Al rientro dalle ferie d’agosto, il patron di Malagrotta Manlio Cerroni ha scritto un articolo su Il Sole 24 Ore per spiegare la sua visione dell’emergenza rifiuti a Roma.

Per prima cosa, secondo l’avvocato Cerroni, «Roma non ha alcun problema di emergenza nello smaltimento dei suoi rifiuti», le cose scritte dai giornali sarebbero un «allarme assolutamente ingiustificato». Il presidente della CoLaRi, società che gestisce l’Ottavo Colle, passa poi a suggerire la sua ricetta per il futuro: cita «gli impianti di trattamento biologico (Tmb) esistenti» e «le prospettive future di completamento del ciclo industriale mediante i gassifica tori di Malagrotta e Albano Laziale». A cui si andrebbe ad aggiungere l’individuazione di nuovi siti «validi e idonei», secondo un piano già predisposto: «Escluso il sito di Testa di Cane […], i rifiuti indifferenziati e non (cimiteriali, da spazzamento stradale ecc.), che per loro natura richiedono lo smaltimento in discarica, hanno a disposizione ben due siti per i quali sono stati attivati per tempo (dal 12 ottobre 2009) tutte le procedure richieste dalla vigente normativa comunitaria, nazionale e regionale: Monti dell’Ortaccio e Pian dell’Olmo». Rispuntano quindi le due aree di cui più volte si era parlato per il futuro di Malagrotta e in cui Cerroni ha avviato da tempo sbancamenti e lavori che evidentemente servivano a costruire nuove discariche.

Cerroni lancia poi un messaggio alla presidente Polverini: «La Regione Lazio è quindi nelle condizioni e nella piena facoltà di rilasciare, in esecuzione della legge regionale, le connesse autorizzazioni fin da subito per preparare per tempo l’invaso, indipendentemente da quanto potrà e vorrà fare il commissario delegato alla chiusura di Malagrotta». L'avvocato ammette la possibilità che la Regione ricorra agli altri sette siti individuati per il post-Malagrotta, ma, certo che a lui spettino le autorizzazioni, scrive che le discariche di Testa di Cane e Pian dell’Olmo servirebbero a evitare «ogni paventata discontinuità nel servizio di smaltimento dei rifiuti».

Il patron della discarica più grande d’Europa, da lui stesso definita «da 30 anni la fortuna e la salvezza di Roma», aggiunge poi che la realizzazione di un parco naturale nell’area, disposta dalla Regione, «è stata già attivata fin dal giugno 2009». Come, non è dato saperlo, visto che è impossibile la coesistenza, nella stessa area, di un parco e una discarica. Nessun cenno a raccolta differenziata e alti livelli di materiali inquinanti nelle falde acquifere del territorio. Di questo, l’avvocato non sopporta parlare.