alienazione dell’area verde circostante l’edificio (oltre 4 ettari), incassando già un milione di Euro sui 3 milioni e mezzo complessivi, senza che il Consiglio Comunale abbia dato il suo consenso a tale alienazione.
8) Per ottemperare a quelle che sono state le prescrizioni indicate anche dal Parco del Po Torinese, che ha richiesto di migliorare i collegamenti con la fascia fluviale, gli operatori devono assumersi almeno due impegni precisi: il primo è quello di una messa a norma anche per i disabili dell’attuale passerella che sovrapassa corso Unità d’Italia a poca distanza dal Palazzo del Lavoro; e in secondo luogo la realizzazione di un collegamento pedonale con la sponda del Po, in corrispondenza della passerella stessa, tra le aree di proprietà comunale assegnate al BIT e gli impianti della SMAT. Tale collegamento pedonale è previsto dal PRG (percorso “pallinato” indicato in cartografia), e consentirebbe l’accesso alla sponda del Po, attualmente impraticabile e rischioso fino all’altezza del Parco delle Vallere, in corso Trieste, nel comune di Moncalieri. Questo sarebbe un intervento significativo, certo non barattabile con qualche attraversamento pedonale nella rotonda Maroncelli per raggiungere meglio i concessionari d’auto ivi esistenti!
9) Ci pare inoltre indispensabile che venga presentato un progetto serio della nuova viabilità che si intende realizzare attorno alla rotonda Maroncelli. Qual è il suo concreto disegno? Perché non un sottopasso come era stato a suo tempo dichiarato dall’Assessore Sestero? Come non intasare la viabilità con le corsie di accesso ai 1.800 (!) posti auto previsti? Quali i flussi di traffico indotti? Il progetto è condiviso dal Comune di Moncalieri? Si comprometterà ulteriormente il Giardino Battistini, già “sezionato” da corsie di scorrimento?
10) Infine ci pare indispensabile che prima di approvare il Permesso di Costruire Convenzionato sia fatta chiarezza sul ricorso al TAR ancora pendente contro la realizzazione di un nuovo centro commerciale, la cui tipologia e il cui iter autorizzativo mancano tuttora di chiarezza, malgrado la scheda prescrittiva della Variante 190, in assenza di un piano degli insediamenti commerciali relativo a tutta la zona Sud. Su tale materia peraltro anche l’ASCOM aveva espresso tre anni or sono la sua contrarietà.
Chiediamo quindi che su questi temi si apra una discussione franca e aperta sul territorio, con i cittadini e con i Comitati che si sono attivati in questi due anni per la tutela del parco di Italia ’61, per un uso ragionevole e sostenibile delle volumetrie dell’edificio del Palazzo Nervi e delle aree pubbliche circostanti.
Italia Nostra Piemonte e Valle d’Aosta
Maria Teresa Roli
Legambiente Circolo Ecopolis
Antonella Visintin
Pro Natura Torino
Emilio Soave