Ricorso Ilva su riapertura Aia. Legambiente: “Arroganza senza limiti. Troppi ricorsi al Tar Puglia”
Legambiente sottolinea “l'ennesimo ricorso alla giustizia amministrativa”. Pochi fatti e tanti ricorsi. Per Legambiente infatti sono attualmente pendenti, oltre al ricorso sulla riapertura dell’AIA, il ricorso avverso alcune prescrizioni del provvedimento della vecchia AIA, quello avverso l'ordinanza sindacale del Sindaco di Taranto e il ricorso sulla nuova tariffa per prelievo dell'acqua ad uso industriale
16 May, 2012
“E’ veramente senza limiti l’arroganza dell’Ilva”. Questo il commento di Legambiente alla notizia del ricorso al TAR dell’azienda contro la riapertura dell’AIA. Siamo di fronte all'ennesimo ricorso alla giustizia amministrativa da parte dell'Ilva Spa, posto che sono attualmente pendenti dinanzi al TAR Puglia, sede di Lecce, sia il ricorso avverso alcune prescrizioni della provvedimento di AIA, sia il ricorso avverso l'ordinanza sindacale del Sindaco di Taranto, successiva al deposito delle perizie chimico-fisica ed epidemiologica nel processo penale pendente dinanzi al Tribunale di Taranto, sia il ricorso avverso il provvedimento con cui é stata modificata la componente ambientale della tariffa per prelievo dell'acqua ad uso industriale.
La notizia, peraltro, conferma la sensazione, già nettamente percepibile nei mesi scorsi, che in Ilva abbia prevalso la fazione dei "falchi" sulle "colombe" e che si sia di fronte ad una strategia ormai conclamata di muro contro muro senza alcuna concessione al dialogo.
“L’Ilva dovrebbe mettersi d’accordo con se stessa – sottolinea la nota di Legambiente firmata congiuntamente da Francesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e presidente del circolo di Taranto - da una parte ricorre al TAR contro la “vecchia” AIA chiedendo la rimozione di alcune delle poche misure rigorose contenute in quella autorizzazione da noi già ritenuta del tutto insufficiente e inadeguata ad affrontare il carico inquinante che il siderurgico riversa sulla città di Taranto; dall’altro ricorre contro l’ipotesi di una nuova AIA di cui non si conoscono ancora né i contenuti (come è ovvio visto che il procedimento è stato aperto da pochissimi giorni), né le linee guida e gli eventuali cambiamenti rispetto alla vecchia autorizzazione. Il tutto mentre la città è letteralmente inondata da messaggi pubblicitari tesi a evidenziare l’impegno contro l’inquinamento di un’azienda che, da 3 anni, nei propri Rapporti sull’ambiente e la sicurezza propaganda i propri investimenti (sempre gli stessi nei 3 rapporti 2009, 2010 e 2011) per l’ambientalizzazione degli impianti tarantini”.
“L’Ilva, abituata a fare il bello e il cattivo tempo con governi che le hanno concesso di operare quasi indisturbata, - basterà solo ricordare il ruolo di “avvocato difensore” dell’azienda svolto dal precedente ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo nella partita sulla legge regionale antidiossina e sulla stessa AIA - appena si profila l’ipotesi di una istruttoria dell’AIA che tenga conto della insufficienza delle prescrizioni precedenti anche alla luce delle perizie presentate nei mesi scorsi nel corso dell’incidente probatorio svolto nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale, mostra ancora una volta la protervia di chi si vanta a parole dei propri interventi contro l’inquinamento, ma quasi nulla vuole fare di concreto per contenere il proprio carico inquinante”.
“Legambiente non ci sta - concludono Francesco Tarantini e Lunetta Franco - ci opporremo con tutte le nostre forze a questo disegno contrastando anche in giudizio questa deriva processuale, parteciperemo all’istruttoria dell’AIA (abbiamo già presentato al Ministero dell’Ambiente un documento con 26 richieste per noi irrinunciabili) e ci faremo promotori di ogni azione utile affinché tutti gli enti competenti adottino ogni provvedimento utile al definitivo varo di un sistema di prescrizioni finalmente idonea a preservare il bene vita ed il bene salute, nonché il diritto dei cittadini di Taranto ad un ambiente non inquinato.
Chiediamo pertanto al Comune di Taranto e al nuovo sindaco che sarà eletto la prossima domenica, alla Provincia di Taranto, alla Regione Puglia e allo stesso Ministro dell’Ambiente di non piegarsi a questo ricatto e di operare perché all’Ilva siano finalmente imposte quelle prescrizioni, da noi richieste da anni, che ne riducano drasticamente l’impatto ambientale”.