Rinnovabili, I-Com: l'Italia indietro in ricerca e sviluppo
Diffuse le prime anticipazioni di un rapporto che l'Istituto per la competitività presenterà nelle prossime settimane. Sebbene molto avanti per il numero di impianti “green” installati, il nostro Paese è agli ultimi posti per numero di brevetti presentati nel settore delle rinnovabili. Tra le cause, gli investimenti limitati e la scarsa comunicazione tra ricerca e impresa
31 August, 2011
Numerose statistiche rivelano che l'Italia è ai primi posti al mondo per quanto riguarda le installazioni di energia rinnovabile. Non va altrettanto bene, purtroppo, sul fronte della ricerca e del numero di brevetti registrati. Lo rivela l'ultimo rapporto sull'innovazione energetica redatto dall'Istituto per la competitività (I-Com), che sarà presentato ufficialmente il 23 settembre prossimo a Firenze, nell'ambito del Festival dell'energia. Secondo le anticipazioni del dossier, apparse sul Corriere della Sera, l'allarme non riguarda tanto il numero di pubblicazioni scientifiche dei ricercatori italiani, che sarebbero “nella media”, ma le domande di brevetto presentate nel 2010 all'European patent office rivelano che l'Italia è «drammaticamente arretrata» rispetto agli altri Paesi. Solo 95 brevetti richiesti, appena un decimo della Germania, meno di un terzo della Francia e al di sotto anche della Spagna.
Una situazione dovuta principalmente al basso livello degli investimenti privati (466 milioni di dollari nel 2009) rispetto agli altri Paesi. Sotto accusa, secondo l'I-Com, anche lo scarso livello di collaborazione tra università, enti pubblici e industrie. Non è raro, infatti, che le ricerche finanziate dallo Stato italiano producano soluzioni teoriche che poi restano però sulla carta, senza trasformarsi in applicazioni brevettate. Ad individuare una possibile soluzione ci prova il commissario Enea Giovanni Lelli, secondo il quale occorre «un programma nazionale sull'innovazione energetica che agisca da regia, assegnando incentivi che stimolino secondo precise direzioni il mondo produttivo». Secondo Lelli, infatti, gli incentivi non devono servire soltanto a diffondere tecnologie già consolidate, ma anche a promuovere nuove scoperte. Intanto, l'Enea ha sottoscritto un accordo con Confindustria proprio per migliorare la comunicazione tra imprenditori e ricerca pubblica, ma finora le domande arrivate dalle aziende sono ancora poche.
Energia: siamo i primi negli incentivi e gli ultimi nella ricerca - dal Corriere della Sera del 30.08.2011