Ancora sullo stadio: le critiche di Pro Natura
Articolo di Emilio Soave dal bollettino Obiettivo Natura del 11 novembre 2008
09 September, 2011
Su “Obiettivo Ambiente” del luglio scorso abbiamo già dato notizia della decisione della
Juventus di abbattere lo Stadio delle Alpi, per realizzarne uno completamente nuovo
della capienza di 40.500 posti. È chiaro che il primo aspetto da sottolineare è lo spreco di
pubblico denaro, rispetto ad un’opera realizzata vent’anni fa con i soldi della collettività
e costata, tutto compreso, 250 miliardi di lire, senza contare la distruzione di una vasta
area agricola nella porzione nord-ovest del territorio. Occorre però anche qualche ulteriore
elemento di riflessione. In primo luogo dobbiamo renderci conto di quanto il mondo del calcio sia in crisi, con gravi risvolti sui bilanci economici delle Società. Con quali risorse la Juventus realizzerà la ricostruzione dello stadio? Si parla di 105 milioni di euro, ma sappiamo che, in questo
ed altri campi, i costi si incrementano sempre in corso d’opera. Da dove prenderà la Juventus
queste risorse? Nessuno crede all’autofinanziamento, quindi l’idea di fondo è pur sempre quella di attingere a risorse pubbliche (CONI e Credito Sportivo). Ma non siamo in un periodo di vacche magre, con mutui sempre più cari ed una finanza mondiale in una crisi che durerà almeno alcuni anni? Se tutto questo è vero, occorre fare qualche altra considerazione. La Città di Torino aveva
approvato il 16 dicembre 2002 la Variante Urbanistica n. 56, a cui avevamo fatto nutrite osservazioni, tutte respinte, con cui negavamo “l’interesse pubblico” di detta variante. Con tale variante si ammettevano per il comprensorio “Stadio delle Alpi” vaste attività commerciali da aprire all’intervento di operatori privati, concedendo poi lo Stadio delle Alpi in diritto di superficie per 99 anni (come dire quasi per sempre). In pratica ciò significa autorizzare l’apertura di nuovi
grandi centri commerciali, e una multisala cinematografica (Multiplex). Alla variante
doveva succedere la sottoscrizione di un Piano Esecutivo Convenzionato, mai sottoscritto.
La Juventus aveva troppe incertezze sulla copertura dei suoi impegni. Il 12 dicembre
2005 il Comune di Torino approvava una nuova variante, la 123, che incrementava ulteriormente
la quota di attività commerciali previste nel comprensorio Stadio delle Alpi, in nome di una “evoluzione del concetto di stadio”, che vede crescere sempre più le “attività commerciali e di servizio”. Poi, nuova virata della nave: si sperava nell’assegnazione dei Mondiali di calcio all’Italia (per fortuna non assegnati!) e la Juventus pensa di attingere a finanziamenti statali. Si sigla così
un Protocollo d’Intesa tra la Juventus e la Città in data 12 febbraio 2007 che ammetteva interventi di ristrutturazione molto più pesanti di quelli previsti nel 2002. Poi arriva la nuova svolta: tramontati i Mondiali di Calcio in Italia, la Juventus propone nell’aprile 2008 un Programma Integrato (PRIN) in variante alle precedenti due varianti! Questo PRIN viene fatto proprio
dalla Giunta Comunale, ed ora approvato dal Consiglio comunale il 20 novembre. Il PRIN prevede la stipula di un nuovo Protocollo d’Intesa, che prevede la totale demolizione del vecchio Stadio delle Alpi, la sua completa ricostruzione, ed un ulteriore incremento di attività commerciali al contorno (in pratica, i centri commerciali diventano 3, con gioia del Comune di Venaria, in
un’area già satura di attività legate alla grande distribuzione). Come se non bastasse, si propone al Consiglio Comunale di approvare anche uno “Studio d’Insieme” per tutto l’ambito della Continassa per realizzare nelle ultime aree libere circostanti un vasto “Parco Acquatico”, con “Centro benessere
e fitness”, per il quale verrà proposto un bando ai privati. Concludendo: una vasta area pubblica, un
tempo agricola, destinata dal Piano Regolatore originariamente a “Verde e Servizi”, verrà completamente data ai soggetti privati, ed ai grandi operatori commerciali, senza lasciare più un metro di verde...Alla fine, la Juventus non avrà i soldi per il nuovo stadio, ma le grandi attività commerciali si installeranno ben prima, creando ulteriore devastazione di territorio, e consentendo
al Comune di incassare cospicui oneri di urbanizzazione. Ma dove sta l’interesse pubblico?