Ikea a Nichelino: questione di tavoli. Intervista all’Assessore Ugo Cavallera
Per fare un tavolo ci vuole il legno – che in Piemonte non manca - e per fare Ikea a volte ci vuole un altro tavolo: tecnico. L'Assessore all’Urbanistica Cavallera racconta il lavoro del tavolo tecnico istituito dalla Regione Piemonte e l’interesse di Ikea a restare sul territorio, nel rispetto dei vincoli ambientali
14 October, 2011
Ikea, partita chiusa? Sembrerebbe di sì: un mega polo commerciale a Nichelino, sull’area ex Viberti, da dividere con Auchan. “La Loggia definitivamente sfumata” scrive La Stampa, e il Governatore Roberto Cota commenta “Non potevamo lasciarceli scappare”. Solo qualche mese fa Ikea aveva annunciato che avrebbe rivolto le vele altrove, dopo il no di Saitta: un no al consumo di suolo, approvato anche dalla Regione. La storia sembrava chiusa ma dopo l’estate arriva la sorpresa: la palla è passata a Cota, Ikea è felice di trattare e le ipotesi alternative (già avanzate dalla Provincia e scartate categoricamente) sembrano improvvisamente progetti allettanti. Cos’è successo? L’abbiamo chiesto all’Assessore all’Urbanistica della Regione Piemonte, Ugo Cavallera.
“Intanto non parlerei di trattative: la Regione non sta trattando con Ikea, noi abbiamo creato un tavolo tecnico per fornire tutto il supporto necessario all’azienda, aiutando gli amministratori svedesi a comprendere a fondo le questioni sindacali e i vincoli ambientali e urbanistici che è necessario rispettare”.
Non chiamiamola trattativa. Però la partita si è riaperta da quando è intervenuta la Regione, che pure aveva approvato i vincoli posti dalla Provincia contro il consumo di suolo. Se le regole del gioco sono le stesse, come è stato ribaltato il risultato?
Il nostro obiettivo è sempre quello di aiutare le imprese che vogliono investire sul territorio piemontese. Questa era la priorità, anche se ovviamente non a qualsiasi prezzo, ma solo nel rispetto dei vincoli territoriali esistenti. Da parte della Regione c’è stata molta apertura al dialogo e una grande attenzione verso le esigenze strategiche di Ikea, che era necessario coniugare con gli interessi del nostro territorio. Tutti gli interessi, compresi quelli ambientali. Quello di Ikea è un investimento importante, sia per noi che per loro, e lo dimostra il fatto che siano intervenuti i vertici dell’azienda, il board centrale. Il tavolo è servito a far chiarezza sui vincoli, ma anche sui tempi di realizzazione, che sono sempre l’ostacolo più grosso per gli investimenti. Abbiamo rassicurato Ikea che avremmo dato tutto il nostro appoggio e la nostra assistenza per evitare che eccessi di burocrazia mandassero a monte il piano. Questo è un punto molto importante, su cui la Regione sta lavorando intensamente e non solo per il caso Ikea: vogliamo arrivare all’approvazione di una modifica importante ai regolamenti urbanistici, che sostituisca il lungo procedimento burocratico di approvazione dei piani regolatori con delle conferenze di panificazione, in cui si concentrino e concertino nello stesso momento tutte le parti in causa.
Tornando al nuovo stabilimento Ikea, sui giornali si legge quasi ogni giorno una nuova ipotesi, ma la più accreditata sembrerebbe ormai quella dell’area di Nichelino. E’ già sicuro?
Ikea sta ancora valutando, fra una rosa di ipotesi che conosciamo bene. C’è un forte interesse verso una o due aree in particolare, che sono quelle citate da tutti i giornali, ma non posso dire nulla di più perché al momento non c’è nulla di ufficiale.
Quindi non ci sono “nuove alternative”, i siti proposti sono sempre quelli di cui si parlava da mesi…
Basta leggere le rassegne stampa. I siti proposti a Ikea erano sul tavolo fin dall’inizio.
Sui giornali si è parlato anche di un riesame della procedura che ha negato l’autorizzazione a costruire sul sito di La Loggia. E’ stato fatto qualche errore?
La Provincia ha espresso legittimamente un parere, partendo da un presupposto su cui, a parole, si è tutti d’accordo: utilizzare le aree già compromesse. Detto questo, si può valutare caso per caso, perché un conto è costruire uno stabilimento isolato in mezzo alla campagna, un altro è prendere in considerazione dei lotti che sono nominalmente agricoli ma magari già inseriti in un contesto che prevede altre costruzioni. In ogni caso, la verifica è ancora in corso, non posso parlare di un esito che non c’è, e comunque ci sono altre opzioni nel torinese.
E non solo. Si parla di un terzo stabilimento nel Piemonte orientale, spuntato da quando del caso si è occupato Roberto Cota, di Novara: solo un caso?
Certo che no, c’è stato un grandissimo lavoro diplomatico, che ha portato al clima di fiducia reciproca attuale. Che non riguarda solo la localizzazione dello stabilimento, ma anche l’approvvigionamento dei materiali. Ikea ha organizzato un workshop per incontrare i fornitori di legname piemontese e quelli che potremmo definire i “fornendi”: aziende del settore manifatturiero che potrebbero dare un grande contributo nei rifornimenti.
Ma non è un po’ difficile per aziende di piccole dimensioni, quasi artigianali, entrare a far parte del mondo Ikea, che lavora su produzioni enormi e standardizzate, a prezzi ovviamente molto più bassi?
Bisogna essere ragionevoli: non avrebbe alcun senso dire che si possono assorbire nel meccanismo le piccole produzioni di falegnameria e artigianato locale, sono mondi diversi. Ma il Piemonte ha tutte le carte in regola per diventare un fornitore di legname di tutto rispetto: Ikea utilizza in gran legno di provenienza europea, quindi perché non le aziende piemontesi?
Ci saranno degli accordi su una possibile percentuale di legname di provenienza locale?
Questo bisogna chiederlo a Ikea. Di certo la materia prima non ci manca.
Leggi anche: Maxi polo commerciale con Ikea e Auchan - da La Stampa Torino del 14.10.2011