Bici versus auto: i ciclisti stracciano i mezzi a motore su un percorso urbano
La gara, organizzata da #salvaiciclisti, Legambiente e Fiab, si è tenuta ieri a Roma. Su un percorso di 7 chilometri, le bici sono arrivate per prime con un vantaggio tra i 15 e i 16 minuti. Fiorillo (Legambiente): "Nel traffico, il limite di velocità non incide sui tempi di percorrenza delle auto. Subito Zone 30"
11 May, 2012
Il traffico sovverte ogni logica, e nella gara tra tre bici e tre auto, a metà pomeriggio, prima dell'ora di punta, vincono le bici. È finita così la sfida organizzata a Roma da #salvaiciclisti, Legambiente e Fiab in occasione dell’uscita del libro No Bici di Alberto Fiorillo (Ediciclo Editore), con tre auto che si spostano nel traffico a velocità diverse (30, 40 e 50 km orari), e tre bici che possono usufruire di aree ciclopedonali e non soffrono di alcun imbottigliamento. Un percorso circolare di circa sette chilometri nel centro storico, dal Palazzo delle Esposizioni a Piazza del Popolo e ritorno.
Il punto è questo: un'auto che si sposta in città rispettando il vincolo dei 50 all’ora piuttosto che un limite più basso a 40 km orari o addirittura a 30, non guadagna tempo. Tutto il vrumm vrumm, le brusche accelerate appena c’è un tratto di strada libero, la guida aggressiva non fanno diminuire in maniera significativa i tempi di percorrenza su un ordinario itinerario urbano.
Basta dare un'occhiata ai tempi di arrivo. Per prime arrivano le bici, giunte a destinazione rispettivamente in 11 minuti e 30 secondi, in 11 minuti e 50 secondi e in 12 minuti e 30 secondi, con un vantaggio che oscilla tra i 15 e i 16 minuti sui mezzi a motore: chi ha pedalato ha impiegato meno della metà del tempo di chi si è messo al volante. L’auto teoricamente più veloce (quella che rispettava l’attuale limite a 50 orari imposto dal Codice della Strada per i centri urbani), infatti, ha impiegato 26 minuti e 30 secondi. Quella che viaggiava simulando un limite di 40 all’ora è arrivata in 26 minuti 50 secondi. Mentre la più lenta (limite a 30 all’ora) ha accumulato un ritardo dalla prima di appena 50 secondi. Tempi del solo percorso, senza contare le decine di minuti che avrebbero impiegato a cercare parcheggio.
“Cinquanta secondi in più che, oggettivamente, non cambiano la vita di nessuno, ma di vite possono salvarne tante. Ogni anno, infatti, nei centri urbani muoiono travolti dalle automobili oltre 250 ciclisti e circa 700 pedoni ed è evidente che, qualunque sia la dinamica di un incidente stradale, è la velocità a determinare la gravità degli esiti. Statisticamente muore il 70% dei pedoni e dei ciclisti investiti a 50 km orari, mentre la pericolosità in caso di incidente a 30 km è più che dimezzata. Se quindi in città ci si spostasse a 30 km orari, le morti a causa di incidenti sarebbero la metà”, spiega Fiorillo, responsabile Aree urbane di Legambiente e membro di Fiab. La domanda sorge spontanea: Ha senso mantenere limiti di velocità a 50 km orari che non offrono grandi benefici in termini di medie di percorrenza e che fanno sì che le auto possano mantenere un andatura capace di provocare centinaia di morti ogni anno?
Peraltro, continua l'autore di No Bici, “nei Paesi dove le Zone 30 sono più diffuse, svariati studi dimostrano che la velocità ridotta e uno stile di guida misurato – senza grandi sacrifici in termini di tempo per i conducenti – oltre a ridurre le emissioni di gas di scarico e il rumore, produce una diminuzione del traffico, del numero e della gravità degli incidenti e fa aumentare l’uso di mezzi “lenti”, come la bicicletta, perché gli utenti della strada non motorizzati si sentono più sicuri, di veicoli a motore”. Le auto che hanno partecipato alla sfida erano state fornite da Roma Car Sharing: “Perché questo – ha precisato Fiorillo – è il modello che ci piace: bici di proprietà integrata con auto in multiproprietà”.
Con la manifestazione di #salvaiciclisti del 28 aprile scorso, per la bici è partita un'ondata di attenzione e interesse che non accenna a diminuire: “Vediamo un cambio di passo. Penso all'approvazione del Piano quadro per la Ciclabilità in Assemblea capitolina, ma anche ai tanti eventi delle prossime settimane, da Bimbinbici al festival che organizzeremo sull'Appia Antica, fino al primo appuntamento degli Stati generali della bici a Reggio Emilia il prossimo 16 giugno”, spiega Marco Gemignani di Fiab.
Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, insiste su quanto c'è ancora da fare: “Le nostre città hanno sempre più bisogno di aree pedonalizzate e ciclopedonalizzate. Penso che le istituzioni ci debbano seguire di più: nel bilancio del Comune di Roma, per esempio, dovrebbero esserci delle risorse stanziate per la ciclabilità, mentre per adesso ci sono solo 2,1 milioni di euro per un progetto di bike sharing elettrico”.