USA, la lotta allo smog dovrà aspettare. Cosa dice la Casa Bianca
Marcia indietro del Presidente Obama sullo smog: l’adozione dei nuovi severi standard per l’emissione di sostanze inquinanti viene rimandata di almeno due anni. Il riesame dei valori limite è previsto per il 2013. Nel comunicato le ragioni della scelta, pesantemente contestate dagli ambientalisti
06 September, 2011
Sull’ambiente la campagna elettorale di Obama aveva puntato molto. La lotta all’inquinamento e lo sviluppo delle energie alternative avrebbero dovuto essere la strada della ripresa economica, il futuro occupazionale per i giovani. Poi la storia è andata da un’altra parte: prima il disastro della BP, poi le nuove concessioni per le trivellazioni alle compagnie petrolifere (BP compresa) e ora l’inversione a U sugli standard di qualità dell’aria, che avrebbero dovuto abbassare il limite di ozono consentito dalla precedente amministrazione (da 75 a 60-70 parti di ozono per milione, nella proposta dell’EPA avanzata nel gennaio 2010).
In un comunicato stampa diffuso dalla Casa Bianca il 2 settembre 2011, lo stesso giorno in cui veniva pubblicato anche il preoccupante report sulla disoccupazione nel mese di Agosto, il Presidente Obama cercava di spiegare agli americani il perché della scelta, imputandola sostanzialmente alla necessità di non creare incertezze normative in un momento così difficile per l’economia americana. Le “incertezze” sarebbero dovute al riesame dei valori limite di ozono ritenuti tollerabili. “Non ho ritenuto giusto chiedere allo Stato e ai governatori locali di far entrare in azione ora un nuovo standard che sarà presto ridiscusso” si giustifica il Presidente, ma il richiamo alle difficoltà di ripresa che sta vivendo il Paese non lasciano molti dubbi: evidentemente le lobby della grande industria pesano troppo per poter imporre misure più severe “at this time”, proprio adesso, come si legge nella nota.
“Negli ultimi due anni e mezzo la mia amministrazione, sotto la guida della Direttrice dell’EPA Lisa Jackson, ha intrapreso alcune delle più forti azioni dall’entrata in vigore del Clean Air Fund quarant’anni fa per proteggere l’ambiente e la salute delle nostre famiglie dall’inquinamento dell’aria. Dalla riduzione del mercurio e altri inquinanti tossici che fuoriuscivano da centrali e impianti di vecchia generazione al raddoppiamento dell’efficienza del carburante per le automobili e i camion, i passi storici che abbiamo compiuto salveranno decine di migliaia di vite ogni anno. Elimineranno più di un miliardo di tonnellate di emissioni inquinanti dalla nostra aria e produrranno centinaia di miliardi di dollari in benefici per il popolo americano.
Allo stesso tempo ho continuato a sottolineare l’importanza di ridurre gli oneri e l’incertezza normativi, particolarmente in una fase come questa in cui la nostra economia cerca di riprendersi. Con questa idea in mente e dopo attente considerazioni ho richiesto che la Direttrice Jackson ritirasse il progetto di legge sugli standard nazionali di qualità dell’aria che regolano l’ozono, per ora. Stiamo già lavorando per aggiornare uno studio del 2006 che si concretizzerà nella riconsiderazione dei valori limiti per l’ozono nel 2013. In definitiva non ho ritenuto giusto chiedere allo Stato e ai governatori locali di far entrare in azione ora un nuovo standard che sarà presto ridiscusso.
Voglio essere chiaro: il mio impegno e l’impegno della mia amministrazione nel proteggere la salute pubblica e quella dell’ambiente è incrollabile. Continuerò ad essere al fianco degli instancabili lavoratori e lavoratrici dell’EPA che si sforzano ogni giorno di tenere sotto controllo il livello di inquinamento per il nostro benessere e quello delle nostre famiglie. La mia amministrazione continuerà a opporsi con forza ad ogni tentativo di indebolire l’autorità dell’EPA nell’orizzonte del Clean Air Act, o di distruggere i progressi che abbiamo compiuto”.
Non hanno ovviamente tardato ad arrivare le reazioni degli ambientalisti, delusi dalle promesse mancate. In rete fioccano commenti, blog e pagine facebook che denunciano la decisione del Presidente. Leggendo le parole degli elettori delusi, a pesare di più è proprio l’aut aut sottointeso dal comunicato presidenziale: o l’ambiente o la ripresa economica. Ma l’uno non doveva portare all’altra?