Chiudere Porta Nuova? Pro Natura: “Si riaprono scenari già smentiti dieci anni fa da RFI”
Torna alla ribalta l’ipotesi di chiusura della stazione ferroviaria di Porta Nuova. Pro Natura: “Gli annunci del sindaco Piero Fassino riaprono scenari che erano già stati prospettati nei primi anni 2000, ed allora sostanzialmente smentiti dagli stessi amministratori di R.F.I”. Nell’ottobre 2002 le associazioni ambientaliste promuovevano un convegno sul tema. Il comunicato stampa di Pro Natura del 29.08.2011 che ripropone le conclusioni del convegno
31 August, 2011
Mentre si approfondisce la crisi del mercato immobiliare e dei mercati finanziari, si riaprono le fantasie urbanistiche sulle grandi trasformazioni che si aprirebbero con l’ipotesi di una chiusura della Stazione di Porta Nuova e la “valorizzazione” delle aree tra Porta Nuova e Lingotto. Il tutto annunziato dai giornali come “impresa colossale”, “grande business” che varrebbe 300 milioni di Euro (!?).
Gli annunzi del Sindaco Piero Fassino riaprono così scenari che erano già stati prospettati nei primi anni 2000, ed allora sostanzialmente smentiti dagli stessi amministratori di R.F.I., tanto che la società “Grandi Stazioni” scelse di attuare una trasformazione di Porta Nuova in una sorta di centro commerciale, sicuramente appetibile proprio per il transito quotidiano di migliaia di passeggeri.
Mentre riaffermiamo la nostra contrarietà a tali ipotesi di stampo “immobiliarista” e di esaltazione della rendita fondiaria, alleghiamo nella pagina seguente il comunicato che diffondemmo quasi 10 anni or sono su tale argomento, a conclusione di un serio e partecipato convegno sulle ipotesi di arretramento della Stazione di Porta Nuova, promosso dalle Associazioni Ambientaliste torinesi con la partecipazione di numerosi amministratori locali, tecnici ed esperti della materia, che condivisero a grande maggioranza i nostri argomenti.
Italia Nostra, Legambiente Ecopolis, Pro Natura Torino per una Torino vivibile
Comunicato stampa - Torino, 4 ottobre 2002
A conclusione del convegno “LA CENTRALITA’ DISCUSSA. L’arretramento di Porta Nuova e il futuro della Città. Dubbi, riflessioni, proposte” le associazioni ambientaliste organizzatrici desiderano trarre alcune conclusioni.
Per la prima volta si parla pubblicamente, dopo un accordo chiuso nelle stanze di chi governa che ha emarginato dalla decisione gli stessi Consiglieri Comunali, dei contenuti del Protocollo d’Intesa tra Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Regione Piemonte, Comune di Torino, RFI S.p.A., Satti S.p.A., relativo a Porta Nuova, che ne stabilisce la “chiusura”, con l’arretramento della stazione di testa al Lingotto. Erano presenti alcuni rappresentanti per i firmatari del Protocollo, l’Ing. Gino della Regione Piemonte, l’Assessore Viano del Comune di Torino, l’Assessore ai trasporti della Provincia.
Lo stesso Assessore Viano ha concordato con gli organizzatori del convegno che la firma del Protocollo di Intesa è stata quantomeno frettolosa e confusa, mentre a noi pare abbastanza chiaro che la rilocalizzazione di Porta Nuova si configura non all’interno di un preordinato Piano dei trasporti su gomma e su ferro, ma una logica preminente di capitalizzazione dell’area liberabile dal ferro.
Non c’è oggi alcuna valutazione economica dei costi sia indotti dal’interramento del Passante sotto la Dora - come confermato dall’Ing. Melodia di ITALFERR - e tanto meno dall’eventuale arretramento della stazione di Porta Nuova a Lingotto.
Con tale scelta (arretramento e chiusura di Porta Nuova) si configura la prospettiva di un’opera pubblica - molto onerosa - che di fatto verrebbe a ridurre ulteriormente lo standard a servizi già carente nei quartieri S. Salvario - S. Secondo - Centro a favore di residenza e terziario le cui quantità sono definite in base a parametri economici di messa a reddito dell’area già demaniale.
Si verrebbe comunque a privare la Città di un servizio di trasporto su ferro interno ad essa, costringendo pendolari di media e breve tratta all’interscambio del mezzo di trasporto, cosa che potrebbe disincentivare l’uso del treno.
Rimane integro l’interrogativo: la stazione del Lingotto sarà in grado di sopportare - qualitativamente e quantitativamente - il traffico ora gravitante su Porta Nuova? I costi di adeguamento sarebbero poi un ulteriore onere che la Città si troverebbe a pagare con nuove edificazioni.
Porta Nuova come contenitore di attività terziarie e commerciali sarà ulteriore elemento di attrazione di traffico privato e conseguente congestione in una Città che sta già soffocando.
In base a tali considerazioni si chiede che:
- sia garantita la partecipazione consapevole dei cittadini alle scelte urbanistiche e sulla mobilità che stanno influenzando la vita dei torinesi e di chi gravita sulla Città;
- avvenga un approfondimento delle problematiche relative ai trasporti e all’ambiente e all’accessibilità di tutta l’area metropolitana, senza opzioni pregiudiziali, legate sostanzialmente a problemi di messa a reddito della aree;
- non si perseguano varianti di Piano Regolatore volte a “premiare” le aree della Fiat e delle Ferrovie, con computi dello standard a servizi ridotti e “viziati”;
- non si banalizzi il problema dei trasporti - ormai drammatico per Torino - con scelte estemporanee, non meditate e non allargate a organi democraticamente eletti quali il Consiglio Comunale, e che paiono condizionate da interessi che non sempre sono l’interesse della Città;
- si persegua un piano dei trasporti sostenibile e lungimirante.