Abolizione Province, Lacorazza (Upi): «In materia ambientale, il rischio è uno spezzatino di competenze»
Le scelte in campo di tagli alle emissioni, energie rinnovabili, rifiuti, consumo di suolo, saranno suddivise tra Regioni e Comuni. Muraro (Upi Veneto): «Ma in questi ambiti servono politiche di macro-area». Per i rappresentanti dell'Upi i rischi sono maggiori inefficienze e minore tutela dell'ambiente
06 December, 2011
Il rischio, sintetizza il presidente della provincia di Potenza e responsabile Ambiente di Upi Piero Lacorazza, è «di fare uno spezzatino». A Roma, in occasione dell’assemblea annuale Upi programmata da tempo, le Province italiane hanno discusso il 5 e il 6 dicembre del provvedimento del governo che prevede un ridimensionamento di questi enti. Con lo scopo di arrivare alla loro abolizione. Ma se cancellare le amministrazioni provinciali con un tratto di penna è cosa semplice, è più difficile ridistribuire le loro competenze a Comuni e Regioni. Soprattutto in materia ambientale, dove, continua Lacorazza, «c’è bisogno di avere azioni integrate e complesse, dai piani energia al ciclo dei rifiuti,fino alla pianificazione di area vasta». La suddivisione delle competenze, spiega Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso e di Upi Veneto, «sarà definita da ogni Regione entro aprile. Mi auguro almeno che le competenze ambientali vadano alle Regioni, perché in questo ambito servono politiche di macro-area». Ma questo non risolverebbe comunque i problemi, perché «le Regioni sono enti troppo lontani dal cittadino, mentre i Comuni non hanno le capacità per gestire certe problematiche».
Per quanto riguarda le singole politiche ambientali si annunciano tempi duri, con il rischio di non riuscire a raggiungere certi obiettivi già prefissati, come nel caso di quelli che riguardano le rinnovabili e il taglio delle emissioni. «Per esempio – spiega Lacorazza – c’è bisogno di un ente superiore ai Comuni per decidere sul consumo di suolo, così come i Comuni non possono da soli decidere sui tagli alle emissioni previsti nel Pacchetto 20-20-20. C’è il rischio di non riuscire a raggiungere questi obiettivi». L’Upi è uno strumento di supporto al Patto dei sindaci, sono le Province a redigere i Paes (Piani d’azione per l’energia sostenibile). «Queste cose non possono farle i Comuni, perché c’è bisogno di competenze superiori, di un ente che coordini e gestisca».
Tra i temi più problematici c’è quello dei rifiuti. «Per i piccoli Comuni, sarà complicato lavorare alla pianificazione del ciclo dei rifiuti, pensi che a volte è difficile anche metterli insieme per la raccolta», sottolinea Lacorazza. «In assenza delle Province, chi deciderà in quali aree costruire un impianto per il compostaggio o un termovalorizzatore? Non ci si può affidare a un insieme di Comuni che diranno no perché non vogliono gli impianti, o accetteranno solo perché li considerano remunerativi». La Provincia di Treviso è una delle più virtuose d’Italia per la gestione dei rifiuti, con una percentuale di raccolta differenziata che arriva al 78%: «Mi auguro almeno – dice Muraro – che venga mantenuta questa organizzazione, anche se le Province erano l’ente ottimale per gestire tutto il ciclo».
Cosa cambierà per i cittadini? Lacorazza e Muraro concordano: «Non ci saranno risparmi». Piuttosto, sottolinea il responsabile Ambiente di Upi, «aumenteranno le inefficienze, i costi e diminuirà la protezione dell’ambiente. Sui temi ambientali, la pressione delle lobby è forte e quando c’è incertezza su chi fa cosa, si apre il campo alla proliferazione di interessi anche illeciti, mentre quando c’è chiarezza sulle competenze e le procedure, il cittadino è protetto».
Le Province vanno rinforzate! - da Il Fatto Quotidiano del 07.12.2011