Olimpiadi a Roma, le associazioni ambientaliste: «Una candidatura da rivedere e risistemare»
Sì ai Giochi, ma bisogna fare attenzione all'ecosostenibilità. La scelta delle aree fluviali e il rebus mobilità i due punti più critici
14 February, 2012
Le associazioni ambientaliste non chiudono alla possibilità della candidatura di Roma per ospitare le Olimpiadi 2020. Non è un no secco il loro, ma piuttosto una richiesta di «rivedere e risistemare» la candidatura, «modificare le scelte», per evitare che i Giochi diventino «solamente una grossa operazione d’immagine e di affari edificatori». Sono parole, rispettivamente, di Wwf e Fai, Legambiente, Italia Nostra. Che, nei giorni scorsi si sono appellate al presidente del Consiglio Monti, il quale dovrà comunicare la propria decisione entro oggi. Mercoledì 15 scade infatti il termine ultimo per la presentazione della candidatura.
Per le associazioni ambientaliste, i due punti più sensibili dell’intero progetto riguardano l’edificazione dei due Villaggi Olimpici, enormi, e oltretutto in zone di pregio, e il sistema dei trasporti.
Le aree scelte
«Nei termini avanzati la candidatura di Roma aumenta il consumo di suolo della città in violazione del Piano Paesistico Regionale e del Piano di Bacino del Tevere oltre che in deroga al Piano Regolatore. Se Roma intende dunque credibilmente ottenere la possibilità di svolgere le Olimpiadi deve decidere una diversa collocazione del Villaggio Olimpico e del Centro Media che, previsti a Tor di Quinto e Saxa Rubra, insistono in aree di pertinenza fluviale del Tevere su cui gli strumenti di pianificazione prevedono invece verde attrezzato e non cubature che dopo i giochi si trasformerebbero soprattutto in nuove residenze», scrivono Wwf e Fai in un dossier sulle Olimpiadi. Con la costruzione dei due complessi nell’area di Roma Nord, fa poi presente Italia Nostra, si distruggerebbe «definitivamente la possibilità di creare il Parco fluviale del Tevere Nord, progettato dalla nostra associazione e dalla stessa sottoposto da tempo al Comune per la sua realizzazione. Le nuove costruzioni si intersecherebbero e in alcuni casi si sovrapporrebbero con il Parco Archeologico lineare della Via Flaminia. Quindi sorgerebbero in un’area ricca di reperti e tombe romane, paragonabile per importanza all’Appia Antica». Per costruire in queste zone, sarebbero necessarie deroghe, perché si tratta di aree «soggette a molteplici vincoli di inedificabilità e intrasformabilità».
La mobilità
Il rischio, è quello di «cantieri senza fine», uniti a colate di cemento che, dicono le associazioni, alla resa dei conti non migliorerebbero la mobilità. «Il piano – scrivono Wwf e Fai – prende in considerazione 765 km di reti viarie. Si prevedono anche un potenziamento della rete autostradale per 131 km, prolungamenti della Metropolitana per 39,6 km. Questo in concreto significa più che raddoppiare la rete metropolitana esistente che è di 36,6 km. Pur volendo considerare che nel computo delle reti nuove c’è il completamento dei cantieri in itinere, risulta ben difficile ipotizzare che si riesca in tale obiettivo». Basti pensare al caso della metro C, «ancora in fase di costruzione e che, secondo le dichiarazioni iniziali si sarebbe dovuta realizzare per il Giubileo del 2000».
Anche «il completamento dell'anello ferroviario, con la nuova Stazione di Tor di Quinto prevista nel parco fluviale Olimpico» per adesso è problematico, perché, spiega Legambiente, «non è nei piani finanziari di Rfi o della Legge Obiettivo. Poiché da soli questi due interventi, indispensabili per il rafforzamento della mobilità a Roma, hanno un costo superiore all'intera previsione di spesa prevista dal Dossier Olimpico è evidente che ci vorranno ulteriori finanziamenti, molto superiori a quelli previsti dalla candidatura ed è chiaro il rischio che Roma si ritrovi in serie difficoltà».
A preoccupare, per il presidente nazionale Vittorio Cogliati Dezza, e Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, è poi il fatto «che si voglia legare alle Olimpiadi il potenziamento dell'aeroporto di Fiumicino con la realizzazione di un nuovo, devastante, progetto con nuova pista e Terminal (come prevede il Master Plan proposto da Adr) in un area di grande pregio agricolo, ricadente nella “zona 1” della Riserva naturale statale del Litorale romano».
I pericoli, quindi, sono tanti. A partire dalla fine delle risorse e il mancato completamento delle opere. A cui si aggiunge il fatto che, sottolinea Legambiente, «l'evento potrebbe addirittura peggiorare la già difficile situazione della città». «La metropolitana – chiariscono Wwf e Fai – non servirebbe comunque il Villaggio Olimpico. Questo significa che non servirà mai le nuove residenze (per almeno 10.000 abitanti) che verranno realizzate fuori da ogni previsione di Piano Regolatore. La mobilità intorno al Villaggio Olimpico si basa infatti su adeguamenti stradali che riguardano l’asse della Flaminia e le vie a questa adiacenti. Se fatti nei modi dovuti, sono questi interventi già oggi auspicabili perché necessari a risolvere problemi attuali, ma se oltre all’urbanizzato esistente si aggiungono in quel quadrante importanti pesi urbanistici, che poi diventano abitazioni ed uffici, è difficile pensare che la situazione possa mai migliorare in modo significativo. Se dunque da un lato si rafforza la rete viaria, da un altro si aumentano i flussi che questa deve reggere con il probabile risultato di un mantenimento della congestione attuale con un volume di traffico maggiore».
Leggi il dossier di Wwf e Fai