Macao, Milano e i grattacieli vuoti. Parola a Luca Beltrami Gadola
Dopo lo sgombero della torre Galfa occupata dai lavoratori dell'arte di Macao, si riaccende il dibattito sui grandi spazi vuoti inutilizzati nel cuore di Milano. Mentre si continua a costruire, gli spazi sfitti e inutilizzati sono sempre più. L'intervista a Luca Beltrami Gadola, ex costruttore e editorialista de La Repubblica
15 May, 2012
A Milano è stato sgomberato Macao, lo spazio occupato all'interno della Torre Galfa dai lavoratori dell'arte.
Si tratta di un grattacielo in zona Melchiorre Gioia. Un palazzo di 109 metri per 31 piani, tra i più alti a Milano. L'edificio fu prima della Banca Popolare di Milano, poi, nel 2006, lo comperò il gruppo Fondiaria Sai di Salvatore Ligresti. Ma la torre Galfa è vuota ormai da 15 anni e, dal momento dell'acquisto, la nuova proprietà non ne ha mai trovato un utilizzo.
L'azione dei lavoratori dell'arte richiama quindi l'attenzione sui grandi edifici inutilizzati di Milano, di cui quello occupato da Macao è solo il caso più clamoroso. Tutto questo, mentre attorno si continua a costruire. Lo fanno i privati, lo fa anche il pubblico. Lì, a pochi passi, sorge il Pirellone Bis. La nuova sede della Regione Lombardia è stata inaugurata poco più di due anni fa, quando la torre Galfa era già sfitta da un pezzo, ed è costata più di 500 milioni di euro.
Vogliamo avviare una serie di riflessioni su queste apparenti storture del sistema immobiliare milanese. Il primo contributo è di Luca Beltrami Gadola, ex costruttore e docente di Architettura, oltre che editorialista del quotidiano La Repubblica.
Beltrami Gadola, quante "torri Galfa" ci sono a Milano?
Nella nostra città c'è una grande quantità di edifici vuoti, soprattutto ad uso terziario. Ci si domanda quale sia la logica degli operatori immobiliarli nel tenerli vuoti.
Noi questo lo chiediamo a lei che conosce il settore dall'interno.
E' difficile dire quali logiche stiano dietro a tutto ciò. Quel che è certo è che tutta l'attività immobiliare è fortemente finanziarizzata e quindi queste costruzioni non sono trattate come dei semplici edifici residenziali o destinati ad ospitare uffici, ma come investimenti fatti da parte di società che li portano nel loro bilancio. Non è facile capire per quale motivo le società poi tengano sfitti questi immobili. Se un immobile resta sfitto per lungo tempo dovrebbe essere un dramma per la società perchè si svaluta, non essendo un cespite che dà reddito.
Ma tutto questo ragionamento viene meno quando si ha a che fare con le alchimie opache e manipolate dei bilanci italiani.
La torre Galfa è figlia della speculazione, dunque?
Più che quello, ripeto, è figlia della finanziarizzazione dell'attività immobiliare. Non si risponde più alle logiche classiche: ho un immobile, lo metto sul mercato e cerco di riempirlo. No, gli immobili sempre più spesso escono dal mercato ed entrano nelle logiche perverse della manipolazione dei bilanci. Ora parliamo della torre Galfa per l'occupazione dei lavoratori dell'arte, ma rimanendo anche solo alla "galassia ligrestiana" ce ne sono ben altri di casi affini.
Intanto però si continua a costruire. Sempre per i motivi di cui ci ha appena riferito?
Questo è un mistero. Non si capisce perchè, con tutti questi immobili vuoti ad uso terziario, si continui a costuire. Una ragione potrebbe essere che questi edifici non sono più adatti al mercato, non sono più commerciabili. Ora vengono richiesti immobili con standard e caratteristiche impiantistiche e di agibilità diverse. Di fatto questi sono immobili inutilizzabili.
E' così per la torre Galfa?
Guardi, qualsiasi operatore del settore edile le direbbe che se un palazzo necessita di una ristrutturazione pesante, articolata conviene demolirlo e ricostruirlo. Non è una regola tassativa, va esaminato caso per caso. Certo è però che queste ristrutturazioni sono molto, molto costose. A meno che un immobile non sia rimasto fermo perchè si attendeva un cambiamento di destinazione d'uso per ristrutturarlo completamente e trasformarlo, ad esempio, in residenziale. Ammesso che la tipologia sia adatta e si riesca a fare un progetto decente.
Lei solleva un problema enorme. Se non fanno più gola a nessuno, non è che finirà che tutti questi palazzi vuoti rimarranno tali? Sul groppone, per così dire, dei milanesi?
Il rischio è alto. Penso che in molte città, e non solo Milano che pur è un caso molto particolare, ci si debba porre il problema di capire se e in che modo queste cubature lasciate inutilizzate costituiscano un danno per la collettività.
Lo costituiscono?
Secondo me, indubbiamente, sì. Perchè si vanno a occupare degli spazi e si provoca, per giunta, la tendenza a costruire ancora, a occupare altro territorio. Uno spazio urbano non utilizzato, ma costruito, per la collettività è un danno.
E' davvero meglio demolire?
Sì, penso che la demolizione e la successiva ricostruzione sia la via più semplice. Anche perchè si riesce, riprogettando la cubatura ex novo, a fare grossi passi avanti dal punto di vista della funzionalità dell'edificio. Ristrutturare sull'esistente in maniera del tutto razionale è una pratica molto complessa.
C'è un problema ulteriore. Non solo i privati, che rispondono a logiche tutte loro, continuano a costruire. Lo fa anche il pubblico. In Lombardia con il cosiddetto Pirellone Bis abbiamo un esempio fin troppo evidente di tutto ciò.
Dietro al nuovo edificio della Regione c'è un discorso molto più complicato. E' un discorso di immagine, da parte di un'amministrazione che voleva a tutti i costi lasciare un'immagine di sè. E' un po' come la torre di Babele. Questi sono simboli. Secondo me la simbologia è quanto di più pericoloso ci sia, perchè porta a fare cose che non hanno altra logica se non quella di avere il simbolo più grande, più evidente. Infatti si fa la gara in altezza. Non mi faccia aggiungere cose. Potrebbero essere imbarazzanti, oscene.
Lo diciamo noi allora. Siamo alla fallocrazia del potere.
Ringrazio per averlo detto voi. Penso che qualsiasi psicologo o qualsiasi sociologo urbano la riterrebbe la definizione più corretta.