Torino. Ferrovieri dei treni notturni occupano il grattacielo di Intesa San Paolo
I tre lavoratori sono stati licenziati l'11 dicembre da Servirail, ex Wagon Lits, a seguto della soppressione dei treni notte sui quali lavoravano: "Licenziano 800 lavoratori delle ferrovie e poi finanziano strutture costosissime come questo grattacielo, avallato dall'attuale ministro dei trasporti Passera. Non ce ne andremo da qui finché non avremo risposte concrete sul nostro reintegro" - Diario dell'unico cronista tra gli occupanti (aggiornato al 23.12.2011)
22 December, 2011
Aggiornamento del 23.12.2011
Torino. Fassino convince i lavoratori ex Wagon Lits a scendere dal grattacielo Intesa San Paolo
I tre ferrovieri licenziati che mercoledì sera erano saliti per protesta sulla costruzione tornano a terra, convinti dalle parole del sindaco che dice di impegnarsi personalmente per il loro reintegro e per il ripristino dei treni notte
Giovedì 22 dicembre 2011
Ore 18,30
Torino, Corso Inghilterra. Ci troviamo ai predi del grattacielo in costruzione che ospiterà gli uffici di Intesa San Paolo. Nicola, Antonio e Matteo, tre ferrovieri da poco licenziati da Servirail, ex Wagon Lits, hanno deciso di occupare questo gigante di cemento armato; vogliono manifestare tutta la loro rabbia e la loro preoccupazione per un licenziamento che li lascia a casa senza alcun tipo di ammortizzazione sociale. Con loro ci sono altri due colleghi che non saliranno sul grattacielo, ma gestiranno la situazione dalla strada, in previsione delle forze dell’ordine che arriveranno non appena si diffonderà la notizia. Lavoravano tutti e cinque sui treni notte che collegavano il nord Italia al sud della penisola; tratte che permettevano di raggiungere le regioni meridionali dalle maggiori città del settentrione e viceversa con un unico viaggio notturno in un cuccetta. Parliamo al passato perché questi treni dal 12 dicembre sono stati soppressi. Non esiste più la possibilità di addormentarsi ad esempio a Torino e risvegliarsi a Palermo, guadagnando un intero giorno di lavoro (o di vacanza) e soprattutto risparmiando sul costo del biglietto; perché adesso è necessario spendere quasi il doppio, viaggiare in Freccia Rossa e Freccia Argento fino a Roma, dove si cambia treno per poi raggiungere le città siciliane, pugliesi e calabresi. Quello che i tre ferrovieri vogliono far presente, infatti, non è solo la perdita del proprio posto di lavoro, ma anche la soppressione di un servizio di trasporto che permetteva a tantissime persone, soprattutto residenti al sud, di viaggiare a prezzi popolari lungo tutta la penisola.
Ore 19,00
Il grattacielo sembra ancora pieno di operai al lavoro; tra le scale, i parapetti e i finestroni si vedono passare numerose persone. Tutto ciò crea una certa agitazione tra i ferrovieri, convinti che l’orario di lavoro sarebbe terminato molto prima. Aspettare per troppo tempo fermi nel bel mezzo di Corso Inghilterra potrebbe attirare l’attenzione; inizia a serpeggiare il dubbio se sia il caso di occupare o meno. Matteo dice che “O si fa stasera oppure non lo si fa più”. Matteo ha 43 anni, è il maggiore del gruppo; una figlia piccola a casa, alla quale questa mattina ha detto che usciva per andare a lavoro. Dice di sentirsi preso in giro, di essere “vittima di un abuso di potere che lo lascia in mezzo alla strada senza cassa integrazione” e inoltre di sentirsi “abbandonato dal sindacato nazionale”, che non ha tutelato lui e i suoi colleghi. Matteo vuole salire sul grattacielo a tutti i costi e convince gli altri ad aspettare che gli operai finiscano il turno per vedere se l’occupazione può riuscire.
Ore 19,45
Dopo una perlustrazione intorno all’edificio il turno degli operai sembra effettivamente finito. Nonostante l’attesa, l’ansia e i vari ripensamenti, i tre decidono di partire. Armati di tenda da campeggio, abbigliamento da montagna, torce, cibo e bevande si avviano verso l’entrata principale del grosso cantiere, che è incredibilmente libera; c’è solo una sbarra a metà facilmente aggirabile e nessuno che controlla. Entrare è un gioco da ragazzi. Il cantiere è un grande quadrato stracolmo di impalcature, pezzi di costruzione, furgoni e betoniere; in mezzo il grattacielo in fase di realizzazione, alto all’incirca 80 metri, e davanti ad esso un enorme buco profondo all’incirca 25 metri, che ospiterà probabilmente i futuri parcheggi. Aggirata la voragine, dopo qualche comico tentativo di avvicinarsi alla struttura trovando sempre la strada sbarrata, finalmente si riesce a trovare l’accesso alla scala da cui scendevano gli operai. Si sale. In poco tempo siamo al cosiddetto Solaio 4, a circa 50 metri d’altezza; è un corridoio di cemento armato lungo circa 25 metri e largo 10. Antonio, uno dei tre ferrovieri licenziati, posato il grosso zaino sulle spalle inizia a montare la tenda. Antonio ha 23 anni e lavorava sui treni notte dal 2006 come stagionale; dopo aver vinto una causa per un contratto irregolare, a settembre di quest’anno era stato assunto in modo effettivo e poco dopo licenziato in tronco. È contento di essere riuscito a salire e dice che non se ne andrà da qui “finché non verranno ripristinati i treni notte e finché non avrà la certezza di essere reintegrato al lavoro insieme a tutti i suoi colleghi”.
Ore 20,30
Dopo aver appeso uno striscione che reca la scritta “800 licenziati treni notte, Trenitalia e Governo assenti” inizia una tempesta di telefonate sui cellulari dei tre. Sono quasi tutti giornalisti, colleghi e conoscenti ai quali vene detto spiegato che è in corso un’occupazione del grattacielo in costruzione di Intesa San Paolo da parte di tre lavoratori dei treni notte appena licenziati. “La cosa essenziale è che la strada intorno al cantiere si riempia di più gente possibile, devono venire tutti qui a sostenerci”, dice Nicola, 22 anni, ferroviere sui treni notturni a lunga percorrenza da quasi cinque anni e licenziato l’11 dicembre scorso. “Abbiamo scelto di occupare il grattacielo perché è il simbolo del modo in cui il potere politico decide di investire quei soldi che dicono non esserci. Sopprimono i treni notturni, ci licenziano quasi tutti e poi investono milioni in opere come questa, che è stata avallata dall’attuale ministro dei trasporti Passera, ex amministratore delegato proprio di Intesa San Paolo. È soprattutto a lui che ci rivolgiamo. Da qui tanto non ce ne andiamo”. Intanto sembra che fuori dal cantiere siano arrivate Digos e Polizia.
Ore 21,30
Sulla strada vediamo arrivare Vigili del fuoco e una camionetta della Polizia con i lampeggianti accesi. Facciamo una diretta con Radio Blackout e ne programmiamo un’altra con Radio Popolare, mentre dalla strada flash di macchine fotografiche e una telecamera della Rai riprendono l’occupazione. Entrano nel cantiere quattro persone che si avviano verso la scala e in dieci minuti sono su: sono l’onorevole del Pd Stefano Esposito, il consigliere comunale Michele Curto di Sel e i due capicantiere che dirigono i lavori di quest’opera mastodontica e devastante. Parlano con i lavoratori licenziati, cercano di capire oltre alle ragioni di questa azione così eclatante anche le modalità con cui verrà portata avanti. I tre ribadiscono che non se ne andranno finché non verranno ripristinati i treni notturni e verrà restituito loro il lavoro. L’unica cosa che sarebbero disposti ad accettare sarebbe, al massimo, un atto scritto in cui si impegnano ad aprire un tavolo di trattative per risolvere la situazione. I due capi cantiere intanto ascoltano e sostengono due cose diverse: uno dice che se i ferrovieri licenziati non abbondoneranno il grattacielo si dovranno sospendere i lavori; l’altro dice invece che i lavori potrebbero comunque proseguire.
Per le ragioni di chi lotta per i treni notturni e per il proprio reintegro al lavoro entrambe le soluzioni possono essere positive: da una parte un’opera di tali dimensioni bloccata darebbe enorme visibilità ma anche sicure ripercussioni; dall’altra proseguire un’occupazione che non blocca la costruzione avrebbe comunque visibilità e la possibilità di coordinarsi meglio con le manifestazioni dei lavoratori dei treni notte licenziati a Roma, Milano e Messina.
Intanto salgono su anche due vigili del fuoco che fanno un breve sopralluogo per assicurarsi che il posto dove i tre si sono piazzati sia “in sicurezza”; dicono che va tutto bene, c’è solamente da spostare la tenda di qualche metro all’interno della costruzione e il loro lavoro è finito. Tornano giù e poco dopo li seguo.Il mio tempo di "cronista occupante" èstato intenso,rimangono su i tre protagonisti dell'azione.
Paolo Hutter intervista uno dei ferrovieri che lavorava sui treni notte soppressi
Meno treni, meno occupazione, più smog. Legambiente esprime solidarietà agli ex lavoratori di Wagon Lits - comunicato stampa di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta del 21.12.2011