G8 University Summit: un'occasione per parlare di sostenibilità
Dal 17 al 19 maggio si terrà al Politecnico di Torino il G8 delle Università sui temi della sostenibilità e dello sviluppo. Il precedente di Sapporo portò alla firma dei Rettori di un documento, presentato ai Capi di Governo del G8, in cui si enfatizzava il ruolo dell'istituzione universitaria di fronte alle sfide ambientali. Pubblichiamo il documento del "Cantiere Altro Sviluppo" in preparazione al Summit torinese
04 March, 2009
Forse ancora in pochi sanno che dal 17 al 19 maggio si terrà al Politecnico di Torino il "G8 delle Università", un summit a cui parteciperanno 50 atenei (due per ciascun paese membro del G8 più alcuni appartenenti a Paesi "in via di sviluppo"). Al centro della tre giorni i temi della sostenibilità e dello sviluppo.
Il precedente di Sapporo (Giappone) dell'estate 2008 (guarda il report del Summit), al quale parteciparono in rappresentanza dell'Italia la Conferenza dei Rettori (CRUI), il Politecnico di Torino e l'Università di Firenze, si svolse a pochi giorni dal G8 dei Capi di Stato. Nella sede di Sapporo si iniziò a discutere del ruolo e del possibile contributo delle università alla crescita economica e alla sostenibilità ambientale globale.
Cresce dunque l'attesa per l'evento tra i molti giovani universitari torinesi che si occupano quotidianamente di sostenibilità ambientale. A tal proposito riceviamo e pubblichiamo volentieri il documento del "Cantiere Altro Sviluppo".
Il G8 delle Università: sostenibilità e sviluppo
Appello in vista del Summit di Torino del 17-19 maggio 2009
La nostra sensibilità al tema della sostenibilità ambientale non ci consente di restare indifferenti ad un evento come il prossimo G8 delle Università che si svolgerà a Torino dal 17 al 19 maggio 2009, ospitato dal Politecnico, che avrà come temi la Sostenibilità e lo Sviluppo. Parteciperanno 50 atenei, due per ciascun paese membro del G8 più altre università di alcuni paesi "in via di sviluppo". La Conferenza dei Rettori (CRUI), il Politecnico di Torino e l'Università di Firenze hanno rappresentato l'Italia allo scorso G8 University Summit (g8u-summit.jp) di Sapporo (Giappone) nell'estate 2008, a pochi giorni dal G8 dei Capi di Stato. Durante quel primo appuntamento furono discussi il ruolo ed il possibile contributo delle università alla crescita economica e alla sostenibilità ambientale globale. Al termine dei lavori è stata stilata una dichiarazione, indirizzata agli stati membri del G8 che si sarebbero riuniti pochi giorni dopo. La Sapporo Sustainability Declaration (SSD) firmata dai 37 Rettori è una presa di posizione che enfatizza il ruolo dell'istituzione universitaria di fronte alle sfide ambientali, presentata ai Capi di Governo del G8 in vista di un nuovo protocollo post- Kyoto. Nella Dichiarazione di Sostenibilità di Sapporo alcuni spunti, annegati in tante contraddizioni e buoni propositi, sono sicuramente condivisibili. Tuttavia abbiamo individuato alcuni elementi controversi riguardo l'idea di sostenibilità ambientale ed in generale il ruolo che l'Università dovrebbe ricoprire nel percorso verso una società sostenibile.
- Intanto è piuttosto infelice il nome G8 University Summit, come se l'ennesima riunione di capi, questa volta delle università più rinomate, avesse in tasca le ricette per risolvere i problemi ambientali del Pianeta. È forse più plausibile che sia questa un'occasione per sancire definitivamente l'esistenza di un gruppo di università di serie A che diventeranno partner privilegiati del G8 in una logica di caccia ai finanziamenti. Intendiamo riaffermare che il percorso verso una reale sostenibilità sociale ed ambientale fallirà se avrà la pretesa di insegnare qual è la “vita buona” imponendo un modello aprioristicamente ottimale. Essa potrà trovare legittimità soltanto in un contesto di democrazia reale, in una sua declinazione di pratica radicale, in cui i cittadini vengono messi in condizione di discutere liberamente, anche grazie ad un'onesta e vera informazione, “dei modelli di vita che preferiscono e di come tradurli in realtà”.
- Non è chiaro un passaggio fondamentale, il contributo delle università al raggiungimento della sostenibilità ambientale è finalizzato alla crescita economica? Nella SSD non c'è alcun accenno ai limiti fisici del Pianeta e della crescita, ai danni ambientali da essa fin'ora derivati e alle diseguaglianze sociali locali e globali nell'accesso alle risorse.
Sarà ancora una volta il cosiddetto sviluppo, che assume la crescita come imprescindibile, la panacea di tutti i mali?!
- Ritorna, ever green, l'antica fede totale nelle soluzioni tecnologiche per i problemi ambientali: nella SSD si legge che attraverso la loro attività di ricerca, le università saranno tenute a fornire soluzioni ai problemi ambientali, in stretto coordinamento con i decisori politici che si faranno carico di applicarle. Riteniamo che ci sia molta differenza fra la fede dei tecnocrati-liberisti in presunte miracolose soluzioni tecnologiche da sfruttare tramite perverse logiche di mercato (vedi idrogeno) ed una matura e critica consapevolezza che la tecnologia possa fornire buoni strumenti per un progresso culturale ed ambientalmente sostenibile della Società.
- Rispetto ai paesi del sud del mondo apparentemente coinvolti, non è chiaro l'obiettivo del G8 University Summit: la diffusione della cultura della sostenibilità e della coscienza di una questione ambientale o, come si legge nella SSD, la formazione di decision-makers esportatori di conoscenze scientifiche e tecnologiche per la soluzione di problemi ambientali globali?
Stiamo organizzando nei giorni a cavallo del G8 University Summit:
- Forum nazionale delle Università Sostenibili e Forum di Agenda 21 universitaria di Torino
- Forum internazionale degli studenti per cooperazione decentrata
- Laboratori partecipati di autocostruzione e autoproduzione
- Un'Assemblea Nazionale del movimento universitario
Cantiere Altro Sviluppo - Torino
Restiamo in contatto! Per info: www.notremonti.org – g8unitorino@notremonti.org
SOSTENIBILITÀ: opportunità in tempo di crisi
Per una svolta economica ed ambientale
L'attuale crisi, lungi dall'essere ciclica, è in realtà di “dimensione”. Il sistema capitalista basato sullo sfruttamento ad infinitum delle risorse, del lavoro umano e dell'ambiente non è più sostenibile. La recessione che sta colpendo tutti i “grandi” della terra ci racconta dell'assurdità di un paradigma economico fondato su una crescita infinita delle produzioni e dei consumi. E' quel meccanismo ad essersi logorato. Il passaggio logico è semplice, elementare, quasi un insulto alle intelligenze: viviamo in pianeta finito che impone dei limiti fisici alla crescita economica (vedi Rapporto sui limiti dello sviluppo, Club di Roma, 1972).
Cambiamenti climatici in atto su scala globale, distruzione delle foreste primarie, contaminazione con sostanze inquinanti delle acque, dei suoli, dell’atmosfera: sono tutti elementi che stanno mettendo in serio pericolo gli equilibri del pianeta Terra. Di questa crisi ambientale sono in larga parte responsabili gli uomini: la produzione di beni e servizi, che dovrebbe semplicemente dare risposta ai nostri bisogni, è diventata, per effetto di perverse logiche di mercato, una minaccia per l’ambiente, e rappresenta un pesante fardello che graverà sulle generazioni future. Siamo davanti ad un bivio: o continuare a legittimare le scellerate logiche alla base delle nostre economie e quindi augurarsi prossimi rilanci della domanda, la ripresa dell'incremento del PIL, dei consumi, delle produzioni; oppure ribellarsi alla “dittatura” dell'economico ed uscire dall'attuale modello praticando un'altra economia che rimetta al centro la giustizia sociale, gli esseri umani ed i loro reali bisogni.
Questa crisi economica può allora essere letta come un'opportunità per costruire un mondo fondato sul “buon vivere” - lontano dall'idea di benessere legata all'accumulazione materiale – basato invece su economie locali che valorizzino il territorio, l'ambiente e si contraddistinguano per valori come cooperazione, reciprocità, autonomia. Centrale è l'idea di un'altra economia dove vi siano opportunità di lavoro nel riutilizzo e nel riciclaggio dei materiali, nelle ristrutturazioni finalizzate all'efficienza ed al risparmio, nella diversificazione e nella diffusione su piccola scala della produzione energetica, nelle produzioni sostenibili basate su meccanismi solidali. Molto si giocherà sulla capacità o meno di affrontare la tematica ambientale non come un problema settoriale ma come un problema relazionale, in un approccio che privilegi il territorio in una dinamica di relazioni virtuose tra sostenibilità ambientale, sociale, economica, politica. Una vera sostenibilità potrà essere raggiunta solo se si avrà il coraggio di mettere in discussione il modello economico ed il concetto di sviluppo considerato invariabilmente legato alla crescita economica.
Tutto ciò sarà possibile solo con vera e propria “rivoluzione democratica” che parli di cura dei beni comuni, partecipazione, il poter decidere in merito alle proprie esistenze.
Chi siamo?
Siamo una rete di studenti sensibili alle tematiche ambientali che, per sensibilità personali, esperienze associative precedenti o semplicemente per formazione, durante la mobilitazione contro la Legge 133 hanno sentito la necessità di una più assidua e continuativa azione coordinata. Abbiamo identificato i seguenti obiettivi:
1. rendere ambientalmente sostenibile il movimento;
2. sviluppare trasversalmente il tema della sostenibilità ambientale tra i contenuti del movimento;
3. dare seguito, dal basso, alla promozione di una vera Università sostenibile.
Il primo obiettivo è legato all'esigenza di acquisire una coerenza interna al movimento tra le sue rivendicazioni e il suo agire quotidiano: adottare criteri di sostenibilità ambientale nell'organizzazione di manifestazioni, azioni, occupazioni. La coerenza che è richiesta all'istituzione universitaria rispetto al ruolo che essa si propone di svolgere tramite il trasferimento tecnologico e la promozione di soluzioni in grado di risolvere la crisi economico-sociale ed ambientale in corso (vedi G8 University Summit) noi la applichiamo sul serio.
Il secondo obiettivo consegue alla constatazione che le problematiche ambientali non siano ancora sufficientemente sentite dal movimento. È necessario diffondere il concetto di sostenibilità, ovvero di costruzione di un sistema universitario e di una società durevole nel tempo. Proponiamo che ciò sia perseguito tramite un processo culturale e democratico di tipo partecipativo volto all'identificazione di soluzioni pratiche che rispettino ed integrino requisiti ambientali, sociali ed economici.
Il terzo obiettivo riguarda la necessità di non perdere il patrimonio di esperienze e rielaborazione fin ora accumulato e porsi in continuità con esso. Questo è costituito dalle esperienze pregresse e dal lavoro di ricerca di gruppi di studenti e di singoli portato avanti in questi anni all'interno dell'Università.