Brindisi, rigassificatore. Le associazioni scrivono ai ministri: "Si formalizzi la rinuncia"
Un gruppo nutrito di associazioni brindisine da tempo impegnate a evitare la realizzazione del rigassificazione scrivono una lettera a Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente e a Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico. Si chiede la formalizzazione nei modi prescritti della rinuncia. No a ennesima campagna di pressione sugli organi (politici, amministrativi, giudiziari)
08 March, 2012
Di seguito riportiamo integralmente la lettera aperta inviata dal gruppo di associazione che da tempo è impegnato per evitare la realizzazione dell'impianto di rigassificazione della Brindisi Lng a CapoBianco, nel porto di Brindisi. La missiva è diretta a Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare e Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico. Un “peccato originale” al quale ha fatto seguito una marea di tortuosità, irregolarità e abusi che hanno segnato il procedimento autorizzativo e l’intera vicenda.
Oggetto: Rigassificatore Brindisi.
La società British Gas, che attraverso la Brindisi Lng è interessata alla costruzione del rigassificatore a Brindisi, ha annunciato l’intenzione di rinunciare al progetto aggiungendo che si appresta a chiudere le sue attività in questo capoluogo e a chiedere la cassa integrazione per i 17 dipendenti. La citata società si è prodotta poi in alcune generiche quanto inconsistenti considerazioni sugli ostacoli che avrebbero sinora impedito l’attuazione dell’opera avviata nel 2001.
La British Gas finge di ignorare che i lamentati “veti” non sono stati altro che reazioni difensive nei confronti di una iniziativa rovinosa per gli interessi del nostro territorio, decisa a suo tempo in solitudine e fuori dalle procedure e dalle garanzie previste dal nostro ordinamento dall’allora Presidente del Consiglio Berlusconi in un colloquio privato col Primo Ministro inglese Tony Blair.
Un “peccato originale” al quale ha fatto seguito una marea di tortuosità, irregolarità e abusi che hanno segnato il procedimento autorizzativo e l’intera vicenda. Irregolarità e abusi che hanno dato luogo, sul piano amministrativo, alla sospensione dell’autorizzazione a suo tempo concessa e all’espletamento di una procedura VIA postuma conclusasi con un parere segnato da mille contraddizioni e carico di numerose e pesanti “prescrizioni” alcune delle quali impugnate dalla stessa società progettatrice. Le stesse irregolarità hanno poi provocato, sul versante giudiziario, l’apertura di un processo penale per gravi reati che hanno offerto elementi di valutazione tali da giustificare ampiamente, in sede amministrativa, la revoca dell’autorizzazione ministeriale come atto doveroso di autotutela. Un processo penale oggi in fase dibattimentale nel corso del quale il Pubblico Ministero ha invocato la misura interddittiva della revoca di tutte le autorizzazioni concesse e la confisca della “colmata” realizzata a mare dalla Brindisi Lng per impedire la reiterazione dei reati ambientali.
Ora, delle due l’una: o la British Gas ha deciso veramente di rinunciare al progetto e allora formalizzi nei modi prescritti tale scelta per la riconosciuta impraticabilità (sia pure tardiva) del progetto o siamo di fronte ad un ennesima campagna di pressione sugli organi (politici, amministrativi, giudiziari) chiamati ad assumere rilevanti decisioni sulla vicenda e allora tale società va invitata ad astenersi da atti che mortificano l’autonomia e la dignità delle nostre istituzioni.
Quanto al processo penale in corso, rileviamo con amarezza che il Pubblico Ministero ha dovuto prendere atto della prescrizione dei reati in materia di corruzione e di altre illiceità, un malinconico epilogo causato da inadeguatezze normative e strutturali che consentono facili vie d’uscita da pesanti responsabilità, che nuocciono alla Giustizia e che alimentano spesso fra i cittadini disorientamento e sfiducia.
Restano tuttavia in piedi, perché non colpiti dall’evento estintivo, i reati ambientali posti anche a fondamento della richiesta di confisca. Seguiremo con attenzione l’evolversi della vicenda giudiziaria nel pieno rispetto della libertà e dell’autonomia della Magistratura ma non possiamo non rilevare che essa ha messo in risalto fatti e comportamenti che, come detto, giustificano ampiamente la revoca amministrativa della concessa autorizzazione. Si tratta infatti di documenti non contestati e da circostanze pacifiche che, a prescindere dalla loro rilevanza penale, dimostrano all’evidenza l’illegittimità del provvedimento autorizzativo.
Facciamo perciò appello alle SS. LL. perché vogliano prendere atto della peculiarità della vicenda in questione caratterizzata dal fatto che la realizzazione del rigassificatore va incontro ad una triplice incompatibilità: ambientale per il sito prescelto nel porto di brindisi a ridosso del centro abitato e in una zona ad alto rischio di incidenti industriali; sociale perché in contrasto con il modello di economia locale progettato dall’Amministrazione provinciale, dal Comune e dalla Regione Puglia; morale per i fatti emersi nel corso del citato processo penale.
Per il caso poi che la prospettata rinuncia della British Gas non avesse concreto seguito, chiediamo che le competenti Autorità ministeriali assumano ufficialmente obiettive informazioni sulla intera vicenda e aprano una procedura di autotutela per giungere alla definitiva rimozione del provvedimento autorizzativo liberando la nostra comunità da un progetto che pesa come una cappa di piombo sul futuro e sullo sviluppo del nostro territorio.
Il nostro impegno di contrasto al progetto del rigassificatore si è svolto e continuerà a svolgersi nel pieno rispetto della legalità e al di fuori di qualsiasi condizionamento ideologico: un impegno caratterizzato da un costruttivo rapporto con le forze politiche, le Amministrazioni locali e la Regione Puglia.
[Italia Nostra, Legambiente Brindisi, WWF Brindisi, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, ACLI Ambiente, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Salute Pubblica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente].