Insegne e vetrine a luci spente: lo “sciopero del buio” funziona?
La protesta dei commercianti del centro di Torino – spegnere le luci delle vetrine e delle insegne dopo l’orario di chiusura – era già stata messa in campo dai negozianti milanesi che protestavano contro Area C. Ma qualcuno si era accorto di questo “buio per sciopero”? Ne parliamo con Stefano D’Onofrio, consigliere di Zona 1 a Milano
28 March, 2012
Spegnere le luci delle vetrine per protesta: ma funziona? La via scelta dai negozianti del centro di Torino – o almeno quella che è stata annunciata, perché non si sa ancora che adesione avrà – , per protestare contro il caro sosta e la ZTL, non è un’idea nuova: fecero la stessa cosa i commercianti milanesi, una ventina di giorni fa, per protestare contro il provvedimento Area C.
Analoghe le motivazioni: per gli esercenti, i provvedimenti di limitazione del traffico, sia che avvengano tramite divieto di accesso sia attraverso un rincaro tariffario, danneggiano pesantemente il commercio, e alla lunga portano alla “morte” dei centri storici. Vetrine spente quindi, per mostrare quella che secondo i commercianti sarà la città dei prossimi anni, se il Comune non farà marcia indietro e non accoglierà le richieste dei negozianti. Ma quando “scioperarono” le luci dei negozi di Milano, se ne accorse qualcuno?
“Secondo me non se ne è accorto nessuno– ci risponde Stefano d’Onofrio, Consigliere di Zona 1 per SEL – ma anche perché la protesta interessò solo una parte ridotta dei commercianti, perlopiù quelli di Zona Duomo e Zona Brera. (Ndr: http://www.noareacmilano.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3&Itemid=101). Non mi risulta che ci siano state reazioni notevoli: si parlò di più del girotondo di protesta attorno a Palazzo Marino. Immagino che il risultato sia stato poco esaltante per gli stessi commercianti, che infatti non ci comunicarono più nulla sull’andamento dell’iniziativa”.
Curioso come lo stesso gesto, spegnere le luci, sia stato preso come simbolo positivo di un cambiamento possibile dai movimenti ambientalisti (L’Ora della Terra) e contemporaneamente come una sorta di sospensione del servizio per i commercianti, un’azione di protesta con valenza opposta.
“Il buio in città non è mai percepito come qualcosa di desiderabile dai cittadini, anzi: non tanto nella zona 1 di Milano, ma in altre circoscrizioni sono arrivate più volte segnalazioni e proteste per l’illuminazione troppo fioca, il lampione rotto etc. E’ vero che non abbiamo mai ragionato su vetrine e insegne, e qui il discorso cambia, perché le luci restano accese solo per una questione di visibilità pubblicitaria, non per dare un servizio ai cittadini, e si potrebbe invece pensare ad un regolamento condiviso anche dai commercianti: in fondo anche loro potrebbero essere interessati a un risparmio sui consumi. Per quanto riguarda l’illuminazione pubblica però, nessun cittadino ha mai protestato per la troppa luce, fatta eccezione per gli astronomi e le associazioni ambientaliste, come la LIPU per esempio. L’illuminazione notturna è avvertita come una fonte di sicurezza contro la microcriminalità, ma anche come il segno della vitalità di una città”.
Si può trovare un compromesso fra ambiente, sicurezza e “movida” notturna? “Sì, usando il buon senso e puntando sul risparmio energetico – conclude D’Onofrio - non solo scegliendo luci a basso consumo, ma valutando anche l’orientamento del fascio per esempio, che deve essere mirato sulla zona da illuminare, senza disperdere luce verso l’alto, che non serve a nessuno. La questione dell’illuminazione va affrontata ragionando in modo complessivo, integrando la questione delle insegne, delle vetrine, dell’illuminazione stradale. Un buon posto per farlo potrebbero essere proprio i Distretti Urbani del Commercio: sono questioni che interessano tutti, e che si risolvono solo confrontando il punto di vista dei commercianti e delle istituzioni e ovviamente il sentire dei cittadini.