"Salva i ciclisti" sbarca sui Fori Imperiali e muove la politica
Gli attivisti della campagna a favore della mobilità ciclabile hanno rilevato la velocità delle auto sulla via della Capitale: in media, è 70 km/h. Senatori e deputati hanno presentato due ddl in Parlamento per tutelare i ciclisti, e si apprestano a scrivere al ministro Passera
28 February, 2012
Quanto corrono le auto a Via dei Fori Imperiali? In media, 70 Km orari. Stamattina, martedì 28 febbraio, un gruppo di parlamentari e una delegazione della campagna italiana Salva i ciclisti hanno misurato con le apposite strumentazioni la velocità delle auto in transito al centro di Roma, a pochi passi dal punto in cui anni fa è stata investita la ciclista Eva. Le velocità medie rilevate alle 13,30 di oggi erano intorno ai 70 km/h; «ma solo perchè oggi è fine mese e si risparmia sulla benzina», ironizza uno dei partecipanti alla rilevazione.
Quello che Salva i ciclisti chiede è che la sensibilizzazione alla mobilità su bicicletta passi per la rivisitazione di alcune regole del traffico automobilistico. Infatti, negli ultimi dieci anni sono 2556 i ciclisti che sono morti su strada, quasi sempre per colpa delle automobili. Richieste che hanno trovato sponda in un nutrito drappello di senatori e deputati, che hanno presentato due distinti ddl nei due rami del Parlamento per la tutela della mobilità ciclistica.
La forza di questa campagna, raccontano i protagonisti, sta nel fatto che tutti i blogger che prima operavano indipendentemente ora hanno messo in sinergia le proprie forze, coordinando azioni comuni di sensibilizzazione. Su Facebook è nato un gruppo che già conta 6500 simpatizzanti. L'iniziativa è nata sulle orme del manifesto del giornale londinese The Times, che strutturava in otto punti la mobilità urbana su due ruote. E sono proprio queste regole l'oggetto dei disegni di legge.
L'iniziativa sembra non fermarsi qui: su richiesta degli attivisti, i senatori e deputati sostenitori della campagna invieranno a breve una lettera al ministro delle Infrastrutture, Passera, «per convincere il governo - spiega il senatore radicale Marco Perduca, presente sui Fori Imperiali - a iniziare un percorso esecutivo il prima possibile per rimettere l'Italia al passo dei paesi più moderni e già ciclabili, come Olanda e Danimarca».
Nella lettera a Passera, che verrà firmata dai parlamentari presenti all'incontro tra parlamentari e ciclisti (oltre al radicale Perduca, erano presenti anche i Pd Andrea Sarubbi e Leana Pignedoli), si legge che «è giunto il momento di riconoscere, ad ogni livello amministrativo e politico, la ciclabilità non solo come parte integrante della moderna mobilità quotidiana ma come l'unica soluzione efficace e a impatto zero per gli spostamenti cittadini personali su mezzo privato.Deve essere riconosciuto l'elevato valore sociale della mobilità ciclistica». Da qui la richiesta al governo Monti di studiare una serie di misure da subito applicabili per ottenere in prima battuta «la limitazione e la moderazione del traffico veicolare a motore. L'attenzione del legislatore alla sicurezza deve dunque essere spostata dal mezzo bicicletta ai mezzi motorizzati, con decise azioni di limitazione della velocità in ambito urbano di questi ultimi e con tutte le azioni che disincentivino la mobilità personale in automobile e incentivino, anche sotto forma di sgravi fiscali, la mobilità ciclistica». Gli stessi concetti sono alla base del ddl presentato al Senato, a firma Ferrante (Pd) e altri 62 di vari schieramenti politici tranne la Lega.