Climate policy tracker 2011, l'Europa bocciata da Wwf ed Ecofys in materia di clima ed energia
Pubblicata l'edizione 2011 del rapporto Wwf-Ecofys sulle politiche adottate dagli stati europei in materia di energia e cambiamento climatico. Piuttosto negativo il giudizio complessivo, bocciata anche l'Italia, per la mancanza di una strategia a lungo termine
01 December, 2011
L’Unione Europea non sta facendo abbastanza su clima ed energia e di questo passo non raggiungerà l’obiettivo della decarbonizzazione entro il 2050. In una scala di valutazione dalla A alla G (dove G è il voto più basso), la media generale delle politiche climatiche europee corrisponde alla lettera "E": un dato molto deludente che coincide esattamente con la media italiana. E’ questa l’analisi che, proprio mentre è in corso il vertice ONU di Durban sui cambiamenti climatici, emerge dall’edizione 2011 del Climate policy tracker dell’Unione europea, uno studio di Wwf ed Ecofys .
Il rapporto (vedi allegato) attribuisce un voto ad ogni Stato europeo per le proprie politiche climatiche ed energetiche, valutando ogni singolo settore dell'economia nazionale (fornitura di elettricità, industria, edifici, trasporti, agricoltura e silvicoltura), ciascuno analizzato secondo le due macroaree di energie rinnovabili ed efficienza energetica. Secondo i dati raccolti per l'ultima edizione del Climate policy tracker, la situazione è stazionaria in molti Paesi: purtroppo resta un generale empasse riguardo alle azioni a lungo termine. In questo contesto tra i paesi più promettenti ci sono, con una D, Danimarca e Germania, tra i mediocri la Francia, con una E, e la Romania con una F ma in salita. In discesa invece, ma non tra i peggiori, l’Irlanda che si allontana dalla sua D.
La Danimarca ha presentato una strategia energetica 2050 con l'obiettivo di diventare indipendente dai combustibili fossili entro il 2050. Questa strategia non è stata ancora discussa dal Parlamento, ma c'è un accordo generale per un chiaro obiettivo 2050. La Germania ha introdotto il suo concetto di energia con l’obiettivo a lungo termine per ridurre le emissioni dell’ 80-95% entro il 2050, ma tale obiettivo non è giuridicamente vincolante. Francia e Romania hanno fatto dei piccoli passi in avanti assegnando finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo nelle energie rinnovabili. L’Irlanda ha invece accantonato il suo progetto di legge per il cambiamento climatico e l’Olanda ha ridotto i suoi obiettivi per il 2020 al minimo livelli UE. Tra i Paesi in fondo alla classifica, con una F, Bulgaria, Lussemburgo, Grecia, Polonia.
“Le evidenti lacune nella politica dell’Unione europea hanno fatto scattare il campanello d’allarme – commenta dice Mariagrazia Midulla, responsabile policy Clima ed Energia del Wwf Italia - L’Emission Trading System (ETS) deve essere reso di nuovo rilevante. la direttiva sull’efficienza energetica non può soccombere al facile compromesso del minimo comune denominatore”.
E l’Italia? Il nostro Paese conferma il voto “E” conferitogli nell’edizione precedente dello studio. In particolare, manca ancora una strategia globale e trasparente sul clima che rifletta l' ambizione di raggiungere un’economia a basse emissioni di carbonio, situazione aggravata da una generale mancanza di coordinamento e di impulso politico a livello nazionale. Il Piano d’azione nazionale per le energie rinnovabili, pubblicato nel giugno 2010, e quello per l’efficienza energetica, pubblicato nel luglio 2011, contengono iniziative che dovrebbero essere attuate entro la fine del 2011. Tuttavia, la difficile situazione economica potrebbe ritardare o ridurre gli incentivi a muoversi verso un’economia a basse emissioni di carbonio, a meno che il governo non inizi finalmente a considerare la green economy come una delle strategie di ripresa più promettenti.
Riguardo alla fornitura di elettricità, il provvedimento fondamentale è stato lo stop al piano nucleare, ma tuttora non c’è una nuova strategia trasparente su energia e clima, senza contare che per le fonti alternative il conto energia è stato ridotto ed è soggetto a continue modifiche. Nel settore dell’industria, non risulta alcuna politica di sviluppo delle energie rinnovabili. Per gli edifici, viene citato come unico elemento positivo il Decreto Rinnovabili n.28/2011 che contiene misure come l’obbligo della certificazione energetica, mentre per il settore trasporti, si fa riferimento alle proposte di legge per gli incentivi alle auto elettriche. Nessuna azione, invece, è prevista per favorire energie rinnovabili ed efficienza energetica nei settori di agricoltura e silvicoltura.
Il Climate policy tracker dell'Unione europea 2011 è stato redatto utilizzando informazioni pubblicamente disponibili. Esso misura tutti i settori che influenzano le emissioni di gas a effetto serra all'interno dell'Unione europea come la politica climatica generale, fornitura di energia elettrica, industria, edilizia, trasporti, agricoltura e silvicoltura.