Rapporto Isfort: può darsi che a calare non siano gli spostamenti in bici, ma quelli brevi? - il commento di Damiano Di Simine (Legambiente Lombardia)
Continua l’analisi del Rapporto Isfort 2011, per capire se sia vero o no che nelle città italiane sta calando l’uso della bicicletta. Abbiamo già sentito il parere del Presidente FIAB, ascoltiamo oggi quello di Damiano Di Simine, Presidente di Legambiente Lombardia
08 March, 2012
“Non è facile esprimere una valutazione sul significato di questi valori, al di là della forzante rappresentata dagli effetti della crisi economica” commenta Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia. “Peraltro, come critica alla presentazione dei dati da parte di ISFORT, riscontriamo da sempre il fatto che le due forme di mobilità dolce, a piedi e in bici, vengano presentate sempre in modo aggregato, sebbene si tratti di mobilità per nulla identiche nella motivazione, nelle distanze medie percorse, e nel profilo di utente”.
Una distinzione chiesta a gran voce anche dalla FIAB, e che presto potrebbe essere messa a disposizione dall’istituto di ricerca. “Leggendo il rapporto – prosegue Di Simine - si coglie come la tipologia di spostamento più compressa sia in realtà quella 'di prossimità' (entro i 2 km), sviluppata soprattutto da tipologie quali quelle di pensionati e casalinghe. Si tratta quindi del segmento più tipicamente pedonale (io stesso, che sono un ciclista incallito, di solito rinuncio alla bici per spostamenti entro i 7-800 metri), ed è quindi presumibile che il calo riguardi appunto gli spostamenti di brevissimo raggio, ad esempio quelli per il piccolo shopping quotidiano ovvero per le attività extra domestiche del tempo libero, che, vien da pensare, siano quelle maggiormente sacrificate dalla crisi economica”.
Il dossier di Isfort non suddivide le risposte anche per tipologia di utenza, dunque non possiamo ricostruire con certezza una corrispondenza fra categorie di cittadini e mezzi prescelti per gli spostamenti. Resta però la flessione costante, seppur leggera, registrata fin dal 2001 (Ricordiamo che le quote di spostamenti in bicicletta erano il 26,9% nel 2001, il 26,8% nel 2002, il 25,7% nel 2003, il 26% nel 2004, il 24,3% nel 2005, il 22% nel 2006, il 20,5% nel 2007, il 21% nel 2008 e nel 2009, il 20,8% nel 2010 e il 18,8% nel 2011).
“Le tendenze descritte non tratteggiano un quadro realmente dinamico – commenta ancora Di Simine - in cui cioè quote significative di utenti si spostano volontariamente da una modalità ad un'altra (se si esclude il dato positivo, ancorché esso stesso spiegabile con la crisi, dell'aumento del ricorso al mezzo pubblico), ma piuttosto la rinuncia o il venir meno di motivazioni (presumibilmente economiche, ovvero comportamentali, le mura domestiche come unica certezza) ad effettuare spostamenti di cortissimo raggio”.
Ma è vero che nelle grandi città la bici si usa sempre meno? “Nella mia esperienza (ma vivo a Milano, dove per di più è stata istituita Area C) non percepisco un calo di mobilità ciclistica nelle grandi città – conclude - semmai esattamente il contrario. Ma la mia è una valutazione soggettiva e da un punto di vista estremamente parziale. Quindi, ritengo che in realtà ISFORT fotografi l'effetto della crisi sull'evoluzione della mobilità (meno spostamenti in auto, più con mezzo pubblico, meno spostamenti di brevissima distanza), in cui l'unico dato che emerge è la perdurante e generalizzata assenza di politiche attive ed efficaci a conseguire uno shift modale virtuoso”.
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