Multe ai negozi con le porte aperte, non è solo una faccenda milanese
Da qualche giorno i vigili di Milano stanno multando i negozianti che tengono le porte aperte con i riscaldamenti accesi. La vicenda, tra proteste e apprezzamenti, ha varcato i confini locali, dando il via a un dibattito più ampio, pure sulla stampa nazionale. E anche all'estero c'è chi si interroga sull'argomento
20 December, 2011
È di qualche settimana fa la decisione del Comune di Milano di inserire nell'ordinanza anti-smog anche i negozi “spreconi”, che tengono le porte aperte anche quando il riscaldamento è in funzione. Da qualche giorno i vigili urbani stanno procedendo ai controlli, diffidando e poi multando (per 45 euro, ndr) i commercianti che non si adeguano alla norma. La vicenda, che ha suscitato feroci polemiche da parte dei negozianti e delle loro associazioni, ha finito col dare il via a un dibattito più ampio, che ha oltrepassato i confini cittadini. Altri comuni, a cominciare da Mantova e Saronno, hanno già seguito l'esempio del capoluogo, e altri ancora potrebbero farlo a breve, soprattutto in quelle aree dove il problema dell'inquinamento atmosferico è più grave.
A Torino, ad esempio, l'amministrazione fa sapere che sta acquisendo informazioni più precise sull'iniziativa di Milano e sulle eventuali indicazioni da parte della Regione, per poi valutare l'eventualità di adottare un provvedimento simile. Solo una coincidenza, invece, il fatto che a Roma, proprio in questi giorni, siano state sequestrate alcune stufe “a fungo” usate da bar e ristoranti per riscaldare l'esterno dei locali: in questo caso, infatti, la misura non è scattata per ragioni di smog o di risparmio energetico, ma solo per la presunta occupazione abusiva di suolo pubblico da parte dei gestori.
Porte chiuse anche a Perugia, dove l'amministrazione comunale sta predisponendo un'ordinanza anti-smog con molti provvedimenti simili a quelli già varati a Milano: blocchi del traffico, riduzione delle ore di accensione dei termosifoni e, appunto, obbligo per i negozianti di tenere chiuse le porte quando i caloriferi sono accesi. Milano, comunque, resta per il momento il baluardo della lotta ai punti vendita “spreconi”, anche grazie alla campagna della sezione locale di Legambiente, che da anni invita i cittadini a segnalare gli esercizi commerciali poco attenti al risparmio energetico. Con buona pace delle sigle di categoria, convinte che le porte chiuse scoraggerebbero i potenziali acquirenti, per Natale l'associazione ambientalista ha chiesto ai milanesi di boicottare i negozi che lasciano gli ingressi spalancati.
La questione, ovviamente, non riguarda solo l'Italia. Anzi, in alcuni Paesi europei il dibattito è aperto già da qualche anno. In Francia, ad esempio, c'è stato chi è andato a chiedere agli stessi negozianti il perché di una scelta così antieconomica, oltre che contraria all'ecologia. La risposta, anche Oltralpe, è sempre la stessa: le porte spalancate permettono ai clienti di entrare «più facilmente». Il problema è sentito anche in Gran Bretagna, dove esiste da qualche tempo la campagna “Closethedoor”, lanciata proprio per sensibilizzare i commercianti contro lo spreco energetico. I negozi britannici che aderiscono all'iniziativa possono esporre un adesivo sulla porta chiusa, in cui si spiega ai clienti che si tratta di un accorgimento per risparmiare energia. Gli esercizi aderenti, secondo le stime della Cambridge University, sono riusciti a ridurre i consumi anche del 50%, mentre il risparmio complessivo in termini di emissioni è stato finora di oltre 10 tonnellate di Co2. Nessuna, prova, invece, della presunta diminuzione dei clienti.
I sindaci contro i negozi "Tenete le porte chiuse sprecate troppa energia" - da La Repubblica del 20.12.2011