Ispra, rapporto shock su Malagrotta: «Tutta l'area è compromessa»
Il dossier, commissionato dal Ministero dell'Ambiente, è stato reso noto dai Verdi. Lo studio indaga i livelli di inquinamento di tutta la Valle Galeria. La situazione più grave è quella delle falde acquifere
27 September, 2011
L’area di Malagrotta è ormai interamente compromessa e c’è il rischio, ripetono in molti, di un «disastro ambientale». A confermare ulteriormente questo quadro allarmante è uno studio commissionato all’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) dal Ministero dell’Ambiente, rimasto fino ad oggi riservato e reso noto dai Verdi. Il «documento shock», contenente i risultati di diversi rilevamenti condotti tra il 2009 e il 2010, è stato consegnato simbolicamente questa mattina da alcuni esponenti del partito al presidente della Regione Renata Polverini.
Così, mentre il commissario straordinario Pecoraro si trova alle prese con la scelta di un sito temporaneo dove stoccare i rifiuti, in attesa che sia pronta la nuova discarica con annesso impianto di Pizzo del Prete, il dossier sgombra il campo dai dubbi, e chiarisce che si osserva «una compromissione ambientale dell’intera area in esame».
A destare maggiore preoccupazione, è la situazione delle falde acquifere. L’indagine «evidenzia una contaminazione diffusa delle acque sotterranee, esterne ed interne al sito, da parte di metalli e inquinanti». «Il quadro qualitativo delle acque sotterranee nell’area di Malagrotta – si legge nell’indagine – risulta fortemente compromesso e i dati analizzati mostrano una contaminazione diffusa su tutta l’area a causa delle attività industriali, dalla Raffineria di Roma, alla discarica di Malagrotta e al deposito De.Co., che costituiscono la pressione ambientale più rilevante su questa risorsa». E ancora: «La contaminazione a carico della falda sia internamente al “polder” e quindi all’area di discarica, che esternamente ad esso, è dovuta ad un ampio range di contaminanti tra i quali i maggiormente diffusi sono metalli e Metalloidi quali Arsenico, Ferro, Manganese e Nichel, altri inorganici quali il Boro, idrocarburi aromatici, principalmente il benzene, composti clorurati cancerogeni (Cloruro di Vinile), Clorobenzeni (1,4-diclorobenzene), fenoli (Pentaclorofenolo) e idrocarburi». Nei monitoraggi 2010 dell’Arpa, ricorda l’Ispra, «per alcuni piezometri(pozzi di rilevamento, in tutto 39, 9 interni e 30 esterni alla discarica, ndr), si è riscontrato un peggioramento del livello di contaminazione rispetto a quanto rilevato nel corso della campagna di monitoraggio del 2009».
Ma sono molto elevati anche i livelli di inquinamento delle acque superficiali della zona, in particolare del Rio Galeria, per il quale il dossier parla di «grave stato di degrado». A compromettere lo stato di salute del fiume, infatti, oltre agli scarichi industriali e civili, è anche «l’eventuale contaminazione delle acque da parte di elementi tossici provenienti dalla dispersione del percolato della discarica di Malagrotta».
Preoccupanti anche i dati sulla qualità dell’aria: «Emerge una situazione critica di inquinamento atmosferico per la zona di Malagrotta con valori di indicatore ambientale nettamente superiori a quello di riferimento nazionale per quasi per tutti gli inquinanti considerati tranne che per gli IPA (Idrocarburi policiclici aromatici, derivanti da combustioni incomplete di combustibili fossili, ndr) e le diossine. In particolare, il valore peggiore, è quello riferito all’emissione pro capite calcolata per il metano (1.323,58 g/abitante) imputabile ovviamente alla presenza della discarica nell’area di interesse».
Esaminato il dossier, Legambiente Lazio esprime forte preoccupazione e chiede misure concrete: «Insieme ai comitati cittadini e alle associazioni che chiedono a gran voce la chiusura della discarica, eravamo già da tempo allertati dalle forti criticità che caratterizzano tutta l'area; la conferma dello stato di contaminazione diffuso delle acque sotterranee, sia interne che esterne al sito, per la presenza di metalli e inquinanti organici richiede un intervento tempestivo di bonifica dei luoghi inquinati», spiega il presidente dell'associazione Lorenzo Parlati. «Malagrotta deve essere chiusa al più presto e per farlo si deve puntare con convinzione sull'impiantistica per la differenziata e il trattamento dei rifiuti, le isole ecologiche per il riuso, attivando poi fino in fondo il ciclo industriale per il riciclaggio», rilancia Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio.
"Malagrotta inquinata da metalli e mercurio. Ecco il dossier shock sulla discarica" - da Repubblica.it del 27.09.2011