Puglia, trasporto pubblico locale al collasso se confermati i tagli del Governo
L’assessore pugliese alla Mobilità sostenibile Minervini ha illustrato i tagli al trasporto pubblico che ci saranno a seguito della manovra governativa. Il costo complessivo di 90 milioni è ripagato solo per un terzo dal costo dei biglietti. Il resto deriva in parte dalla regione e in parte dallo Stato. Secondo i calcoli di Minervini alla Puglia mancheranno circa 45 milioni di euro
27 September, 2011
“Per chiudere il 2011 il governo deve ancora trasferire 825 milioni alle Regioni destinati ai servizi ferroviari di Trenitalia, circa 45spettano alla Puglia. È in gioco la credibilità istituzionale dell’esecutivo, se questo viene meno agli accordi già presi in Conferenza delle Regioni. Inoltre il prossimo anno, se il taglio del 75% (cioè di 30 milioni di euro, ndr) dovesse essere confermato, si arriverà al collasso del sistema di trasporto pubblico”.
L’assessore alla mobilità Guglielmo Minervini è andato giù duro: “Il taglio della manovra economica del luglio scorso sembrava risarcito, ma ancora ieri, nel corso della commissione tecnica della Conferenza Stato-Regioni il Ministero delle Finanze ha chiesto tempo per verificare la congruità delle risorse. Ad oggi abbiamo potuto erogare a Trenitalia meno di 12 milioni, neanche tutta la prima trimestralità. Trenitalia ci ha già chiesto gli interessi sui mancati introiti e questa incertezza sta producendo già inevitabili ricadute negative per i pendolari”.
“Stiamo parlando di un servizio che muove ogni anno trecento treni al giorno sulle linee Bari – Barletta – Foggia; Bari – Brindisi – Lecce; Bari – Gioia Del Colle – Taranto, circa 13,8 milioni di passeggeri e costa complessivamente 90 milioni di euro. Solo un terzo è coperto dal ricavo della vendita dei biglietti, gli altri 60 milioni arrivano il larga parte dai trasferimenti statali e 3,5 milioni dal bilancio autonomo regionale. A fronte di questo bisogno la quota assegnata alla Puglia per il 2012 è solo di circa 15 milioni, esattamente il 75% in meno di quanto è necessario per mantenere gli attuali livelli di servizio.
“Avremmo parlato di efficientamento – ha sottolineato Minervini – se il taglio si fosse fermato tra il 10 e il 20% ma qui andiamo verso la catastrofe. Già lo scorso anno abbiamo chiesto che, per compensare i mancati trasferimenti, ci fosse l'attivazione immediata di meccanismi di fiscalizzazione con la regolazione del prelievo diretto da parte delle Regioni della quota di accise sulla benzina. Ma oggi siamo ancora lontani dalla redazione dei decreti attuativi del federalismo fiscale e da questa soluzione, che resta l’unica possibile. Chiediamo al governo una soluzione strutturale”. Allora quali scenari si delineano? “Ci stiamo preparando al peggio – ammette l’assessore –, ci prepariamo alla fase in cui dovremo gestire il servizio con meno risorse. Con Trenitalia stiamo provando a razionalizzare, allentando il servizio dove è minore la domanda e potenziandolo sulle direttrici con maggiore affluenza di pendolari. Partirà in questo senso già dal 1° ottobre una sperimentazione sulla Gioia-Rocchetta e sulla Canosa-Spinazzola di riduzione delle corse e conversione con servizi su gomma che assicurano il servizio, ma costano tre volte di meno. Stiamo elaborando un nuovo modello di organizzazione del servizio che individui stazioni hub dove far confluire i servizi su gomma per poi potenziare i collegamenti su ferro con maggiori partenze. Ma tutto questo rischia di non essere sufficiente. Se non abbiamo risposte dal governo dovremo muoverci verso la prospettiva di elevare il costo dei biglietti, gli investimenti sul rinnovo dei treni e stiamo valutando, come altre regioni, un possibile ritocco all’accisa sui carburanti. Dobbiamo aprire una discussione pubblica sugli scenari possibili. Comincerò in settimana con la cabina di regia nella quale siedono le organizzazioni sindacali”.