"Make love, not waste". A Capannori i "10 comandamenti" di rifiuti zero
Paul Connett, teorico della strategia Rifiuti Zero, al convegno di Capannori “Verso un coordinamento nazionale/internazionale dei comuni rifiuti zero”. Dieci passi per far diventare la spazzatura soltanto un ricordo
10 October, 2011
Laura Gianni
Servono dieci passi per far diventare la spazzatura soltanto un ricordo. Niente congegni complessi o progetti utopici, ma buone pratiche e impegni concreti: di questo c’è bisogno per vincere una sfida che riguarda l‘umanità intera, quella della sostenibilità ambientale. Facile a dirsi, ma non altrettanto a farsi? Il bello sta proprio qui: nel progetto Rifiuti Zero, chiunque può fare la sua piccola parte per salvare il pianeta. Ed ecco che con il poco di tutti si arriva lontano.
È questo il pensiero positivo dell’ideatore della strategia Zero Waste Paul Connett, presente a Capannori nella giornata di sabato 8 ottobre in occasione del meeting “Giornate Internazionali: esperienze comuni verso rifiuti zero”. Nel Comune lucchese, il primo in Italia ad adottare nel 2007 la delibera Rifiuti Zero, il docente non ha mancato di ribadire i capisaldi di un piano che ha contagiato ormai tutto il mondo.
“Zero Waste – spiega il professore – è innanzitutto un piano a “bassa tecnologia”: vale a dire che la maggior parte degli impianti necessari possono esser progettati e costruiti da aziende locali”.
“Questo significa – aggiunge passando al secondo punto –assicurare al territorio più occupazione, opportunità per la sua impresa e, in generale, una maggiore ricchezza. L’intento è quello di combattere il processo di privatizzazione condotto dalle grandi multinazionali, favorendo così gli interessi delle comunità locali”.
“Puntare dritto alla sostenibilità ambientale: questa è la direzione da seguire, la sfida più importante rimasta da giocare – afferma -. Se l’umanità intera consumasse come fanno attualmente gli Americani, servirebbero ben quattro pianeti come la Terra; se prendesse invece a modello gli Europei, ne servirebbero almeno due. Inutile dire che il mondo è uno solo: sta a noi cambiare qualcosa per invertire la rotta. E questo processo di rinnovamento può avere origine proprio dai rifiuti, una realtà che riguarda tutti e che può far sentire tutti protagonisti del cambiamento”.
“Non c’è niente di utopico e irrealizzabile in questo progetto – dichiara Paul -: a confermarlo è il fatto che ciascuno degli ingranaggi necessari al funzionamento di Zero Waste è ora in funzione in una qualche parte del mondo. Ciò testimonia l’estrema concretezza e la credibilità del piano”.
“Rifiuti Zero è democrazia – ammette -: attraverso lavoro e ricerca sul residuo, vengono coinvolte tutte le componenti della società per il miglioramento del sistema”.
“Tra queste ultime, ad esser chiamati in causa – specifica – sono sicuramente gli esperti più prestigiosi nell’ambito dell’educazione e istruzione, ma anche gli studenti hanno un ruolo importante”.
“Il messaggio che lanciamo è positivo – sostiene -. Preferiamo non inoltrarci nella selva dei “no ad ogni costo”, ma dire moltissimi sì: sì al lavoro, sì al porta a porta, sì al riuso”.
“Si parte dai rifiuti per fare comunità – confessa Paul -. Zero Waste è infatti un progetto inclusivo e volto a rafforzare i legami tra le persone che lottano per la stessa causa”.
“Per un mondo senza rifiuti, politici e cittadini devono camminare sulla stessa strada – sottolinea -: chi ha cariche istituzionali è chiamato a non disperdere la creatività della popolazione, ma anzi a farne tesoro".
“Con Zero Waste – conclude - si inietta ottimismo nelle vite di giovani e bambini, resi inevitabilmente cupi e tristi dall’attuale situazione in cui versa in pianeta e dalle non rosee previsioni annunciate”.
Ed infine “l’undicesimo comandamento”: “make love, not waste”. Un messaggio forte e chiaro per un mondo più pulito e vivibile ed una comunità meno consumista e più felice.