Emissioni, l'Italia raggiungerà gli obiettivi di Kyoto (grazie alla crisi)
A margine della conferenza Onu sul clima di Durban, il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha “corretto” i recenti dati diffusi dall'Aea, annunciando che l'Italia ha già mantenuto gli impegni di Kyoto. Il problema, a questo punto, è evitare che i gas serra tornino a crescere quando la crisi economica sarà finita. L'Italia, ha aggiunto Clini, è disponibile a un Kyoto-2
09 December, 2011
L'Italia raggiungerà gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati nell'ambito del Protocollo di Kyoto. Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini a margine della conferenza Onu di Durban sul cambiamento climatico (Cop17), che sta decidendo il futuro della strategia internazionale per il contrasto del global warming. Ratificando il Protocollo, il nostro Paese si era impegnato a tagliare, entro il 2012, le emissioni di gas climalteranti del 6,5% rispetto ai livelli del 1990, scelto dalla comunità internazionale come anno di riferimento.
Un traguardo che sembra ormai alla nostra portata, nonostante le recenti stime diffuse dall'Agenzia ambientale europea (Aea), che indicavano l'Italia come uno dei pochi Stati in ritardo rispetto ai target di Kyoto. In realtà, come ha spiegato Clini durante la Cop17, l'Aea ha escluso dai calcoli l'assorbimento della Co2 da parte delle foreste e del suolo, nonché la riduzione delle emissioni legata a progetti finanziati in Paesi in via di sviluppo (il Protocollo prevede che vengano conteggiate anche queste quote, ndr).
A questo proposito, sarebbe forse il caso che i governi internazionali e le organizzazioni interessate trovassero un sistema chiaro e univoco per monitorare le emissioni, dal momento che questo non è il primo caso di divergenza tra dati calcolati da soggetti diversi (anche il Joint research center dell'Unione europea, ad esempio, indicava per il 2010 un incremento dei gas serra prodotti in Italia). Aggiornando i calcoli secondo le precisazioni del ministro, comunque,, risulta in effetti che l'Italia ha già ridotto le sue emissioni di gas serra del 6,8% rispetto al 1990, centrando con anticipo il suo obiettivo. A permettere questo risultato, però, più che le politiche pro-clima è stata la crisi economica che non accenna ad allentare la sua morsa. La frenata delle attività produttive e dei consumi, infatti, sembra aver dato il contributo maggiore all'inversione di tendenza (fino a pochi anni fa, il trend delle emissioni indicava un aumento continuo). Il timore, e lo ammette lo stesso ministro Clini, è che l'auspicata ripresa economica possa coincidere con una meno desiderabile risalita dei gas serra. «Adesso il problema è quello di perfezionare il decoupling tra l’effetto della crisi economica e la riduzione delle emissioni – ha dichiarato - Dobbiamo poter tornare a crescere senza dover temere una ripresa dei gas serra».
L'unica strada possibile, va da sé, è quella di promuovere attività produttive a basso impatto e di garantire stabilità agli incentivi per l'efficienza energetica. Dal canto suo, intanto, nel suo intervento alla plenaria di Durban (vedi allegato e video) Clini si è dichiarato, a nome del Governo, disponibile a prorogare gli impegni dopo la scadenza del Protocollo di Kyoto prevista nel 2012. Una presa di posizione che gli è valsa il plauso convinto di Legambiente. Secondo l'associazione ambientalista, infatti, «a Durban l'Italia, con l'intervento del ministro dell'Ambiente, ha finalmente abbandonato il gioco ostruzionista del passato».
Le intenzioni, dunque, sono buone, ma potrebbero non bastare. Non solo perché dovranno essere seguite da politiche nazionali che puntino nella direzione di tagliare le emissioni, ma anche perché la disponibilità dell'Italia potrebbe essere vanificata, sul piano internazionale, dal fallimento della conferenza di Durban. È tutt'altro che scontato, infatti, che i delegati dei 190 Paesi presenti in Sudafrica riescano a concludere un accordo legalmente vincolante per il dopo-Kyoto. La Cop17 si chiuderà tra poche ore, per cui il tempo a disposizione per trovare una posizione che accontenti le potenze occidentali con le economie emergenti è davvero poco. Esattamente come quello che ci resta per evitare una vera e propria catastrofe climatica.
Il video dell'intervento di Clini a Durban (fonte: ItalianClimateNet)