Treni in tilt per neve e ghiaccio: intervista a Cesare Carbonari, portavoce del Comitato pendolari Torino-Milano
Ogni anno la neve e il gelo creano gravi disagi ai trasporti della nostra penisola, treni compresi. È un problema inevitabile? Ne parliamo con Cesare Carbonari, portavoce del comitato pendolari Torino-Milano
03 February, 2012
Ogni anno in Italia la storia si ripete. La neve e il gelo dell’inverno, ancorché preventivati o facilmente preventivabili, creano gravi disagi alla mobilità. Come sta accadendo in questi giorni in gran parte della penisola, il trasporto privato così come quello pubblico vengono messi in ginocchio. Non fa eccezione il trasporto ferroviario, che in condizioni meteorologiche avverse, come spiegava lo scorso anno ad Eco dalle Città l’ingegnere Andrea De Bernardi, dovrebbe essere più sicuro e gestibile di quello su gomma e di quello aereo, almeno teoricamente. Nella pratica le cose non stanno così. Le nevicate di fine gennaio e inizio febbraio 2012 hanno mandato in tilt il sistema: decine di treni soppressi, i rimanenti tutti in forte ritardo, alcuni con gravi problemi che hanno richiesto lo spostamento dei passeggeri da un convoglio ad un altro. Il disagio più grave ed eclatante si è verificato nella notte tra l’uno e il due febbraio, quando l’intercity Bologna- Taranto è rimasto bloccato per oltre 7 ore nella neve nei pressi di Forlì.
Eco dalle Città ha chiesto a Cesare Carbonari, portavoce del Comitato pendolari Torino-Milano, come mai ogni inverno quando arrivano le prime nevicate consistenti, che per l’Italia non sono di certo un’eccezione, il trasporto ferroviario vada in tilt.
Parto da un problema tecnico, specifico. I treni italiani, mediamente vecchi, non sono totalmente riscaldati. Nei vestiboli di salita e discesa, dove sono ubicate le porte, il riscaldamento non arriva e quando le temperature vanno sotto zero le porte si ghiacciano e si bloccano, rendendo il treno inefficiente. La maggior parte dei treni italiani sono così, all’estero invece no. Il secondo problema è più generale e riguarda la manutenzione. Negli ultimi anni le Ferrovie dello Stato hanno ridotto drasticamente il personale, soprattutto quello addetto alla manutenzione, che controllava i binari, sbloccava gli scambi, riscaldava i locomotori. In condizioni meteo come quelle di questi giorni queste operazioni sono fondamentali. Pensi che oggi i treni vengono preparati all’incirca venti minuti prima della partenza, mentre prima il tempo medio era quasi di un’ora. In venti minuti non c’è il tempo necessario per preparare adeguatamente un treno, soprattutto quando nevica! E questo lo dicono gli stessi ferrovieri. Il problema fondamentale è la carenza di personale.
In certi casi oltre ai treni il problema riguarda anche le stazioni stesse.
Sì è vero. Sulla linea Torino-Pinerolo ad esempio in questi giorni hanno chiuso tutte le stazioni tranne una. E questo non solo a causa dei binari gelati ma anche per colpa dei marciapiedi ghiacciati, che evidentemente non è stato possibile pulire e rendere agibili. Per la sicurezza dei passeggeri l’unica soluzione possibile è stata quella di chiudere le stazioni! A questo si lega anche la questione dell’automazione esasperata. Quando si pensa che la mano dell’uomo non sia più indispensabile e si cercano di controllare le linee ferroviarie il più possibile a distanza con i sistemi automatici si commette un grave errore.
Dalla situazione che ci descrive sembra proprio che i disagi siano destinati ripetersi ad ogni ondata di maltempo quindi.
Sì certo, la situazione non cambierà finché non si prende realmente coscienza del problema della manutenzione insufficiente. E a proposito di questo mi sento di dire che il sindacato ha grandi responsabilità. Bisogna chiedere a loro come si sia potuti arrivare ad una condizione attuale in cui c’è un’enorme carenza di personale ferroviario. Bisogna domandarsi inoltre se i piani di ristrutturazione avviati dalle Ferrovie siano giusti, perché a nostro modo di vedere sono stati fatti quantomeno con troppa fretta. Per questo motivo a Torino stiamo cercando di organizzare un convegno sui trasporti, in cui esaminare questi problemi ormai cronici con tutte la parti in causa. Vedremo se ci riusciremo.