#salvaiciclisti, il 28 aprile manifestazione in contemporanea a Roma e Londra
Lo scopo è chiedere città più adatte a ciclisti e pedoni. Intanto è all'esame del Senato una proposta di legge sul tema e i rappresentati di Fiab e #salvaiciclisti sono stati sentiti alla Camera sulle modifiche da apportare al Codice della strada
19 April, 2012
L’appuntamento è per il 28 aprile alle ore 15 in via dei Fori Imperiali. La prima grande manifestazione italiana per chiedere città più ciclabili e, per esteso, più sensibili a tutti coloro che si muovono con mezzi non a motore, comprese le gambe, si terrà in contemporanea a Roma e a Londra. Promossa nel nostro paese dalla campagna #salvaiciclisti, creata da 34 cicloblogger che si sono ispirati a quella lanciata dal Times in Gran Bretagna, Cities for Fit Cycling. «Dopo due mesi di attività, abbiamo già circa 18.000 aderenti su Facebook. Molti di loro sono attivisti, che si stanno organizzando in gruppi locali», spiega Paolo Bellino, uno degli animatori del gruppo italiano. La manifestazione di sabato 28 aprile si annuncia quindi molto partecipata.
Tanti gli enti locali che hanno aderito all’iniziativa diversi sindaci di piccoli centri e grandi città (come Milano, Torino, Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Roma e Napoli) nonché diverse amministrazioni provinciali, come quella di Roma. Gli amministratori che vorranno unirsi alla piazza, però, avvertono i ciclisti, «dovranno venire con delibere già approvate. L’adesione formale non ha senso, vogliamo vedere fatti concreti». Un primo spunto, per il Campidoglio, sarebbe la pedonalizzazione dei Fori Imperiali: «E’ uno scandalo vedere transitare attorno al Colosseo migliaia di auto ogni ora, bisogna garantire a chi ha scelto di usare la bici, il diritto a spostarsi in sicurezza. Chiediamo al Comune e alla Provincia di Roma come alla Regione Lazio che l'adesione alla manifestazione si sostanzi in un atto concreto, una delibera su questi temi», sottolinea il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati, che ha aderito all’evento insieme a Fiab. La manifestazione, inoltre, ci tiene a sottolineare Bellino, «è antipartitica e non sono gradite bandiere di partiti».
La situazione italiana
Nel 2010, spiegano i blogger di #salvaiciclisti, sono morti in incidenti stradali investiti da un veicolo a motore 614 pedoni e 263 ciclisti. Negli ultimi 10 anni, sono stati ben 2.556 i ciclisti che hanno perso la vita sulle nostre strade. Pedoni e ciclisti, insieme, rappresentano un quarto del totale delle vittime della strada. C’è un morto ogni 109 incidenti stradali che coinvolgono veicoli a motore. E c’è invece un morto ogni 59 incidenti tra una bicicletta e un veicolo a motore. Le grandi aree metropolitane rappresentano una quota elevata dell’incidentalità nel suo complesso (Roma 8,7%, Milano 5,7%, Genova 2,3% e Torino 1,8% sono le più pericolose). «Qualunque sia la dinamica dell’incidente, la possibilità di sopravvivere per chi va a piedi o in bici è legata alla velocità dei mezzi a motore: per ciclisti pedoni l’impatto con un auto a 30 all’ora equivale alla caduta libera da tre metri d’altezza. Investire una persona a 50, a 75 o a 100 all’ora equivale a spingerla giù dal balcone del terzo, del settimo o del tredicesimo piano di un palazzo. E’ possibile – si chiedono gli attivisti della campagna – che gli amministratori pubblici considerino questo massacro quotidiano (oltre 4000 morti l’anno) come un’ineliminabile conseguenza del fato? #salvaiciclisti vuole cambiare strada».
Le richieste di #salvaiciclisti
#salvaiciclisti ha fatto proprie le proposte lanciate dal Times di Londra. Si chiede un’indagine nazionale sulla ciclabilità, la nomina di commissari urbani per realizzare interventi utili alla mobilità dolce, una migliore formazione alla guida per tutti gli utenti della strada, fondi per le infrastrutture (l’obiettivo è una rete di ciclabili e non, come adesso, singoli spezzoni scollegati tra loro), l’obbligo di vincolare il 2% delle risorse destinate alla rete stradale a interventi per favorire la ciclabilità. Inoltre si sollecita l’approvazione di norme che rendano più sicuri gli incroci e la circolazione dei mezzi pesanti che si muovono in città (che devono essere dotati di sensori e barre di sicurezza per evitare che i ciclisti finiscano sotto le ruote. In cima a tutto c’è la moderazione della velocità: 30 km/h deve essere il limite nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili. Le proposte inglesi devono essere adattate alla realtà italiane, purtroppo peculiare: per questo#salvaiciclisti chiede da subito una più rigida attuazione delle norme del Codice della Strada, a partire dalla sosta selvaggia per arrivare al mancato rispetto dei limiti.
Il disegno di legge per la mobilità ciclistica
Ispirato dalla campagna #salvaiciclisti, il senatore Francesco Ferrante ha elaborato una proposta di legge che ha subito raccolto consensi trasversali, raggiungendo 63 firme. Presentato al senato a metà febbraio, il ddl recante “Interventi per lo sviluppo e la tutela della mobilità ciclistica” è stato incardinato nel calendario dei lavori parlamentari dopo meno di un mese e attualmente è all’esame della commissione Lavori pubblici. «Con #salvaiciclisti – spiega Ferrante – stiamo anche lavorando per organizzare gli Stati generali della campagna a Reggio Emilia, città molto sensibile alla mobilità ciclistica e il cui sindaco è anche presidente dell’Anci».
L’audizione in commissione Trasporti alla Camera
Il 18 aprile, i rappresentanti di Fiab e #salvaiciclisti sono anche stati sentiti in audizione dalla Commissione Trasporti della Camera. Il tema: le proposte di modifica del codice della strada con norme di maggior tutela per ciclisti e pedoni.
«L'audizione - racconta di ritorno dalla trasferta romana Edoardo Galatola, responsabile sicurezza di Fiab - era stata richiesta per tempo dalla FIAB, ed è stata accordata con interesse, come ha confermato lo stesso Presidente della Commissione, on. Mario Valducci, che ha ribadito che la FIAB ed i ciclisti sono stati tra i pochi soggetti convocati, tenendo fede ad un impegno preso nel luglio 2009. In quell’occasione specifici emendamenti riguardanti modifiche al Codice della Strada, da noi suggeriti e presentati dagli on. Motta e Bratti, furono ritirati e trasformati in ordine del giorno per impegnare il governo ad affrontare l'argomento in occasione di una riforma più organica».
Nello specifico, Fiab ha chiesto un pacchetto organico di modifiche ed integrazioni del Codice della Strada mirate alle effettive esigenze di ciclisti e pedoni, il riconoscimento della bicicletta da parte dell’INAIL per la tutela assicurativa dell’infortunio in itinere, come mezzo di trasporto equiparato a trasporto pubblico e spostamento a piedi, l’obbligatorietà della raccolta dati sulla mobilità da parte delle Amministrazioni locali, l’adozione di un Piano nazionale della mobilità ciclistica e l’istituzione di un Servizio nazionale della mobilità ciclistica e analoghi interventi per la mobilità pedonale. Inoltre, necessari l’individuazione delle modalità di finanziamento della mobilità ciclistica (L. 366/98), l'inserimento delle opere per la mobilità ciclistica e pedonale tra gli oneri di urbanizzazione secondaria, l'individuazione dei proventi per effettuare campagne di sensibilizzazione e promozione della mobilità sostenibile, la realizzazione di attività di monitoraggio, verifica ed attuazione dei principi contenuti nell’art. 191 del codice della strada, evidenziando la precedenza dei pedoni, la messa a disposizione, a tutte le amministrazioni locali, di strumenti per la conoscenza dell’incidentalità sia debole che a quattro ruote, per aggiornare le politiche della sicurezza e l’obbligatorietà della redazione di Piani della Sicurezza Stradale per le Amministrazioni locali e l’istituzione di un’authority per la verifica degli stessi.