Contro l'afa, aria condizionata o ventilatore? Costi e consumi a confronto
Per combattere le ondate di calore, come quello che si è abbattuta sull'Italia negli ultimi giorni, sempre più italiani si affidano agli impianti di climatizzazione. Eppure, tenere accesa l'aria condizionata può costare fino a 12 volte di più rispetto a un classico ventilatore a pale
23 August, 2011
Alla fine, è arrivata. L'afa, che solo qualche settimana fa sembrava aver risparmiato il nostro Paese, tanto da far rimpiangere il solleone degli ultimi anni, attanaglia da diversi giorni la maggior parte delle città italiane, dove temperature elevate e tassi di umidità proibitivi stanno mettendo a dura prova la resistenza dei cittadini. E come in ogni calda estate che si rispetti, si ripropone il solito eco-dilemma: meglio combattere il caldo con un “classico” ventilatore, oppure affidarsi a un impianto di climatizzazione, magari di quelli moderni ad alta efficienza? Gli italiani, negli ultimi anni, sembrano essersi votati con convinzione sempre maggiore all'aria condizionata, tanto che già nel 2008 l'Adoc (associazione per la difesa dei consumatori) censiva nelle case del Bel Paese ben 9 milioni di dispositivi, dei quali, tra l'altro, solo il 30% in classe energetica A. Ci ha pensato la crisi, nel biennio 2008-2009, ad arrestare il trend di crescita, facendo segnare una contrazione del mercato di circa il 15%, secondo la società di ricerche Gfk retail and technology Italia.
Crisi o non crisi, comunque, la diffusione dei climatizzatori negli appartamenti d'Italia resta piuttosto alta: stando ai dati pubblicati nell'ultimo rapporto Cittadini sostenibili (vedi allegato) dal centro ricerche dell'Anci, Cittalia, in molte città italiane la quota di famiglie che ha deciso di dotarsi di un sistema di condizionamento dell'aria supera ormai il 50%. In testa Palermo con il 74% (dati relativi al 2010), seguita da Messina (62%), Cagliari (67%), Catania (63%) e Venezia (61%). Subito dietro Reggio Calabria (59%), Roma e Napoli (56%), Milano e Bari (55%). Molto meno “climatizzate” città come Trieste (36%), Genova (33%) e Torino (25%). Gli Italiani, in ogni caso, sembrano essere sempre più affetti dalla clima-mania, e non paiono neanche particolarmente attenti a contenere i consumi energetici dei loro dispositivi di raffrescamento. Cittalia, infatti, ha fotografato anche il comportamento dei cittadini muniti di impianto di aria condizionata, rilevando che a Milano il 39% della popolazione lascia la finestra aperta quando l'impianto è in funzione, oltre a tenere la temperatura troppo bassa (21 gradi di media). Decisamente più oculati gli abitanti di Bologna, Trieste e Catania, dove solo il 4% della popolazione ammette comportamenti “spreconi”.
Tutti pazzi per il climatizzatore, dunque. Eppure, l'aria condizionata è un optional che costa caro. Secondo l'Adoc, infatti, tenere acceso il condizionatore per 12 ore al giorno costa in media 3 euro, con una spesa complessiva, calcolata su tutta l’estate, di oltre 160 euro. Una stima che può essere ridotta, comunque, anche del 30%, scegliendo un modello “inverter” ad alta efficienza, di tipo “split”, e settandolo sulla potenza minima. Cifre confermate da Altroconsumo, che calcola in 1,5 euro il costo medio di utilizzo di un impianto di climatizzazione per circa cinque ore al giorno. L'assorbimento di energia di un condizionatore medio, infatti, si aggira tra i 700 e i 900 watt all'ora, decisamente al di sopra di quello imputabile a un ventilatore a pale, che si attesta in media sui 60 watt. Non a caso, tenere acceso un ventilatore può costare soltanto tra i due e i cinque centesimi all'ora, per una spesa giornaliera che oscilla tra i 25 e i 60 centesimi (per 12 ore di utilizzo). Il confronto, insomma, è impietoso: preferire un “vecchio” ventilatore, magari tenendo chiuse le finestre esposte al sole e bevendo molta acqua, può alleggerire in modo significativo la bolletta elettrica di una famiglia. Oltre, naturalmente, a evitare l'emissione in atmosfera di grosse quantità di gas serra.