Rifiuti, meglio una tariffa che una tassa
da La Repubblica del 3 marzo 2012
03 March, 2012
di Ivan Berni
Aumenterà anche la Tarsu, il tributo per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Si parla di un rincaro del 20 per cento, forse 25. In qualche modo si tratta di un aumento atteso. L´ultimo adeguamento risale infatti al 2001. Palazzo Marino è costretto a metter mano alle tasse perché, com´è noto, tagli ai finanziamenti e buchi ereditati dall´amministrazione Moratti rischiano di compromettere persino l´ordinaria amministrazione, oltre a inibire gli investimenti. Però, nel caso della Tarsu, oltre alla dimensione dell´aumento previsto, colpisce un altro aspetto. Ancora una volta, a quanto pare, la tassa rimarrà tale e non diventerà tariffa. Ancora una volta - dal lontano 1997, quando entrò in vigore il decreto firmato dall´allora ministro dell´Ambiente Edo Ronchi - il Comune di Milano non compie un passo fondamentale verso una politica sostenibile, e moderna, nella gestione dei rifiuti.
Non è una questione nominalistica ma di scelta politica. Valida anche di fronte al nuovo sistema Res (rifiuti e servizi), deciso di recente dal governo. Pagare una tariffa significa pagare per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati che effettivamente si producono. Pagare una tassa, invece, vuol dire corrispondere al Comune una somma calcolata su tutt´altri criteri. Nel caso delle utenze domestiche, dimensioni dell´appartamento e presenza di uno o più abitanti.
In sostanza: con la tariffa conviene produrre meno rifiuti. Con la tassa, invece, la quantità dei rifiuti indifferenziati prodotti è insignificante per le tasche del cittadino. Un sistema permette di indurre e sviluppare comportamenti virtuosi. L´attuale Tarsu, non motiva i cittadini a farlo.
Il tema non è affatto da specialisti o cultori della materia. Milano è stata la prima grande città italiana ad avviare la raccolta differenziata, all´inizio del 1996. A dispetto dello scetticismo generale riuscì a raggiungere e superare il 25% in pochi mesi, aprendo la strada a una nuova legge - il decreto Ronchi, appunto - che ha introdotto la differenziata come metodo generale. E la riduzione della produzione di rifiuti come obiettivo. L´introduzione della tariffa rifiuti al posto della tassa potrebbe, gradualmente, accompagnare l´avvio della raccolta differenziata della frazione umida dei rifiuti, in programma già da quest´anno. I cittadini, così, potrebbero rendersi conto direttamente della convenienza di un sistema che può, effettivamente, ripagare qualche disagio in più con un risparmio.
Ci sono difficoltà che non vanno nascoste, in questo passaggio. La prima è che i rifiuti del sacco nero andrebbero pesati al momento della raccolta, per stabilire l´entità della tariffa. Farlo per ciascuna famiglia milanese appare come un´opera titanica. Non impossibile, tuttavia, visto che il sistema a tariffa è normalmente adottato, da anni, in Germania. Per cominciare si potrebbero pesare i rifiuti prodotti condominio per condominio, o scala per scala, in caso di grandi agglomerati residenziali: basterebbe un codice a barre sui sacchi.
La seconda grande difficoltà è la riorganizzazione dell´Amsa e l´impatto economico che la tariffa potrebbe avere sui conti aziendali. Occorrerebbero, infatti, nuovi camion compattatori, dotati di sistemi di pesatura e di lettori ottici. Sarebbe necessaria una formazione specifica degli addetti. Si dovrebbe rendere più redditizia la raccolta differenziata, producendo materiali riciclati di qualità sempre migliore e aprendo nuovi mercati. Ci vorrebbe il coraggio politico di un piccolo investimento per una grande resa civica. Se non ora, con la giunta Pisapia, quando?