Urbino, a scavare ci sono gli universitari: cosa succede “quando non vedi più le porte delle case”
Raphael Campagnolo, studente universitario di Urbino ci racconta il lavoro dei volontari del Collettivo Aula C1 Autogestita, che da dieci giorni spalano la neve in città, e soprattutto nelle ultime 48 ore, in cui la neve ha superato i due metri di altezza, nascondendo le porte delle case
12 February, 2012
A Urbino non c’è solo l’esercito a scavare nella neve, anzi: ci sono prima di tutto i volontari, gli studenti universitari del Collettivo Aula C1 Autogestita – ora Spalatori Autorganizzati – che da dieci giorni lavorano per liberare le strade dalla neve, che ha raggiunto i 2 metri di altezza, bloccando porte e finestre.
Ne parliamo con Raphael Campagnolo - studente universitario del collettivo - che coordina il lavoro dei volontari, circa una ventina, in strada dalle nove del mattino alle sette di sera, tutti i giorni. “Ora va meglio, finalmente possiamo raggiungere le abitazioni, ma ieri e l’altro ieri è stato un incubo: non trovavamo nemmeno le porte tanto erano alti i cumuli di neve. Abbiamo dovuto scavare dei veri e propri tunnel per raggiungere le case. (Vedi video)”.
Tunnel scavati con le pale, inizialmente tutte quelle che i volontari riuscivano a trovare in giro, e ora con quelle acquistate da un professore universitario - che manderà il conto al comune - ma che a comprarle ci è andato da solo. In città ci sono le forze della Protezione Civile, ma il lavoro dei volontari è parallelo, autonomo. “Sì, con gli uomini dell’esercito ci vediamo la mattina, in piazza. Ciao, voi dove andate? Di là? Ok, noi di là… non è che lavoriamo con i loro mezzi, noi ci siamo organizzati da subito e da soli”. Qualche polemica con il Comune? “No, non mi interessa. Evidentemente non si era preparati, ma questo è un fenomeno straordinario. Se le negligenze da parte dell’amministrazione ci sono state, non è affare mio. L’unica cosa che posso dire è che forse gli assessori avrebbero fatto bene a farsi vedere per strada, a tranquillizzare le persone, soprattutto i più anziani: nel centro storico di Urbino abitano per la maggior parte persone in età avanzata… per fortuna molti di loro non si sono nemmeno resi conto della gravità della situazione. Io ho avuto paura. Gli anziani si sono chiusi in casa e molti di loro non hanno nemmeno realizzato che l’unico modo per raggiungere la loro abitazione era scavare. Meglio così, forse, ma davvero non c’era da scherzare”.
I volontari del collettivo si sono occupati degli anziani fin dai primi giorni, bussando alla porta, chiedendo se avevano bisogno di acqua, cibo, medicine. “E’ questo il vero primo soccorso: non lasciare le persone sole, far vedere che qualcuno si sta occupando di loro, ed evitare il panico. Anche perché quando scavi e vedi la neve più alta di te… e considera che io sono alto 1 metro e ottantasette…”.