Burden sharing rinnovabili: via libera della Conferenza Stato-Regioni
La Conferenza ha approvato lo schema di decreto sulla ripartizione tra le singole Regioni (e Province autonome) dell'obiettivo nazionale al 2020 in materia di fonti rinnovabili. Ora manca solo la firma dei ministri Passera e Clini
24 February, 2012
Presto ogni amministrazione regionale avrà il proprio target vincolante in materia di rinnovabili. La Conferenza Stato-Regioni ha approvato lo schema di burden sharing regionale sulle rinnovabili, ovvero la ripartizione tra le singole Regioni e le Province autonome dell'obiettivo nazionale in materia di sviluppo delle fonti energetiche pulite. Nella seduta del 22 febbraio, infatti, è stata sancita l'intesa sullo schema di decreto licenziato nel novembre scorso dal Consiglio dei ministri, recante “Ripartizione tra le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano della quota minima di incremento dell’energia prodotta con fonti rinnovabili e disciplina delle modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle Regioni e delle Province autonome”.
Il target nazionale, assegnato all'Italia dalla direttiva europea 2009/28/CE, prevede che entro il 2020, derivi da fonti rinnovabili almeno il 17% del consumo energetico nazionale lordo (comprendente cioè energia elettrica, termica e per il settore dei trasporti). Attualmente, le rinnovabili coprono l'8,3% del consumo nazionale e la quota che ancora manca è stata appunto ripartita tra le singole regioni dal decreto sul burden sharing messo a punto dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’ambiente. La Conferenza avrebbe dovuto pronunciarsi sul provvedimento già nella seduta del 2 febbraio, ma in quella occasione due regioni non avevano dato il loro assenso, per cui il presidente Vasco Errani aveva deciso di rimandare il parere a una nuova seduta. Alla fine è giunta l'intesa, e ora il decreto dovrà essere firmato definitivamente dai ministri Passera e Clini.
Lo schema (vedi allegato) prevede che il contributo maggiore in termini assoluti spetti alla Valle d’Aosta, che dovrà utilizzare il 52% di energia da fonti pulite. Seguono le Province di Trento e Bolzano, rispettivamente con il 36,5% e il 35,5% e il Molise, che dovrà invece raggiungere il 35% entro il 2020. Sia la Valle d'Aosta che la provincia autonoma di Bolzano, però, sono già molto vicine al loro obiettivo regionale, per cui l'aumento maggiore della quota rinnovabile toccherà alla alla Basilicata, che dovrà passare dall’attuale 7,9% al 33% di energia pulita. Un grosso balzo in avanti è previsto anche per il Molise (dal 10,8 al 35%) e per la Sardegna (dal 3,8 al 17,8%).
Oltre agli obiettivi vincolanti, inoltre, il decreto stabilisce che entro il 2012 dovranno essere individuati i criteri per la contabilizzazione dei target regionali, che devono essere monitorati con cadenza annuale. La prima verifica, in particolare, è prevista per il 2014, ma in quella occasione le giunte inadempienti saranno sottoposte soltanto a un richiamo formale. Dal 2015, però, per le Regioni che risulteranno in ritardo si aprirà un contraddittorio con lo Stato, finalizzato a capire se le responsabilità sono effettivamente a carico dell'amministrazione regionale. In caso affermativo, le regioni avranno almeno sei mesi di tempo per correre ai ripari, scaduti i quali scatterà il commissariamento delle politiche energetiche.