Il sacchetto di plastica nelle città americane. Tra necessità ecologiche e recessione
In Italia i sacchetti di plastica dovrebbero essere banditi a partire dal 2010. Negli Stati Uniti è aperto il dibattito tra chi vuole vietarne il commercio e chi sostiene la tassazione. Intanto le borse di tela diventano rapidamente un simbolo per i più ecologicamente sensibili
02 March, 2009
SACCHETTI DI PLASTICA ADDIO!
L’Agenzia di Protezione Ambientale degli Stati Uniti ha rivelato che consumiamo ogni anno, in tutto il mondo, dai 500 ai 1000 miliardi di sacchetti di plastica. Solo un sacchetto di plastica su cento viene riciclato ed avrà diritto ad una seconda vita; gli altri 99, utilizzati solo una volta, vanno in discarica e lì rimarranno per chissà quanti anni.
Se invece finiscono in altri ambienti possono provocare danni molto ingenti. La maggior parte dei rifiuti presenti in mare è fatta di plastica, i cui frammenti possono ferire o addirittura uccidere gli animali (sono quasi 200 le specie di vita marina a rischio, tra cui tartarughe, delfini, balene, foche e uccelli marini). Essi muoiono dopo l’ingestione dei sacchetti di plastica, che scambiano per cibo.
Gli Stati Uniti, patria del consumismo più sfrenato, utilizzano 100 miliardi di sacchetti di plastica ogni anno.
Per produrre questi sacchetti si consumano migliaia di tonnellate di petrolio e si aggiungono nell'atmosfera milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Senza alcun vero beneficio in termini di comodità o miglioramento della qualità della vita!
Il problema in un paese come gli USA in cui i sacchetti sono sempre stati gratis è enorme e sempre più città stanno cercando di prendere decisioni radicali.
Dagli Stati Uniti arrivano alcuni segnali positivi a tutela dell’ambiente, ma l’attuale crisi economica incide o no?
LA SITUAZIONE A PORTLAND IN TEMPI DI RECESSIONE
Il Sindaco di Portland, Sam Adams, ha deciso di non tassare i sacchetti di plastica e di carta, a causa della recessione economica.
Adams, nei suoi precedenti piani, intendeva far pagare ai cittadini da 5 a 20 centesimi a sacchetto, per promuovere l’uso di borse di stoffa, riutilizzabili ed ecologiche. Il Sindaco voleva portare questa proposta in Consiglio comunale ad inizio 2009, ma "ora non è il momento per colpire i cittadini di Portland con una nuova tassa”, ha dichiarato.
"Se riusciremo a far riacquistare il lavoro alla gente, forse un giorno. Ma non è al top delle mie priorità".
"Naturalmente siamo molto delusi del Sindaco" ha precisato Stiv Wilson, presidente, per la sezione dell’Oregon, della Surfrider Foundation (con sede a San Clemente in California), che studia la salute degli oceani.
La fondazione ha inviato una lettera al Sindaco, firmata da attivisti ambientali e da alcuni imprenditori ed ha richiesto una tassa di 20 centesimi sui sacchetti di plastica o un divieto di questi sacchetti.
“I sacchetti di plastica monouso rappresentano una delle più grandi catastrofi ambientali della nostra generazione", spiega la lettera. "Circa 100 miliardi di sacchetti di plastica vengono utilizzati ogni anno negli Stati Uniti, che richiedono, secondo le stime, 12 milioni di barili di petrolio ogni anno".
Le industrie produttrici di materie plastiche si sono opposte all’idea di vietare o tassare i sacchetti di plastica. Secondo loro i sacchetti di plastica costituiscono solo una piccola quota dei rifiuti in discarica e quindi incoraggiare il riciclo è di sicuro il modo migliore per affrontare il problema.
Lisa Libby, consulente senior del sindaco Adams, ha affermato che il divieto dei sacchetti di plastica può incoraggiare l’uso dei sacchetti di carta. Per questo il sindaco vuole applicare una tassa per entrambi i sacchetti: carta e plastica (ma è tutto rimandato, vista la crisi economica e le ultime dichiarazioni del sindaco).
Nel suo programma per i suoi primi 100 giorni come sindaco, Adams ha incluso la formazione di una task force sul “problema del sacchetto”, ma non l’ha ancora fatta. “Il sindaco continua a lavorare sulla questione”, ha detto Libby ed ha aggiunto: "Stiamo ancora cercando il modo di collaborare con i commercianti per educare l'opinione pubblica e cambiarne i comportamenti”.
(per approfondimenti)
VIETATE LE BUSTE DI PLASTICA NEI SUPERMERCATI DI SAN FRANCISCO E LOS ANGELES
La California ha fatto da apripista: nel 2007, San Francisco, è diventata la prima città degli Usa a vietare le buste di plastica nei suoi supermercati.
San Francisco ha proposto anche una tassa sui sacchetti di plastica, ma poi li ha solo vietati nei supermercati, poiché le industrie produttrici di materie plastiche hanno ottenuto con successo una legge statale che limita la possibilità per la città di riscuotere una tassa.
Sull’esempio di San Francisco, anche Los Angeles, sta diventando più verde.
La città ha annunciato che, dal 1 luglio 2010, vieterà i sacchetti di plastica nei supermercati, seguendo le norme anti-inquinamento già attuate a San Francisco.
Dopo il 1 luglio 2010, tutti i cittadini che andranno al supermercato potranno portare il loro sacchetto (rispolverando magari le vecchie care buste di tela indistruttibili) o acquistare buste di carta o di altri materiali biodegradabili (come il mater-bi) a 25 centesimi (0,25 dollari) l’uno.
Secondo l’Amministrazione comunale gli abitanti di Los Angeles, circa quattro milioni, consumano ogni anno circa 2,3 miliardi di sacchetti in plastica, di cui solo il 5% viene riciclato. Il resto finisce in discarica ed inquina i terreni.
La decisione, nata dall’esigenza di ridurre drasticamente i consumi di plastica e presa dal consiglio comunale all’unanimità, è stata oggetto di un duro scontro contro le industrie produttrici di sacchetti di plastica (riunite nell’organizzazione “Save the Plastic Bag”).
Ma le iniziative pro-ambiente di San Francisco e Los Angeles non finiscono qui.
I legislatori di entrambe le città stanno infatti valutando un progetto di legge allo scopo di eliminare i sacchetti di plastica entro il 2012.
(per approfondimenti)
LA GRANDE MELA DICHIARA GUERRA AI SACCHETTI DI PLASTICA
Cosa accade sulla costa est degli Usa? Anche New York è sempre più verde: il consiglio comunale ha approvato una legge per il riciclo delle buste di plastica nei supermercati e nei grandi punti vendita.
La legge stabilisce che i supermercati con una superficie superiore a 465 metri quadri recuperino e riciclino le buste di plastica dai clienti e forniscano loro solo buste di carta riciclata.
Secondo le stime degli ecologisti New York consuma ogni anno un miliardo di sacchetti di plastica, che vanno a finire per la maggior parte in discarica o si disperdono nell’oceano.
La legge prevede che nei negozi vengano installate all'ingresso o in bella vista contenitori per il riciclo dei sacchetti.
I negozi inoltre dovranno assicurare che sulle buste di plastica siano stampati messaggi che invitino al riciclo. Questo provvedimento ha ricevuto l’approvazione delle grandi catene alimentari e dei produttori di sacchetti di plastica.
“Quanto alla ragione per cui New York non ha seguito la strada del bando totale come a San Francisco” - ha dichiarato la presidente del Consiglio comunale Christine Quinn – “é perché il divieto totale incoraggia l’uso di buste di carta, e queste a loro volta sono altrettanto inquinanti in quanto sprigionano metano decomponendosi”.
New York incoraggia l’uso di borse di tessuto per far la spesa: la scorsa estate Whole Foods, la più grande catena al mondo di supermercati biologici, le ha messe in circolazione: i newyorchesi hanno fatto la fila per procurarsene una.
La borsa ecologica, con la scritta “I'm not a plastic bag" (Io non sono un sacchetto di plastica) in blu elettrico si è fatta portavoce di un messaggio di cui andare orgogliosi, grazie alla scritta antiplastica, diventata marca e logo. La borsa ecologica è diventata subito uno status symbol, un oggetto del desiderio per gli amanti dell’eco-fashion, qualcosa che “si deve” avere, mostrare e usare ogni giorno di più.
Esaurita in poche ore, è comparsa subito su e-Bay, a prezzo più che decuplicato rispetto ai 15 dollari iniziali.
(per approfondimenti www.ansa.it, gennaio 2008)
Il sindaco Bloomberg vuole disincentivare l’uso dei sacchetti usa e getta ed educare cittadini e commercianti di New York al rispetto dell’ambiente introducendo una tassa di 5 centesimi sui sacchetti di plastica.
Questa proposta, ancora allo studio, secondo le previsioni di Bloomberg, garantirà un introito annuo di 16 milioni di dollari.
I cittadini, secondo il progetto del dipartimento dell’ambiente, saranno stimolati a portare con sé borse riciclabili, ogni volta che andranno a fare la spesa.
“Speriamo che questa tassa cambi le abitudini delle persone”, ha spiegato al Daily News Rohit Aggarwala, capo dell’ufficio affari ambientali del municipio.
L’amministrazione vuole evitare che l’imposta sui sacchetti di plastica produca effetti controproducenti. La nuova tassa potrebbe infatti favorire l’uso di buste di carta.
Ma i cittadini non ci stanno. “I prezzi degli alimentari sono altissimi - commenta sulle pagine del popolare quotidiano una giovane newyorchese - e ora dovremmo anche pagare per le borse? Dovrebbero trovare idee e soluzioni, non solo stabilire nuove tasse”.
(per approfondimenti)
E NEL RESTO DEGLI STATI UNITI?
Le buste di plastica potrebbero presto essere vietate anche a Boston.
Il consigliere comunale Robert Consalvo ha proposto una misura che vieterebbe la distribuzione dei sacchetti di plastica da parte di supermercati ed altri esercizi commerciali sull'intero territorio metropolitano.
Consalvo ha dichiarato al Boston Globe che le buste di plastica "finiscono dappertutto. Volano al vento e restano impigliate nei rami degli alberi, galleggiano nel porto di Boston. Sono un incubo ambientale."
Inoltre il senatore del Massachusetts Brian A. Joyce, ha proposto di tassare i sacchetti a livello statale.
(per approfondimenti)
Sulla strada del divieto si sono già incamminate Oakland, Phoenix, Santa Cruz e Philadelphia. L’idea del divieto piace a molte altre città, a partire dalle texane Austin, Houston e Laredo, che sicuramente hanno un “miglior rapporto” con il petrolio, ma sentono ugualmente il peso dello smaltimento dei rifiuti.
A luglio 2008 Seattle è diventata la prima città degli Stati Uniti ad aver imposto una tassa. Tuttavia, gli oppositori - finanziati in gran parte da un gruppo industriale, l’American Chemical Council, hanno raccolto firme sufficienti per rimettere in discussione la questione.
Ma non tutte le città degli Stati Uniti stanno abbracciando l’idea ecologica. Baltimora, ad esempio, ha respinto la proposta di un divieto di sacchetti di plastica a negozi con entrate annuali sopra $ 500.000, nonostante l’approvazione del sindaco. Di recente la città di Dallas ha abbandonato l’idea di una tassa o di un divieto.
I SACCHETTI DI PLASTICA HANNO I GIORNI CONTATI?
Questo tema è talmente attuale negli USA che sempre più aziende, sensibili e attente non solo all’ambiente ma anche alla loro immagine, hanno deciso di agire senza aspettare sindaci o amministrazioni comunali.
Ikea, ad esempio, fa pagare ogni busta 5 centesimi e ne devolve il ricavato ad associazioni in difesa delle foreste. Per spiegare la sua nuova politica ha messo alle casse degli attori travestiti da sacchetti di plastica, che chiedono di essere riciclati e non buttati via..
La grande catena di supermercati biologici “Whole Foods” ha scelto invece la politica del premio: fa 5 centesimi di sconto per ogni borsa che i clienti si portano da casa.
La catena di supermercati “Stop and Shop” vende per un dollaro una busta in plastica pesante, riutilizzabile. Questa busta, alla fine del suo ciclo di vita, potrà essere restituita al negozio, che provvederà a farla riciclare, ricavando materiale per panchine da giardino.
Le borse di tessuto (cotone, tela, canapa, juta…) con manici a tracolla possono diventare l’elemento essenziale dello shopping futuro: sono comode da portare, reggono grossi pesi, durano molti anni e, piegate, si possono portare sempre con sé. Incoraggiare il loro uso è fondamentale.
Se utilizzassimo una borsa ecologica per il nostro shopping i sacchetti di plastica non ci servirebbero più e così risparmieremmo 6 sacchetti di plastica a settimana, 24 al mese, 288 in un anno, 23000 sacchetti di plastica nel corso di una vita umana media!
Proviamo poi a moltiplicare questo risultato per il numero dei cittadini del nostro paese…
Ridurre i consumi aumentando il più possibile la durata degli oggetti e dare nuova vita a ciò che è già stato usato: queste sembrano le strade da percorrere verso il traguardo “rifiuti zero”!