Maugeri sul piano casa della Regione Puglia: "Scippato ai Consigli comunali il voto sui piani edilizi"
Secondo una recente legge regionale della Puglia, per l'approvazione dei piani edilizi non servirà più il voto del Consiglio comunale. Basterà quello della giunta. In un intervento inviato ai giornali Maria Maugeri, consigliera comunale con delega all'Ambiente di Bari ha manifestato il suo disaccordo
06 September, 2011
La Puglia si è dichiarata regione della sostenibilità e temo che la "scorciatoia" offerta a chi vuole costruire, estromettendo le assemblee degli eletti dall'esame di atti così importanti per la trasformazione di una città, possa porre qualche serio ostacolo a quanti vogliono perseguire questo obiettivo. Ecco il testo dell'intervento.
"Tra gli effetti determinati dalle manovre finanziarie del governo nazionale susseguitesi in questa febbrile estate ce n'è uno che incredibilmente pare sfuggito a molti: un ulteriore passo nel progressivo processo di svuotamento di attribuzioni e funzioni che aveva in realtà già abbondantemente ridotto i campi d'intervento dei Consigli comunali, limitandoli alla discussione sul bilancio e all'esame dei provvedimenti sulla pianificazione urbanistica.
Il peso già così pesantemente mortificato degli eletti del popolo rischia di essere oggi quasi azzerato grazie ad una tanto breve quanto devastante previsione della legge della regione Puglia numero 21 in recepimento di una delle ultime manovre di aggiustamento dei conti pubblici varate a Roma.
In sostanza, dicono i due sbrigativi commi dell'articolo 10, i piani di lottizzazione, purché conformi allo strumento urbanistico vigente, non saranno più approvati dai Consigli comunali, ma direttamente dalla giunta.
A ben vedere questa è la dichiarazione di morte della partecipazione democratica. Eppure non ho sentito levarsi un solo grido di protesta tra quanti in Consiglio regionale hanno esaminato e approvato la legge.
Se la pianificazione del territorio, ovvero la principale attività di indirizzo dello sviluppo ordinato e armonico delle città a tutela dei diritti e del benessere di tutti, viene scippata a chi esercita il proprio mandato in nome e per conto dei cittadini nel silenzio generale c'è qualcosa che non funziona.
Un governo regionale così attento alla collettività non avrebbe dovuto lasciarsi scivolare addosso questa sciagura. I Consigli comunali, sia pure con le le loro contraddizioni e i loro limiti, sono luoghi imprescindibili per la formazione delle decisioni. Restringere il numero dei decisori significa contraddire i principi democratici più elementari, perché sono i numeri che fanno la democrazia. Ai consiglieri comunali occorre garantire il diritto di poter esprimere, se è il caso, il proprio disaccordo su ciascuna, singola lottizzazione edilizia. Anche tra quelle conformi al piano regolatore infatti ve ne sono di improponibili.
Non è contraddittorio, e anche poco di sinistra, sostenere i principi dell'abitare sostenibile e della compatibilità ambientale e poi accogliere tale facilitazione urbanistica? E che ne sarà di quella tanto agognata, ma evidentemente ben poco perseguita legge sulla bellezza? E che capacità di incidere avrà più la politica per cercare quantomeno di migliorare l'impatto di ciascuno di questi piani edificatori rispetto alle brutture alle quali abbiamo dovuto assistere in passato? E infine, a quale pressione sarà sottoposto il Comune di Bari ora che tutti correranno per evitare di incorrere nel nuovo disegno di sviluppo della città contenuto nel Dpp che precede il prossimo Piano urbanistico regionale?
Ora che i sindaci scendono in piazza compatti per protestare contro le misure introdotte dal governo nazionale, mi auguro che anche per l'urbanistica si immagini la possibilità di dar luogo ad azioni di disobbedienza civile. Da parte mia proporrò di rendere permanente per il Comune di Bari la previsione del comma 2 dell'articolo 10 della legge regionale 21 e cioè ripristinare la potestà del Consiglio comunale nell'adozione e approvazione dei piani edilizi".