Rinnovabili, dagli Stati generali delle associazioni le proposte per cambiare i decreti
Emanare subito i provvedimenti su rinnovabili termiche ed efficienza, eliminare il meccanismo dei registri e delle aste. Per il fotovoltaico, si chiede di tornare al plafond di 7 miliardi di euro, come previsto dal Quarto conto energia. Domani a Verona il confronto con il ministro Clini
08 May, 2012
Dopo alcuni incontri, una manifestazione nazionale abbastanza partecipata e diversi appelli al governo, le associazioni di categoria delle rinnovabili e quelle ambientaliste hanno presentato oggi, durante gli Stati generali, una serie di proposte congiunte, accompagnate anche da due emendamenti, per la modifica del Quinto conto energia e del decreto ministeriale sulle rinnovabili elettriche. Proposte rivolte direttamente alla Conferenza Stato-Regioni, che domani dovrà esprimersi proprio sui provvedimenti riguardanti fotovoltaico e rinnovabili elettriche.
Altri mancano all'appello, e proprio su questi si concentra il primo punto del documento: “La prima richiesta che gli Stati generali rivolgono con forza al Governo è che vengano emanati rapidamente, previa consultazione con le parti interessate, sia il decreto sulle rinnovabili termiche atteso dal settembre scorso sia la definizione degli obiettivi dei certificati bianchi al 2020, che quelli relativi alla definizione delle norme per l’immissione in rete e la promozione del biometano (in assenza dei quali si stanno bloccando, di fatto, le opportunità di sviluppo per questo settore, che presenta significative potenzialità per le rinnovabili elettriche, termiche ed anche per i trasporti)”.
Per quanto riguarda il decreto sulle rinnovabili elettriche, il punto dolente, spiegano le associazioni, “non sono tanto i tagli degli incentivi, comunque in alcuni casi particolarmente penalizzanti, quanto l’aumento del peso della burocrazia che i Decreti introdurrebbero, quando al contrario andrebbe alleggerita come avviene in molti altri paesi”. In particolare, “è unanime la richiesta di abbandono del sistema dei registri e dei limiti annui allo sviluppo delle diverse tecnologie, da sostituire con un meccanismo di riduzione della tariffa che si autoregoli in funzione del volume di installazioni”. Il superamento del sistema dei registri e delle aste, spiega Mario Gamberale, ad di AzzeroCo2, “si potrebbe ottenere tranquillamente anche con un meccanismo di regolamento automatico della potenza in funzione dei volumi”.
Per quanto riguarda il capitolo del fotovoltaico, le associazioni propongono di aumentare il plafond di spesa previsto: “Si dovrebbe tornare al limite di 7 miliardi, già indicato nel Quarto conto energia, che consentirebbe a questa tecnologia nel medio termine di riuscire a camminare sulle proprie gambe garantendo l’installazione di migliaia di MW senza incentivi. Per accompagnare il passaggio al nuovo regime si chiede inoltre un periodo transitorio di tre mesi dalla data di raggiungimento del limite di spesa previsto. Proprio per costruire un percorso del fotovoltaico verso la grid parity che sia ad impatto zero in bolletta, si deve dare la possibilità di usufruire dello scambio sul posto anche agli impianti sopra i 200 kW come percorso alternativo agli incentivi”.
Dovrebbero esserci premi per gli interventi più costosi, “come gli impianti a concentrazione e lo smaltimento dell’amianto. Allo stesso modo si dovrebbe prevedere un premio per impianti realizzati con almeno l’80% di materiali realizzati in Europa e comunque vanno individuate opportune forme di incentivazione a sostegno e sviluppo dell’industria nazionale. Inoltre occorre, come nell’attuale conto energia, classificare gli impianti su fabbricati rurali come edifici visto che saranno tutti accatastati e soggetti ad IMU”.
Sul versante delle altre tecnologie rinnovabili per la produzione elettrica, dagli Stati generali arriva la richiesta “dell’innalzamento della potenza per l’accesso ai registri a 250 kW e l’incremento del contingente annuo per le varie fonti (separando le biomasse dal biogas e scorporando i rifiuti dal decreto) che risulta largamente inferiore ai ritmi di crescita realizzati in questi anni. Inoltre i premi previsti per biomasse e biogas con particolare riferimento agli impianti di potenza inferiore ad 1 MW vanno semplificati al fine di renderli accessibili, fermo restando il raggiungimento gli obiettivi ambientali e di efficienza”. Inoltre, “vanno elevate le soglie per l’accesso alle aste ad almeno 10 MW (e 50 MW per l’eolico) e va aumentato il tempo consentito di costruzione per impianti più complessi (“da 12 a 24 o 36 mesi dalla concessione delle autorizzazioni”, sottolinea Gamberale). Va rivisto il meccanismo di transizione dai certificati verdi alla tariffa e il posticipo del pagamento dei certificati verdi da parte del GSE”.
Per domani, 9 maggio, è prevista una seconda sessione degli Stati generali con il ministro Clini al SolarExpo di Verona. La risposta che daranno le Regioni per adesso è ancora un'incognita. "Siamo convinti che le mobilitazioni di queste settimane da parte di tanti cittadini, associazioni e aziende per cambiare i Decreti, come la chiara volontà espressa dalle Regioni di modificarlo, porteranno a una soluzione che sarà nell'interesse di tutti e che sosterrà la diffusione delle energie pulite per gli enormi vantaggi che sta generando sia in termini di riduzione dei consumi e delle importazioni di combustibili fossili, che dell’inquinamento, ma anche, e sempre di più, per la riduzione dei costi dell’energia e la creazione di nuovi posti di lavoro", auspica il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini. Certissimi i danni che i decreti potrebbero causare al settore se invece diventassero legge così come sono adesso: “Porterebbero a ridurre gli incentivi da 12,4 a 11,2 miliardi di euro, con un taglio del 10%, ma con modalità di applicazione devastanti. Infatti, a fronte di un limitato impatto sulle tariffe, come osserva anche l’Autorità dell’Energia, si frenerebbe la crescita delle rinnovabili (secondo l’ultimo rapporto di Deutsche Bank, non si raggiungerebbero gli obiettivi al 2020) e si metterebbe in ginocchio uno dei pochi settori che si erano sviluppati in questo periodo di crisi”.